Terremoto, esercitazione della Protezione civile Ma la fiera resta area di raccolta in caso di sisma

«Catania è una delle città a più alto rischio sismico e la questione non si risolve facendo gli scongiuri». Così il sindaco di Catania Enzo Bianco ha presentato l’esercitazione della protezione civile che sabato e domenica vedrà impegnati i volontari che simuleranno le azioni da mettere in campo in caso di terremoto. Bisogna però sperare che un sisma non colpisca la città dal lunedì al sabato, nelle ore in cui una delle sue aree di raccolta è del tutto occupata dalle bancarelle. Piazza Carlo Alberto, che durante tutta la settimana ospita la fera o lune, continua a essere infatti uno dei punti di raccolta in caso di terremoto. Un paradosso che si trasmette di amministrazione in amministrazione. Insieme alla sede non antisismica della stessa Protezione civile, che dovrebbe coordinare le operazioni in caso di emergenza.

Tra le aree da utilizzare per radunare i cittadini «ci sono tutte quelle di parcheggio», conferma Maria Luisa Areddia, dirigente del servizio Protezione civile del Comune di Catania. Nel nuovo portale online comunale non figura ancora il piano di emergenza comunale, ma tra i luoghi selezionati dagli esperti – oggi come quasi tre anni fa – rimane la grande piazza nel cuore della città. «Speriamo di no – premette Areddia – ma nel caso in cui ci dovesse essere un terremoto, non si monterà il mercato», spiega. Prendendo in considerazione solo l’ipotesi di un sisma nelle ore in cui bancarelle, ambulanti e cittadini siano altrove. Ma non è questo l’unico caso strano di una città ad alto rischio terremoto. A non essere antisismica – oltre a scuole, edifici pubblici e ospedali – è proprio la sede della Protezione civile e il Centro operativo comunale (Coc). «Come quasi tutte le costruzioni di Catania edificate prima del 1981 non sono antisismiche», conferma la dirigente comunale. La quale precisa che «potrebbero esserci problemi in caso di terremoto elevato».

Ma la città intanto si esercita. Punto di raccordo dell’esercitazione  a livello regionale – sarà piazzale Sanzio, dove verranno fornite anche delle informazioni ai cittadini su come reagire in caso di emergenza. Secondo le simulazioni che prendono in esame un terremoto di magnitudo 6.8 – più forte di quello che nel 2012 ha colpito l’Emilia Romagna, ma meno potente di quello che nel 1693 rase al suolo Catania -, le zone più colpite sarebbero Picanello, gli edifici attorno al corso delle Province e il quartiere San Leone. Senza tenere in conto i buchi – letterali – che derivano dalla mancata conoscenza del territorio. Secondo una stima di Franco Politano, tra i fondatori del Centro speleologico etneo (Cse) ed esperto del sottosuolo urbano catanese, le cavità inesplorate in città sono numerose, in punti dove un tempo non arrivavano i confini dell’odierna città. 

Eppure qualcosa sembra muoversi. «Catania ha partecipato al bando della Protezione civile nazionale di fondi per la messa in sicurezza sia di strutture private che pubbliche», spiega Luigi Bosco, assessore ai Lavori pubblici e alla Protezione civile. Tra queste ultime, è stato chiesto il finanziamento per palazzo Gandolfo (su via Vittorio Emanuele), palazzo degli Elefanti e la ex caserma Malerba in piazza san Domenico. «In graduatoria incideva moltissimo la vulnerabilità sismica – continua Bosco – da informazioni ufficiose da parte della Regione, palazzo Gandolfo rientra in quelli immediatamente finanziabili, successivamente potremmo inserire gli altri due». Un ulteriore impegno viene dalla messa in bilancio per quest’anno della cifra di un milione di euro per la progettazione di modifiche antisismiche per quattro scuole di proprietà comunale. 

«Dopo 15 anni di assoluto disinteresse, si riavvia il percorso di tutela – conclude Luigi Bosco – Il terremoto non dà il preavviso ma, se non si parte, non si arriva mai». E, come ha precisato il primo cittadino Bianco, le azioni di preparazione sono essenziali: «Insegneremo ai cittadini come fare». E ad evitare piazza Carlo Alberto durante il mercato.


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