In quattro anni ha dichiarato al fisco appena 12mila euro, ma la realtà era ben diversa. La Guardia di finanza ha messo i sigilli su un patrimonio da 1,4 milioni di euro. Rosario Russo - condannato in via definitiva per associazione mafiosa - aveva ricevuto l'investitura dal boss Paolo Brunetto
Mafia: aziende, terreni e immobili sequestrati a Russo Considerato reggente del clan Brunetto di Fiumefreddo
E’ stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel 2011, arrestato nel novembre del 2014. Adesso per Rosario Russo, considerato dagli inquirenti l’erede di Paolo Brunetto alla guida dell’omonimo clan nella zona di Fiumefreddo, scatta anche il sequestro dei beni per un valore complessivo di 1,4 milioni di euro.
Sono stati i finanzieri del comando provinciale di Catania a eseguire il provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale. Russo, 63 anni, avrebbe accumulato un patrimonio spropositato rispetto a quanto dichiarato. In quattro anni, tra il 2004 e il 2008, al Fisco ha comunicato redditi per appena 12mila euro, quale dipendente di una società di costruzioni intestata a propri familiari.
La realtà però ha mostrato un quadro ben diverso, frutto delle sue attività illecite. I militari delle Fiamme gialle hanno così posto i sigilli a quattro immobili, tre terreni a Mascali, due aziende, di cui una – la Edil house – nel settore dell’edilizia e alcuni mezzi di lavoro. Tutti intestati a parenti.
Russo è considerato il numero uno del clan Brunetto, affiliato ai Santapaola-Ercolano di Catania, dopo la morte del boss Paolo Brunetto che lo aveva nominato reggente dal carcere. A novembre era stato arrestato insieme ad altre tre persone, tra cui Carmelo Oliveri, reggente del clan nel territorio di Giarre. Quest’ultimo è stato coinvolto anche nell’operazione Santabarbara, conclusa ieri con 14 arresti, che ha fatto luce sul sistema di estorsioni a cui erano sottoposte importanti aziende vinicole dell’Etna, in particolare tra Castiglione di Sicilia e Linguaglossa.