Vent'anni fa aspettavo con ansia il postino che mi avrebbe portato i loro dischi. Gente come Steve Wynn, Dan Stuart e Chris Cacavas ha scritto la storia della musica. Giorno 28 saranno alle Ciminiere a ricordare un amico, Checco Virlinzi, nel settimo concerto-tributo che porta il suo nome. Un appuntamento da non perdere
«Sabato prossimo, se fossi a Catania »
Un tributo è cosa che dovrebbe sempre stare in piedi su tre gambe:
la prima è il riconoscimento del valore della persona cui il tributo è dedicato, la seconda lamore, laffetto verso la persona stessa, la terza la qualità artistica di chi vi partecipa. Di questi tempi ciò non accade spesso, musicalmente parlando; infatti assistiamo più e più volte ad operazioni che sotto la patina di tributo nascondono fini meramente commerciali. Poi poi, vi sono le eccezioni.
Fulgido esempio di tali eccezioni è il concerto che si terrà allAnfiteatro le Ciminiere, sabato 28 luglio: lì, nel settimo tributo a Francesco Virlinzi, con lo pseudonimo di Danny and Dusty si esibirà un supergruppo che la musica la sa suonare, lama e lha amata dirigendo questo amore verso la ricerca della qualità e non in una scalata alle vette delle classifiche di vendita. Se delloperato di Francesco, a Catania e fuori, tutto o molto si sa, di Danny and Dusty molto meno.
Personalmente condivido appieno la scelta fatta da Nica Midulla, la madre di Francesco, di affidare loro il palco per questoccasione.
Il perché è presto detto: Steve Wynn, il musicista più conosciuto dellensemble, era molto amico di Francesco, e ha scritto pagine di valore nel libro musicale degli ultimi trentanni: chi ama la musica dovrebbe conoscere, almeno, i primi due album dei Dream Syndicate di cui era leader e anima, quei The days of wine and roses e The medicine show, targati 1982 e 1984, e il suo primo disco solista, quel Kerosene man del 1990, più volte ristampato in varie versioni (remastered, expanded etc). Visto sul palco, di Steve, oltre alla perizia tecnica, mi ha colpito molto la sua escursione emozionale, ovvero la capacità di eseguire al meglio vuoi la ballata lenta e da sotto le stelle, vuoi il lanciare la propria chitarra oltre il cosmo, con dovizia di velocità e decibel mai fuori luogo, sino a condurti in un viaggio la cui meta conosci solo al momento dellarrivo; non credo sia un caso se la sua chitarra è una delle poche che (forse quella che ) è riuscita talvolta ad avvicinare quelle dei Velvet Underground, pur tra le mille che vi hanno provato.
Ma dire solo di Steve sarebbe offesa per gli altri componenti. Ecco allora Dan Stuart e Chris Cacavas, voce e tastiere dei Green on Red, gruppo fondamentale, assieme ai Dream Syndicate, di quel movimento chiamato Paisley Underground. Una tastiera deccezione, e poi la voce e soprattutto il modo di cantare di Dan, da molti imitato senza mai riuscirvi. Una voce che sembra talvolta annoiata, ma dentro nasconde ben altro e soprattutto stimola gli spettatori ad estrarlo da se stessi. Chi aveva familiarità con quella corrente musicale, ricorda certo ancora lattesa del postino che ti recapitava quei dischi che qui (il qui Catania, il qui Trieste, il qui ) non trovavi e dovevi ordinare via posta nei negozi specializzati: e poi la puntina del giradischi consumava, dal tante volte che li riascoltavi, quei Gravity talks e Gas, food and lodging dei Green on Red, oltre a quelli ed altri dei Dream Syndicate citati prima. E, perdonatemi linciso egoico, molto piacere mi fa che, pur se non ci conoscevamo, io e Francesco fossimo comuni e devoti praticanti di tale rito musicale.
Sul palco vi saranno poi altri componenti, ma piuttosto di sommergervi con altri nomi, vi faccio sapere che il gruppo eseguirà il proprio recente lavoro, quel Cast Iron Soul che piace sin dal primo ascolto, è un disco che coinvolge per il calore che emana e le belle atmosfere che determina. Di certo poi non mancheranno altri brani che faranno la gioia degli appassionati e cattureranno chi non lo è, tra cui magari quella Knockin on heavens door di dylaniana memoria che chiudeva lunico altro album a firma Danny and Dusty, quel Lost weekend duna ventina danni fa, così intitolato perché registrato tutto in un solo fine settimana. Lost weekend è stato disco seminale e punto di riferimento per molti, pur tuttavia prediligo il recente album, per limmediatezza, il calore che determina dallinizio alla fine, la maggior omogeneità.
Io ho un solo rammarico, il non poter essere presente a questo concerto/tributo cui nulla manca (riconoscimento/qualità/amore), dove laspetto artistico sarà aumentato da quello emotivo (Steve è persona di grandi passioni e umanità, e il ricordo del tempo trascorso assieme a Francesco potrà molto), e credo che consiglio più sincero di questo non possa darvi su cosa fare sabato 28 luglio alle ore 21.