I numeri della nuova interrogazione disegnano un quadro economico grave: spese per quasi 6 milioni e incassi per 319mila euro, patrimonio netto in negativo, indebitamento per 8 milioni. E assunzioni non chiarite. Il presidente Milazzo ha già risposto con una lettera, ritenuta dai consiglieri «altezzosa»
Teatro Stabile, consiglieri chiedono trasparenza «Come si svolgono attività senza risorse e patrimonio?»
Dieci domande che affondano nella situazione economica del teatro Stabile di Catania. Che, stando ai numeri messi nero su bianco da alcuni consiglieri comunali in una lettera inviata al presidente Nino Milazzo, appare molto grave. Costi per oltre 5 milioni e 800mila euro a fronte di incassi del botteghino per 319mila euro; un bilancio in cui il patrimonio netto è negativo e pari a –1 milione 340mila 872 euro; un indebitamento di oltre 8 milioni di euro, di cui oltre 1 milione e 500mila euro nei confronti delle banche. E altro ancora.
E’ lungo l’elenco dei quesiti che i consiglieri comunali Niccolò Notarbartolo, Carmelo Nicotra, Agatino Tringale, Salvatore Giuffrida ed Enzo Parisi hanno posto a Milazzo in un’interrogazione che ha per oggetto: la necessità di trasparenza nella gestione del teatro Stabile. Non è la prima interrogazione. Già nelle settimane scorse ne era stata presentata una. Milazzo sarebbe dovuto intervenire alla commissione consiliare Bilancio per dare spiegazioni, ma ha preferito inviare una risposta scritta in cui, dopo aver fornito alcuni dati, precisava: «E’ una vicenda grave. Tale è, sicuramente, il comportamento dei due sindacalisti che, nell’inventarsi un improponibile provvedimento del consiglio di amministrazione, altro non fanno che accusare implicitamente la dirigenza del teatro di un vergognoso atteggiamento di insensibilità rispetto alla situazione di sofferenza economica dell’ente e, soprattutto, le imputano un madornale atto di illegalità. No, davvero, non ci sto».
Replica che non è piaciuta ai consiglieri che considerano la lettera una non risposta su diversi aspetti. «La preoccupazione per il futuro del teatro e dei dipendenti ci spinge a pregarla di riconsiderare la sua posizione e di iniziare a collaborare con il consiglio comunale per fornire allo stesso gli strumenti necessari a capire quale sia la migliore strategia per uscire dalla crisi in cui questo ente è precipitato. Non è questo il momento per comportamenti evasivi e per risposte altezzose, riteniamo piuttosto che sia necessario avviare un percorso di verità e trasparenza».
E tornano su punti molto concreti. Come quello, sollevato dai sindacalisti del Ugl, Snalv e Confsal, delle presunte nuove tre assunzioni, discutibili perché viziati da un possibile conflitto d’interessi. Assunzioni smentite da Milazzo che ha inviato un elenco di 35 nominativi di lavoratori a tempo indeterminato. «Nel bilancio del 2013 – scrive adesso Notarbartolo nella nuova interrogazione – che lei ha trasmesso con enorme ritardo pochi giorni orsono, si fa riferimento ad alcune decine di lavoratori precari: mi permetto sommessamente di farle notare che anche i lavoratori precari sono da equiparare ai lavoratori subordinati, quindi la preghiamo di fornirci anche un elenco contenente nominativi e funzioni di tutti i lavoratori con i quali sono stati stipulati contratti di lavoro a tempo determinato e i collaboratori con i quali sono stati stipulati contratti di lavoro parasubordinato o equiparabili, per potere tra l’altro verificare se sono presenti i soggetti indicati in commissione dai rappresentanti sindacali».
Secondo tema sono i rimborsi utilizzati dai dipendenti che hanno usato la propria auto per svolgere il servizio. «Ma il rimborso delle trasferte – precisa il consigliere del Pd – è cosa ben diversa del rimborso dell’acquisto di carburante. Se il teatro ha agito correttamente, non credo che lei avrà difficoltà a fornirci la documentazione contabile che giustifichi tali esborsi per poter verificare la correttezza delle procedure amministrative poste in essere».
E in merito alla reale situazione debitoria dell’ente, i consiglieri chiedono se è accettabile che «il teatro sopporta spese per oltre 5 milioni e 800mila euro e riesce a produrre incassi del botteghino per soli 319mila euro», con costi per operazioni estranee alla normale attività di gestione e derivanti da eventi imprevedibili, occasionali o accidentali pari a 747mila 254 euro e costi per servizi di oltre 2 milioni; che c’è «un indebitamento di oltre 8 milioni di euro», che «il patrimonio netto è negativo e pari a –1 milione 340mila 872 euro. Come si possono svolgere – chiedono i consiglieri – attività senza risorse e senza patrimonio e senza che i soci rifondino il fondo comune?». C’è infine la questione delle immobilizzazioni dei crediti «per 557mila 719 euro, di cui immateriali 533mila 247 euro senza ammortamenti nel conto economico».
«Siamo convinti – conclude Notarbartolo – che trasparenza e chiarezza siano i migliori rimedi per svelenire quel clima avvelenato che lei stesso denuncia. Ciò che, come consiglieri comunali e cittadini catanesi ci interessa, è capire quali siano le strade più adeguate per risollevare le sorti di un teatro che rappresenta un pezzo di storia della città ed il cui futuro oggi appare gravemente compromesso».