La finanza pubblica della Regione Siciliana torna sotto i riflettori. Con due notizie apparentemente in contrasto: l’approvazione della cosiddetta manovra correttiva quater, da un lato, e la sorprendente emersione di un significativo avanzo di amministrazione, dall’altro. Soldi ritrovati, insomma. Questo binomio solleva interrogativi cruciali sulla reale capacità di spesa dell’ente e sulla sostenibilità delle sue […]
La Regione Siciliana tra manovra quater e tesoretto ritrovato: bravi a risparmiare o incapaci a spendere?
La finanza pubblica della Regione Siciliana torna sotto i riflettori. Con due notizie apparentemente in contrasto: l’approvazione della cosiddetta manovra correttiva quater, da un lato, e la sorprendente emersione di un significativo avanzo di amministrazione, dall’altro. Soldi ritrovati, insomma. Questo binomio solleva interrogativi cruciali sulla reale capacità di spesa dell’ente e sulla sostenibilità delle sue politiche di bilancio.
La finanza pubblica della Regione Siciliana: la manovra quater necessaria
L’approvazione della legge regionale di variazione al bilancio 2024-2026, nota come manovra quater, non è stata un’operazione di routine. Piuttosto, un intervento chirurgico necessario a riallineare i conti, reperendo le risorse necessarie a spese inderogabili e impegni con lo Stato centrale. Alla luce di sentenze e nuovi oneri, emersi dopo la stesura della legge di stabilità. Ma non di rado, in Sicilia, queste correzioni nascono da previsioni di spesa spesso sottostimate, o per far fronte a maggiori spese di personale o specifiche coperture del Servizio sanitario regionale. Dal punto di vista tecnico-finanziario, l’adozione di una quater – la quarta variazione significativa in un anno – è un segnale duplice. Da un lato, dimostra la volontà politica di mantenere il rigore contabile. Dall’altro, però, può essere interpretato come il campanello d’allarme di una programmazione di bilancio non ottimale in fase iniziale. Costringendo l’amministrazione a continui aggiustamenti in corsa.
L’avanzo di amministrazione della Regione Siciliana: un tesoretto controverso

A fare da contraltare alla stringente manovra correttiva è stata la notizia dell’emersione di un importante avanzo di amministrazione nel bilancio regionale. Si tratta, in sostanza, della differenza positiva tra le entrate accertate (riscosse e non) e le spese impegnate (pagate e non), alla chiusura dell’esercizio finanziario. Questo tesoretto, spesso nell’ordine di svariate centinaia di milioni di euro, suscita reazioni contrastanti. L’esistenza di fondi non spesi permette, teoricamente, di affrontare future emergenze senza ricorrere all’indebitamento e può essere destinato a investimenti mirati, come l’edilizia scolastica o le infrastrutture. Ma l’opinione prevalente è, spesso, più scettica. Un avanzo ingente non è automaticamente sinonimo di virtù: può essere, anzi, il sintomo di una grave inefficacia nella capacità di spesa e di programmazione. Se le risorse accertate non vengono spese, significa che i settori strategici – dalle politiche sociali ai lavori pubblici – non hanno beneficiato dei finanziamenti previsti.
Finanza pubblica prudente o investimenti mancati?
In Sicilia, l’avanzo è storicamente legato a ritardi burocratici, perché la complessa macchina amministrativa regionale fatica a trasformare gli stanziamenti in appalti e, meno ancora, in opere concluse. Ma è spesso dovuto anche alla mancata attuazione dei fondi europei, perché una parte significativa dell’avanzo può derivare da fondi comunitari o statali vincolati, che non sono stati impegnati nei tempi previsti dai programmi, come il Fondo sviluppo e coesione-Fsc. È necessario, però, mettere in conto che un’eccessiva cautela e sottostima possono essere la causa principale. Generando un cuscinetto contabile con la tendenza a iscrivere le spese al massimo e le entrate al minimo.
Il banco di prova del governo dei prossimi mesi
È così che la combinazione tra una manovra correttiva e un avanzo crea una sorta di velo di Maya sulla reale salute finanziaria della Sicilia. Se, da un lato, la Regione dimostra rigore formale, dall’altro, mina la credibilità della sua politica di sviluppo. In un contesto economico regionale che necessita di urgenti stimoli – specie sul fronte degli investimenti infrastrutturali e della digitalizzazione – la sfida, per il governo regionale, non è solo dimostrare di saper fare cassa, ma soprattutto di saper spendere bene e velocemente. A maggior ragione le risorse vincolate e i fondi extra-regionali, fondamentali per colmare il divario economico con il resto del Paese. La destinazione del tesoretto dovrà essere strategicamente orientata a sbloccare gli investimenti e a sanare i settori più in crisi, evitando la dispersione in spesa corrente non strutturale. Solo così l’avanzo potrà trasformarsi da sintomo d’inefficienza in autentica leva per il rilancio dell’economia siciliana.