Una rete solidale, da Augusta a Gaza, per riparare la barca Alma e permetterle di riunirsi alla Global Sumud Flotilla. È quella che si è attivata nella notte tra venerdì e sabato, quando circa 15 siciliani – tra direzione dei lavori e operai – hanno rinunciato al loro fine settimana di riposo, lavorando per dieci […]
Foto di Global Sumud Flotilla
Global Sumud Flotilla: chi sono i siciliani che hanno fatto rete per riparare la barca Alma
Una rete solidale, da Augusta a Gaza, per riparare la barca Alma e permetterle di riunirsi alla Global Sumud Flotilla. È quella che si è attivata nella notte tra venerdì e sabato, quando circa 15 siciliani – tra direzione dei lavori e operai – hanno rinunciato al loro fine settimana di riposo, lavorando per dieci ore consecutive, per riparare i guasti alla barca d’appoggio della missione umanitaria. Non una nave qualunque, ma quella con a bordo l’ambientalista Greta Thunberg e Nkosi Zwelivelile Mandela, nipote dell’ex presidente sudafricano. «Il mare è il nostro mondo. Siamo orgogliosi di aver fatto parte, anche in piccolo, di questo viaggio», racconta a MeridioNews Giacomo Ferrara. Catanese e socio, insieme a Toti La Rosa, di World Yacht Service, il cantiere navale che ha operato la riparazione.
La chiamata serale dalla nave Alma
È venerdì sera. Il cantiere navale nel porto commerciale di Augusta, così come i colleghi dell’intera zona, sono chiusi. E tutte le squadre a riposo. Quella mattina, dal Siracusano, sono partite decine di barche: quasi tutte le 18 italiane e altre arrivate da Spagna e Tunisia, per riunirsi alle oltre 50 imbarcazioni, da 44 paesi, che formano la Global Sumud Flotilla intenzionata a portare aiuti umanitari a Gaza. La Alma, però, ha dei problemi. E resta in porto. Con il rischio di fare tardi e non riuscire a raggiungere gli altri. Il giro di telefonate si fa frenetico: alla ricerca di qualcuno che, nonostante l’ora e il giorno, possa rimetterla in mare. «Quando siamo arrivati, di sera, si è subito capito che non sarebbe stato un lavoro semplice né veloce – spiega Ferrara – La barca aveva diversi ingressi d’acqua, tra cui uno dal timone. Non avrebbe potuto affrontare una traversata così». Ma non si poteva neanche ripararla lì.
La ricerca di un cantiere per fare presto
«Il primo punto critico è stato proprio capire dove fare l’intervento e, soprattutto, in fretta». La notte e la mattina del sabato trascorrono alla ricerca di una soluzione pratica: un cantiere navale, il più vicino possibile, per lavorare sulla barca. E gli operai disponibili, in un numero superiore agli addetti di una normale azienda della zona. «Intorno alle 11, non avendo trovato nessun posto, ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto “Ok, lo facciamo” – racconta Ferrara – Così la barca è stata trasferita da noi ad Augusta». Arrivando al cantiere della World Yacht Service intorno a mezzogiorno. La squadra, intanto, era stata formata: «Non solo con risorse interne, perché non sarebbero bastate. Si è attivata una rete augustana di diverse maestranze che hanno collaborato alla causa e senza la quale non saremmo riusciti».
La riparazione e la partenza verso la Global Sumud Flotilla

«Ai rischi di tutta l’operazione abbiamo pensato solo dopo dieci ore». Cioè il tempo che è servito per riparare la barca Alma della Global Sumud Flotilla e permetterle di salpare, intorno alle 23 di sabato. Un risultato sperato, ma non sicuro. «Eravamo tutti tesi – continua il racconto – Loro avevano fretta di raggiungere gli altri e noi ci eravamo presi l’impegno di riuscirci». Una situazione diversa da quelle affrontate di solito nel cantiere augustano, che si occupa per lo più di yacht e imbarcazioni di lusso. «È stato come per i medici – sorride Ferrara – I pazienti sono tutti uguali». Così come uguali si è per mare: un mondo in cui la solidarietà è un valore fondamentale. «Il mare è il nostro mondo e il nostro lavoro – conclude Ferrara – Quando sentiamo di 50 imbarcazioni, e diverse partite dal Siracusano, che navigano affrontando un viaggio del genere, per noi è un dovere e un orgoglio dare una mano».