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Caso candelora, interrogati i giornalisti di Meridio Gli investigatori chiedono di rivelare le fonti
Rivelare le fonti. È stata questa la prima richiesta rivolta, ieri mattina, dalla
polizia giudiziaria di Catania ai giornalisti di MeridioNews, Dario De Luca e Luisa Santangelo, indagati per diffamazione aggravata dalla procura etnea. A far partire il procedimento la querela del cereo votivo degli ortofrutticoli. La nostra testata è così indagata per aver raccontato della sosta sospetta della candelora — nel corso delle celebrazioni per la festa di Sant’Agata — in via Torre del vescovo, nelle immediate vicinanze della casa del presunto boss del clan Cappello Massimiliano Salvo, all’epoca detenuto agli arresti domiciliari.
La denuncia era stata notificata
giovedì 19 marzo a De Luca e Santangelo, autore e autrice della notizia, poi ripresa dalla stampa nazionale. Nel corso della prima convocazione alla polizia giudiziaria era emersa l’esistenza di un fascicolo aperto contro ignoti e con i nostri giornalisti come unici due indagati. Ieri, nel corso dell’interrogatorio, è emerso che la querela da parte del cereo degli ortofrutticoli era indirizzata alla nostra testata.
Il testo non è tutt’ora noto. Nonostante la richiesta formulata dai legali dei due giornalisti –
Goffredo D’Antona, Laura Biondo e Sara Catalano – la denuncia formulata dai rappresentanti del cereo degli ortofrutticoli, difesi dall’avvocato Pietro Lipera, non è stata letta nel corso dell’interrogatorio. Allo stato attuale, quindi, MeridioNews non conosce le motivazioni per le quali è stata presentata. Al di là di quelle sostenute dal responsabile della candelora, Mario Maniscalco, intervistato dal quotidiano La Sicilia all’indomani della notizia dell’annacata in via Torre del vescovo: «Stiamo ricorrendo alle vie legali non solo per difendere il nostro nome, ma anche il nome di Catania», aveva detto.
Da quando la notizia della querela per diffamazione aggravata è stata diffusa, le manifestazioni di sostegno a
MeridioNews, Dario De Luca e Luisa Santangelo si sono moltiplicate. E sono confluite in un appello lanciato dall’Arci Sicilia. Le firme arrivate sono già più di cinquecento e molte altre continuano ad arrivare in queste ore, tramite l’apposito modulo online. Nella prima riga della petizione, in difesa soprattutto della libertà di stampa, la società civile scrive: «Se al racconto di un fatto scomodo corrisponde una denuncia, per Catania si prospettano tempi ancora più bui».