È salpata dal porticciolo di San Giovanni Li Cuti a Catania la nave Madleen della Freedom Flotilla per la nuova missione diretta a Gaza. Dopo tre giorni di attività e raccolta di beni in solidarietà al popolo palestinese nel piccolo porto del capoluogo etneo, l’equipaggio è salpato per «rompere l’assedio e l’embargo illegale imposto da […]
Partita da Catania la nave di Freedom Flotilla diretta a Gaza: «La solidarietà può battere l’oppressione»
È salpata dal porticciolo di San Giovanni Li Cuti a Catania la nave Madleen della Freedom Flotilla per la nuova missione diretta a Gaza. Dopo tre giorni di attività e raccolta di beni in solidarietà al popolo palestinese nel piccolo porto del capoluogo etneo, l’equipaggio è salpato per «rompere l’assedio e l’embargo illegale imposto da Israele», spiegano gli attivisti che portano aiuti umanitari con cui è stata caricata la nave. «L’unico modo per garantire la riuscita della missione e la nostra sicurezza – sottolineano da Freedom Flotilla – è la condivisione di questa iniziativa e la mobilitazione di più persone possibili. A bordo della nave umanitaria ci sono dodici attivisti e attiviste per i diritti umani, tra cui l’ambientalista svedese Greta Thunberg, l’avvocata Huwaida Arraf, l’europarlamentare Rima Hammad e l’attore irlandese Liam Cunningham (il Ser Davos Seaworth della serie Il trono di spade).

Adesso li attendono sette giorni di navigazione nel Mediterraneo a bordo della piccola imbarcazione a motore. L’eventualità più temuta, però, è quella di essere fermati dall’esercito israeliano. Molti degli attivisti di questa missione erano a bordo dell’imbarcazione diretta a Gaza che, l’1 maggio è stata raggiunta da un drone israeliano mentre si trovava al largo di Malta. Una nave danneggiata gravemente con proiettili che avevano incendiato la prua. «Molti pensano che siamo eroi, ma non lo siamo. Per vivere oggi a Gaza serve essere eroi – afferma Thiago Avila, un attivista brasiliano che è tra gli organizzatori della Freedom Flotilla – Vogliamo dimostrare che la solidarietà è un’arma che può battere l’oppressione».