Dal 1996 gli uffici comunali delle Politiche giovanili sono ospitati nell'edificio di proprietà della famiglia Tregua. A dicembre l'amministrazione ha rinnovato il contratto per sei anni a 480mila euro. Ma solo una parte dei 300 metri quadri viene usata e appare in buone condizioni. Stamattina il consigliere Notarbartolo ha effettuato una visita con alcune associazioni. Guarda il video
Via Manzoni, sopralluogo nell’immobile affittato dal Comune Ampie parti danneggiate dalla muffa e inadatte per uffici
Un sopralluogo con rappresentanti delle associazioni, giornalisti e consiglieri di circoscrizioni, per mostrare le condizioni dell’immobile di via Manzoni. Affittato dal Comune per altri sei anni, a un canone di 480mila euro, cioè più del doppio rispetto ai prezzi medi suggeriti dall’Agenzia del territorio (secondo quanto indicato dalla banca dati delle quotazioni immobiliari), nonostante larghe parti dell’edificio versino in condizioni fatiscenti. È quanto ha organizzato stamattina il consigliere del Partito democratico,
Niccolò Notarbartolo, che tre giorni fa aveva denunciato il caso. Alla sua segnalazione ha fatto seguito la risposta dell’assessore al Patrimonio Giuseppe Girlando e quella dei proprietari dell’immobile: la società Imeservice, la cui amministratrice delegata è Raffaella Tregua, figlia di Carlo Alberto Tregua, numero uno del Quotidiano di Sicilia. Entrambi hanno difeso la scelta, accusando Notarbartolo di falsità. Girlando ha parlato di «riduzione del canone e un aumento gratuito della superficie di 60 metri quadri». Ma Notarbartolo, nonostante i malumori all’interno della sua stessa maggioranza, tira dritto e annuncia di voler depositare un esposto alla Corte dei Conti regionale.
L’immobile di via Manzoni ospita già uffici comunali dal 1996. In particolare trovano sede quelli delle
Politiche giovanili. A questi adesso si aggiungerebbe un locale che il Comune ha destinato al Centro nazionale di ricerca. Si tratta di una stanza a piano terra all’angolo tra via Manzoni e piazza Nicolella, quasi di fronte alla Questura. È questo il di più rivendicato dall’assessore Girlando. Il locale appare in discrete condizioni, anche se una parte del soffitto è danneggiato dall’umidità. In ogni caso verrà ristrutturato a spese dello stesso Cnr, grazie al progetto Smart cities, finanziato del ministero dell’Interno. «In pratica – sottolinea il consigliere Notarbartolo – con soldi pubblici verrà ristrutturato un immobile privato, come purtroppo succede spesso a Catania».
Secondo quanto riportato dal contratto di locazione,
l’immobile è grande 300 metri quadri e il Comune pagherà 80mila euro all’anno, comprensivi di Iva e spese condominiali. Attualmente a piano terra, la stanza da cui si accede è adibita a ufficio. Un separé la divide da un’altra area di passaggio che porta a un piano ammezzato. Per raggiungerlo bisogna salire da una scala angusta e ripida. La maggior parte dei partecipanti al sopralluogo preferisce non salirvi perché il passaggio è molto stretto. Il piano ammezzato è in condizioni pessime: le pareti scrostate dall’umidità, così come il soffitto, «alto meno di due metri e venti e quindi non adatto ad uffici», spiega Notarbartolo.
Situazione peggiore nel
seminterrato da 40 metri quadri, da cui si accede dal piano terra. Nel locale, sotto il livello della strada, ci sono larghe macchie di muffa ed è usato come deposito: sono accatastati in disordine scatoloni, faldoni, mobili vari, scheletri di computer. Nella replica inviata dalla società della famiglia Tregua si precisa che «a dicembre 2014, è stato predisposto, a cura del direttore dei lavori, un’ulteriore manutenzione del seminterrato da eseguirsi in questo mese». Le parti migliori dell’immobile, attualmente usate dai dipendenti dell’ufficio Politiche giovanili, sono quelle al primo piano: quattro stanzette, ristrutturate recentemente dal Comune.
La società Imerservice definisce Notarbartolo «sconosciuto consigliere e il braccio destro del sottosegretario Giuseppe Berretta» e addebita la sua denuncia alle
lotte interne al Partito democratico catanese. Cioè allo scontro tra lo stesso Berretta e il sindaco Enzo Bianco. «È una cultura che non mi appartiene – precisa il consigliere Pd – Credo che lo scontro in atto sia tra cultura e politica. Il rinnovamento che in molte parti d’italia è stato avviato, a Catania non è partito, e io invece ritengo sia necessario e non più rinviabile».