Con 18 consiglieri comunali su 50 il sindaco, regolamento alla mano, non può neanche far convocare il Consiglio comunale. Eppure Sala delle Lapidi si riunisce a approva delibere, spesso pessime (l'ultima, qualche giorno fa, sui debiti fuori bilancio). Così l'azzurro Angelo Figuccia prova stanare chi, formalmente, dice di opporsi all'attuale amministrazione. Con una mozione di sfiducia
A Palermo Orlando è in minoranza, ma governa lo stesso La finta opposizione del Pd e, soprattutto, di Forza Italia
I numeri, spesso, dicono di più di tante parole. Anche in politica. È il caso del Consiglio comunale di Palermo dove la maggioranza che sostiene il sindaco Leoluca Orlando – che due anni fa poteva contare sul oltre 33-34 consiglieri su 50 – si è praticamente dissolta. Oggi ad appoggiare l’amministrazione comunale sono appena 18 consiglieri. Numeri alla mano, chi governa in questo momento la città non può contare nemmeno su 20 consiglieri, che è il minimo richiesto dal regolamento per convocare le sedute del Consiglio comunale.
In pratica, se le opposizioni lo volessero – visto che i consiglieri comunali sono 32 su 50 – il Consiglio comunale potrebbe anche non riunirsi più e bloccare l’amministrazione della città. Così una figura ormai storica di Sala delle Lapidi, Angelo Figuccia, consigliere comunale da oltre vent’anni, dice a chiare lettere che è giunta l’ora di staccare la spina al sindaco Leoluca Orlando.
C’è un però che riguarda, in primo luogo, almeno una parte dell’opposizione di Sala delle Lapidi. Angelo Figuccia è entrato in Forza Italia all’inizio di quest’esperienza politica. Da vent’anni si accompagna a Berlusconi. Non ha mai cambiato partito. Non altrettanto si può dire dei suoi colleghi consiglieri comunali, se è vero che, in due anni, 17-18 inquilini di Sala delle Lapidi hanno cambiato casacca.
Malumori, certo. Però è anche vero che Orlando è senza maggioranza già da tempo. Era senza maggioranza alcuni mesi addietro, quando in Consiglio comunale è arrivata la Tasi più cara d’Italia. E sono stati proprio i consiglieri comunali di opposizione a far approvare la tassa.
La tecnica di questa finta opposizione all’amministrazione Orlando è semplice. A Sala delle Lapidi, quando arriva una delibera, non ci sono mai più di 30-32 consiglieri comunali. Da 18 a 20 consiglieri comunali di opposizione spariscono. E Orlando con i suoi 16-18 consiglieri comunali ottiene la maggioranza. Una farsa che si ripete da oltre un anno. Ma può sorgere qualche problema. Succede, ogni tanto, che tre o quattro consiglieri comunali ritrovano, improvvisamente, la dignità politica e istituzionale. È raro, ma succede. A questo punto intervengono i soliti consiglieri di Forza Italia che votano direttamente in favore delle delibere dell’amministrazione.
A Figuccia – e qui torniamo al veterano degli azzurri di Sala delle Lapidi – la cosa non va proprio giù. Lui, questo bisogna riconoscerlo, fa opposizione. Fa quello che non fa tutto il suo partito. Da qui la sua idea di stanare l’opposizione. Braccando i consiglieri di Forza Italia, ma anche quelli del Pd, altra formazione politica che a Palermo produce cacciatori di poltrone e prebende in quantitativo industriale.
Basti pensare, a proposito delle poltrone, alle parole pronunciate qualche sera fa in Consiglio comunale dallo stesso Orlando. Era in corso la seduta dedicata ai beni confiscati alla mafia. Il consigliere comunale Loris Sanlorenzo, ex orlandiano, ha attaccato il sindaco. Che lo ha interrotto dicendo che Sanlorenzo ha lasciato il Mov 139 – cioè il Movimento vicino all’attuale amministrazione comunale – perché voleva una poltrona che lui, il sindaco, non gli ha assicurato. «Lei voleva che io la facessi nominare al Cerisdi», ha detto Orlando, tra il finto lo stupore di tanti consiglieri comunali che sapevano già tutto. Insomma, Sanlorenzo, che ormai è passato nel Pd, avrebbe voluto che Orlando – sempre a detta del sindaco – chiedesse al governatore dell’isola Rosario Crocetta un posto al Cerisdi, una sorta di carrozzone di alta formazione targato Regione siciliana che ha sede al Castello Utveggio di Palermo, costruzione che domina dall’alto la città (da qui l’alta formazione…). Orlando, che con Crocetta polemizza un giorno sì e l’altro pure, ha detto no. E Sanlorenzo se n’è andato nel Pd. Questa, almeno, la versione del sindaco spiattellata in un Consiglio comunale da stracci volanti.
Come si può notare, il paesaggio politico di Sala delle Lapidi è ormai da basso impero o giù di lì. Ci manca solo qualche cavallo eletto consigliere e siamo al completo. In questo marasma trasformista Figuccia prova a dare dignità politica al suo partito: «Finora – dice – qualche mio collega consigliere ha cercato, riuscendoci, di fare da stampella al sindaco, permettendo l’apertura dei lavori del Consiglio e l’approvazione degli atti proposti dalla giunta. Ma, la città è allo stremo, le tasse sono state portate alle stelle – le più alte d’Italia – strade e piazze sono sempre più sporche, e tra qualche settimana ripartirà il carrozzone ex Gesip, che lascia tutti scontenti, dipendenti e cittadini. E’ arrivato quindi il momento di cambiare radicalmente strada».
«Per questi motivi – aggiunge l’esponente azzurro – sto cercando di creare un gruppo di lavoro di consiglieri comunali che prepari la mozione di sfiducia al sindaco, affinché possa essere votata al più presto: sarà l’occasione giusta per dimostrare alla città chi vuol fare la stampella al sindaco e chi, invece, fa opposizione in maniera seria. Sarà il momento della verità per tutti, soprattutto, per chi a parole attacca il sindaco e nei fatti lo appoggia, sia pure più o meno velatamente».
«So bene che corro il rischio di restare solo in quest’iniziativa – conclude il romantico Figuccia – ma sono convinto che la città debba conoscere chiaramente chi sono i consiglieri che hanno supportato l’operato di Orlando. Se si ha a cuore il bene della città, l’unica soluzione è la sfiducia al Sindaco. Non c’è altra alternativa». Così parlò Angelo Figuccia, l’ultimo giapponese di Sala delle Lapidi.