Il ministero del Lavoro fa marcia indietro. Restano a bocca asciutta almeno 2500 operatori del settore. Per la Uil si tratta di «macelleria sociale. Si usa il Jobs Act retroattivamente, altro che tutele crescenti». E la Cgil invita l'assessore regionale al ramo a bloccare la revoca della mobilità
Formazione, Natale amaro No da Roma agli ammortizzatori
Si prospetta un Natale per i dipendenti della Formazione professionale. Almeno per quelli che contavano sulla possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali. Il Governo nazionale, infatti, dopo un’iniziale disponibilità, ha fatto marcia indietro.
Lo fa sapere la Uil: «Il ministero del Lavoro sembra avere un ripensamento sugli ammortizzatori sociali dei dipendenti della Formazione professionale siciliana e fornisce una nuova interpretazione che lascerebbe 2.500 lavoratori, già a Natale, senza soldi» dice Giuseppe Raimondi della segreteria della Uil Sicilia, che oggi a Palermo ha incontrato un gruppo di lavoratori in via Imperatore Federico.
Che aggiunge:
«Per negare la cassa integrazione si vogliono applicare le nuove regole del Jobs act retroattivamente. Altro che tutele crescenti. Siamo in piena macelleria sociale. Per questo, dopo avere già presentato ricorso al Comitato europeo per i diritti sociali (per l’esclusione dei dipendenti della Formazione dalla cassa integrazione, ndr) e indetto manifestazione e proteste, chiediamo subito l’apertura di un tavolo di confronto a livello regionale e nazionale».
Il prossimo 12 Dicembre, l’assessore regionale al Lavoro, Bruno Caruso, dovrebbe incontrare alcuni dirigenti dello staff del ministro Poletti. I sindacati nutrono una certa fiducia nei confronti di questo esponente della Giunta Crocetta, perché è un giuslavorista.
«Ma dovrebbe essere il Presidente della Regione siciliana a farsi carico di questa problema, – sottolinea il sindacalista della Uil – perché il rischio dell’esplosione di una nuova bomba sociale è sempre più concreto. Dovrebbe essere lui, in quanto rappresentante politico della nostra regione, a pretendere una soluzione da Roma».
C’è da aggiungere che a questi 2500 dipendenti, se ne aggiungeranno almeno altri 1500, se non di più. Sono i lavoratori dell’ex Cefop e di altri enti che sono stati espulsi dal settore e che al momento sono in disoccupazione, ma che presto busseranno alle porte della mobilità in deroga.
Su queste emergenza si sofferma anche la Cgil che ha chiesto all’assessore Caruso, di sospendere i provvedimenti di revoca della mobilità in deroga avviati in applicazione di una nota ministeriale. Secondo le stime della Cgil, la misura coinvolgerebbe oltre 5mila lavoratori.
«La Sicilia – sostengono Michele Pagliaro, segretario della Cgil regionale, e Monica Genovese, componente della segreteria – non può permettersi che una platea cosi’ ampia di lavoratori resti senza ammortizzatori sociali e del problema deve farsi carico anche il governo regionale al quale abbiamo già sollecitato un incontro».
La nota del ministero dispone la revoca della mobilità in deroga a tutti quei lavoratori che a partire dal 3 agosto l’abbiano ottenuta pur avendo fruito in precedenza della mobilita’ ordinaria, dell’indennità di disoccupazione Aspi e mini Aspi o dell’indennità di disoccupazione agricola con requisiti ordinari o ridotti.
«Siamo di fronte – affermano Pagliaro e Genovese – all’ennesima scelta politica sbagliata, che ci dimostra in concreto come i diritti le tutele piuttosto che estendersi si riducano e come a pagare siano ancora una volta i piu’ deboli”. Ecco perché quello degli ammortizzatori sociali in deroga sara’ uno dei temi forti al centro dello sciopero generale di venerdì 12».