Il gruppo che gestisce i servizi di autolinee in gran parte della regione parla di una campagna contro le aziende locali del settore. Che operano con il contributo pubblico più contenuto d'Italia. Un problema per chi vorrebbe che la Regione sborsasse il doppio
Gruppo Scelfo: «Siamo un ostacolo» Parte l’offensiva contro le società private siciliane
«Siamo un ostacolo per tutti coloro che vogliono mettere le mani sui trasporti siciliani». A parlare è Mauro Rocca (nella foto), amministratore delegato del gruppo Scelfo che gestisce i servizi di autolinee in gran parte della Sicilia attraverso sette società riunite sotto le sigle Segesta, Interbus, Etna Trasporti, Sicilbus.
Fondato da Alessandro Scelfo, Cavaliere del Lavoro, classe 1933, la storia del gruppo è una storia di successo imprenditoriale che parte da lontano. Aveva solo 16 anni, quando, dopo la morte del padre, il Cavaliere inizia a lavorare nella società di autolinee della famiglia, la SAIS. In cinquant’anni riesce a trasformare l’azienda paterna nel maggiore gruppo privato di autolinee in Sicilia e il quarto in Italia.
Come può una azienda di successo, perla rara in una Sicilia non proprio friendly business, trasformarsi in un ostacolo? E per chi?
«Abbiamo registrato, – dice Rocca a Meridionews- diversi segnali che fanno presagire una campagna contro gli operatori privati del settore. Con un chiaro obiettivo: vogliono farci fuori. Il settore stuzzica gli appetiti di tanti per i quali la nostra presenze è un problema».
Parole forti, ancora più incisive se arrivano da un gruppo solitamente schivo con la stampa, e lontano dai riflettori mediatici.
Ma chi sono questi speculatori che vorrebbero prendere il posto del gruppo Scelfo e delle altre società siciliane?
Rocca non fa nomi. Parla di potenziali concorrenti. Ricorda che in altre regioni, ci sono già gruppi, anche stranieri, che hanno soppiantato le aziende locali. Ma fa capire chiaramente di che cosa stiamo parlando:
«La Sicilia è la regione che spende meno in questo settore. La Regione, infatti, contribuisce con un euro al chilometro, mentre in tutte le altre regioni parliamo di contributi che superano anche i due e più euro a chilometro. Noi siamo riusciti a coprire parte dei costi con questi contributi e a garantire un buon servizio. Ma c’è chi non si accontenta di questo e vuole speculare alla spalle dei siciliani».
E il pericolo è vicino. Nel 2015, infatti, scadranno gli affidamenti concessi nel 2007. A quel punto la Regione siciliana avrà due opzioni: una proroga o l’apertura al mercato, raddoppiando, però, la spesa pubblica attuale:
«La proroga- dichiara Rocca- includerebbe le stesse tariffe, come previsto dalle direttive europee. Mentre un bando di gara dovrebbe allinearsi alle tariffe delle altre regioni. Ecco perché siamo un ostacolo. Perché finché ci siamo noi la Regione dovrà sostenere una spesa contenuta. Metterci fuori gioco quindi è l’unica possibilità per chi vuole speculare mettendo le mani su un business che per la Regione diventerebbe molto oneroso».
Ma se la Regione opterà per l’apertura del mercato (tanto pagano i siciliani) cosa impedirebbe al gruppo Scelfo di partecipare alla gare?
Il meccanismo messo in moto è subdolo– dice Rocca- la strategia è quella di affamarci, noi e le altre società siciliane che si occupano di autolinee.
Così al momento della gara non potremo più avere quella solidità finanziaria richiesta dai bandi. Se non riusciranno ad affamarci, anche se non mancano le avvisaglie, come ho già detto, proveranno a metterci in difficoltà in tutti i modii».