Alla fine erano più o meno cinquemila le persone che si sono unite al corteo organizzato da Non una di meno in parallelo con Roma, dove pure ci si è riversati in piazza, anticipando il 25 novembre, giornata nazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Donne, appunto, ma non solo, una marcia trasversale, che ha […]
In cinquemila a Palermo contro il patriarcato e la violenza di genere: «Con noi anche i nomi di tutte le persone uccise»
Alla fine erano più o meno cinquemila le persone che si sono unite al corteo organizzato da Non una di meno in parallelo con Roma, dove pure ci si è riversati in piazza, anticipando il 25 novembre, giornata nazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Donne, appunto, ma non solo, una marcia trasversale, che ha accolto tutti. «Disarmiamo il patriarcato» si legge nello striscione che apre il serpentone, che da piazza Indipendenza si è diretto fino a piazza Sant’Anna, fermandosi di tanto in tanto, per sentire le testimonianze di chi la lotta per l’affermazione dei diritti personali la vive giorno dopo giorno.
Tra queste soste emblematica quella di fronte alla cattedrale, dove la coreografia è stata casualmente impreziosita dal carro di Santa Rosalia realizzato in occasione del Festino e parcheggiato sullo spiazzale, con la Santuzza che sembrava tendere le mani verso i manifestanti, che chiedono una società libera dal patriarcato in ogni suo aspetto, dal lavoro alle scuole, alla vita quotidiana, ma anche antirazzista, antifascista, demilitarizzata. Tanti i riferimenti alle ultime parole del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che nei giorni scorsi aveva negato l’esistenza del patriarcato, parlando di fenomeno ideologico. «Le parole di Valditara sono gravi, ma vanno citate, ripetute – dice un’insegnante – Va fatto perché dobbiamo ricordare a tutti come la pensa chi ci governa».
«Questo governo sta attaccando tutti – replica un rappresentante della comunità Lgbtqi+ – soprattutto le comunità che cercano di togliersi stigma e pregiudizio di dosso. Siamo in un Paese e in un mondo in cui la nostra esistenza sembra avere sempre meno spazio». «Abbiamo portato con noi i nomi di tutte le persone uccise in questi undici mesi dalla violenza patriarcale scritti su una rete di panuelos per ribadire alle loro famiglie che non dimentichiamo e che continueranno a camminare con noi e nelle nostre lotte e a tutti che cercheremo di non lasciar indietro nessuno» dicono gli organizzatori. E i panuelos, intrecciati tra di loro, sono stati prima il cordone che ha fatto da protezione alla testa del corteo, poi sono stati avvolti simbolicamente a un lampione di piazza Sant’Anna, dove la marcia ha trovato la sua conclusione.
Particolare emozione anche quando il corteo ha attraversato via Roma, con i manifestanti a far risuonare alto il tintinnio delle chiavi di casa, altro gesto simbolico, così per il flash mob organizzato in piazza Bologno. E quest’anno per la prima volta la manifestazione è stata aperta anche ai disabili, con percorsi appositi e qr code per consentire anche ai non udenti di seguire gli interventi delle persone che si sono alternate al microfono.