Nando Dalla Chiesa racconta il suo ultimo libro ‘Le ribelli’

‘Quante donne ci sono state nella storia siciliana che hanno urlato contro il potere mafioso che uccideva, che si sono ribellate e hanno lanciato un urlo che giunge fino a noi, più forte del tempo? Mi sono detto: bisogna contarle… La scelta di scriverne mi è venuta proprio quel giorno’.

Così Nando dalla Chiesa racconta la nascita del suo ultimo libro ‘Le ribelli: storie di donne che hanno sfidato la mafia per amore’, edito da Melampo. L’idea è arrivata durante la presentazione di un altro libro, quello di Rita Borsellino, che è anche una delle protagoniste delle storie di dalla Chiesa.

L’autore sarà in Sicilia a presentare il suo libro giovedì 8 marzo, con tre appuntamenti: a Catania, presso la biblioteca Ursino Recupero, alle ore 10; ad Acireale, ospite dell’ Istituto Istruzione Secondaria Superiore “Regina Elena”, alle ore 18; ed infine a Siracusa a Palazzo Impellizzeri alle ore 21. Non a caso la data è quella della Festa della Donna; festa che, sin dalle sue origini, ha voluto costituire non soltanto una celebrazione di tutte le donne, ma un’occasione di riflessione e di impegno verso quelle che sono state e sono sfruttate, maltrattate, oltraggiate, uccise.

Le donne raccontate da dalla Chiesa vanno ricordate perché si sono ribellate, perché hanno superato limiti di coscienza, di cultura e di educazione impegnandosi nella lotta contro la mafia, ed in tutti i casi a trascinarvele è stato l’amore: verso un fratello, un figlio, un marito ammazzato per avere alzato la testa; un amore più forte delle convenzioni e dei silenzi di cui si nutre la mafia, un amore che spinge alla lotta per non fare dimenticare.

La prima protagonista è Francesca Serio, madre del sindacalista Salvatore Carnevale, ucciso dai mafiosi nel 1955 a Sciara (Palermo). Quando si cercò di far passare  il delitto per un fatto privato, fu lei ad urlare che si trattava di una menzogna.

La seconda è Felicia Impastato, la madre di Peppino Impastato, ucciso a Cinisi (Palermo) nel 1978. Peppino la mafia ce l’aveva in casa, eppure si ribellò lo stesso. E così fece anche Felicia, proteggendolo dal padre e, quando lo uccisero, impegnandosi perché non fossero accreditate la pista del suicidio o dell’atto terroristico, di cui Peppino avrebbe dovuto essere l’autore e anche, fatalmente, la vittima.

 
Poi c’è Saveria Antiochia, madre di Roberto, l’agente di polizia ucciso insieme al vice-questore di Palermo Ninni Cassarà nel 1985. Roberto era rientrato dalle ferie per rimanere accanto al suo superiore in quel periodo difficile, ed insieme a lui morì in un agguato. E Michela Buscemi, due fratelli uccisi dalla mafia, uno perché aveva tentato di far affari senza consultare i boss e l’altro perché voleva vendicarlo. Testimoniò al maxi-processo del 1985-86 a Palermo, e per questo fu minacciata, ripudiata dalla madre ed il marito perse il lavoro. E la giovanissima Rita Atria, sorella del boss Nicola, che accettò di collaborare con il giudice Borsellino; e quando questi fu assassinato, lei, a soli 17 anni, si suicidò perché ormai era sola.

Infine, Rita Borsellino, sorella di Paolo, che dalla strage di via D’Amelio ad oggi  non ha smesso di impegnarsi nella lotta alla mafia, anche attraverso l’attività politica e associativa, tenendo conferenze e scrivendo libri perché non si dimentichi e, sopratutto, perché si reagisca.


Queste ed altre ancora sono le donne siciliane raccontate nel libro. Nando Dalla Chiesa, anche lui direttamente colpito dalla mafia – il padre, il generale Carlo Alberto, fu ucciso nel 1982 insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo –  con le sue parole ci fa ascoltare il loro urlo che è giunto fino a noi.


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