La legge Delrio, in Piemonte non dà rappresentanza democratica e patrocina la Tav

MENTRE L’ARS – AMMESSO CHE CI SIA ANCORA IL TEMPO – MEDITA DI APPLICARE LA LEGGE NAZIONALE DELRIO, ABBIAMO DECISO DI PUBBLICARE UN’INCHIESTA CHE RIGUARDA QUELLO CHE SUCCEDE A TORINO.  DOVE, AL POSTO DELLA PROVINCIA, STA PER NASCERE LA CITTA’ METROPOLITANA

di Barbara Debernardi

Fonte: Team giornalistico Valle di Susa

Avevano detto che le Province sarebbero sparite. Cancellate per decreto, per snellire la macchina amministrativa, per evitare sovrapposizioni di compiti, per ridurre la spesa pubblica. E in effetti lo smantellamento è stato avviato: oggi infatti la Provincia di Torino fa sapere che non ha denaro per far fronte alla manutenzione strade (meno che mai allo sgombero neve) e invia comunicazione alle scuole scusandosi di non poter far fronte neppure all’acquisto di banchi e sedie per gli studenti.

Nel frattempo alcuni politici (il Presidente Saitta o il consigliere Ferrentino, tanto per fare due nomi) hanno trovato casa nella più accogliente e sicura sede della Regione Piemonte e sono partite le grandi manovre per la costituzione di una nuova entità, sovracomunale ma apparentemente più snella e risparmiosa, chiamata Città Metropolitana, non direttamente eletta dai cittadini, ma strutturata come ente di secondo livello.

Dunque “eletto da eletti”. L’election day per l’ormai ex Provincia di Torino è fissato per fine settimana. Contestualmente altre Province più piccole, sparse in tutta Italia, ben lungi dallo scomparire, andranno anche loro ad elezione e, giusto per strizzar l’occhio alle sorelle maggiori e “metropolitane”, adotteranno anche loro il sistema del secondo livello. Tagliando fuori, di fatto, i cittadini.

Cittadini che quindi anche in Valle di Susa non saranno direttamente interpellati per dare origine alla nuova struttura politica e amministrativa. Al posto loro voteranno sindaci e consiglieri, nel tentativo (risibile, secondo alcuni) di dar voce al territorio proprio attraverso la nuova struttura, in cui comunque la voce dei “piccoli” risulterà davvero flebile: il meccanismo di rappresentanza infatti prevede un peso differente del voto a seconda della grandezza del Comune votante.

Accadrà così che il voto di un consigliere comunale di Torino arrivi a “pesare” centinaia di volte più di quello di uno qualunque degli amministratori valsusini. Amministratori ai quali abbiamo quindi deciso di porre alcune domande, per capire scelte, strategie, disagi e mal di pancia connessi. (B.D. 08.10.2014)

Risponde Dario Fracchia, sindaco di S. Ambrogio

TGV: Città metropolitana, elezioni, candidature: nelle settimane scorse il nome di Dario Fracchia è spesso circolato, suscitando apprezzamento in tanti cittadini. Poi è sparito. Suscitando perplessità e preoccupazione. Ma come è andata per davvero?

“I comuni della costituenda unione dei comuni, che rispecchierà sostanzialmente la vecchia Comunità Montana Bassa Valle, decisero prima dell’estate di intraprendere un percorso in comune ed unitario rispetto alla questione Città Metropolitana, consci che solo uniti e facendo massa critica si può contare qualcosa politicamente al di fuori della Valle e dunque anche in questa nascente struttura in sostituzione della Provincia. Siamo partiti dalla premessa da tutti condivisa che le modalità di elezione del futuro consiglio non sono per nulla soddisfacenti, né democratiche in quanto il voto ha un peso ponderale tutto spostato a favore di Torino e dei grandi comuni della cintura e della provincia, a svantaggio dei territori marginali e montani. Naturalmente questo percorso in comune così come la felice conclusione della vicenda Unione dei Comuni con la sua nascita il 30 settembre prossimo, sono stati resi possibili grazie al risultato elettorale delle ultime elezioni amministrative che hanno decisamente spostato l’asse politico specie della Bassa Valle verso le liste civiche e verso l’area del centro sinistra in particolare contrarie al tav, ammesso che tale dizione abbia ancora mantenuto il suo originale significato: il passaggio di mano di comuni significativi come Susa, Condove e Almese e logicamente l’ampia riconferma dei comuni con quell’indirizzo politico e di opposizione al tav, hanno facilitato non solo questo percorso, ma anche un nuovo clima più disteso e costruttivo all’interno dell’assemblea dei sindaci. Fatta questa necessaria premessa, in ambito di assemblea dei sindaci si è in primo luogo deciso di tentare la via di fare eleggere un candidato di valle in quella che in un primo tempo doveva essere un’unica lista allargata, in quanto il primo e fondamentale compito dei futuri 18 consiglieri sarà quello di predisporre uno statuto. Non avendo consiglieri comunali di peso per far passare il nostro candidato si è deciso di aderire alla proposta, fatta dal PD tramite Banchieri, di scegliere un nostro candidato e di indicarlo in questa lista unitaria proposta dal PD di Torino, con la promessa che non solo sarebbe stato inserito in lista, ma anche votato da qualche rappresentante dei grandi comuni il cui voto vale mediamente da cento a duecento volte uno dei nostri voti di piccoli comuni, tanto per dare un’idea di quanto sarebbe stato velleitario e privo di qualunque possibilità di riuscita una lista di valle seppure magari allargata ad altri piccoli comuni di valli limitrofe o di altre aree marginali, senza l’appoggio ed il voto di consiglieri di peso di grandi comuni o di Torino. Prima di decidere la candidatura, è stato elaborato e concordato un programma al quale il futuro rappresentante dovrà attenersi: tra i punti qualificanti spiccava le netta opposizione al TAV, senza se e senza ma al momento delle disponibilità per la candidatura si sono fatti avanti la Preacco e Carena. A questo punto mi sono candidato anche io per dare una possibilità di rappresentanza alle liste civiche e soprattutto come candidatura di contrasto a quella del PD con Preacco, che candidamente nel suo intervento disse che secondo lei sarebbe stato molto meglio sfumare la questione Tav o meglio ancora manco citarla nel programma del nostro futuro candidato per non ‘irritare’ alcuni animi sensibili specie nel PD che avrebbero potuto non votare più il nostro candidato e il nostro programma. Nelle tre serate successive il dibattito si è sviluppato intorno alla scelta del candidato tra i tre disponibili. Ma ad un certo punto mi sono ritirato, pur essendo senza dubbio appoggiato e spronato da molti colleghi, perché pare che il mio nominativo fosse troppo duro da digerire per qualcuno a livello di PD regionale sempre per la famosa questione Tav. A quel punto mi sembrava sciocco insistere magari in un braccio di ferro con Carena per poi non essere accettato nella lista da parte del PD e lasciare la valle senza neppure un suo rappresentante, oltre non lo nascondo, al disagio di essere comunque inserito in una lista con il centro destra”.

Oggi esiste un “listone” per molti versi simile alla recente esperienza politica nazionale. Grandi intese o grandi alleanze, che sanno però anche di grande ammucchiata. E’ così o davvero c’è del buono in questa coalizione allargata che spazza via antichi steccati tra destra e sinistra?

“Se questo consiglio di 18 persone si limiterà al suo mandato specifico limitandosi a quello e nient’altro, e cioè la redazione di uno statuto che ovviamente tenga conto non solo del numero di cittadini di un territorio ma anche della sua estensione e delle peculiarità dei territori montani collinari e periferici con esigenze ben diverse e lontanissime da quelle dei grandi agglomerati urbani della Provincia, questo listone potrà avere un significato ed una funzione costituente anche positiva perché lo Statuto sarà in tale caso scritto da tutte le forze politiche, un po’ come quando venne scritta la Costituzione dove nell’assemblea costituente sedevano gomito a gomito esponenti di partiti e correnti politiche lontanissime o a volte del tutto contrapposte. Se le regole sono scritte con una base il più possibile allargata e nel rispetto delle minoranze e delle più elementari regole della democrazia, questo percorso ha un senso. Se invece il consiglio dei diciotto si trasformerà in un luogo dove far valere i muscoli e schiacciare il più debole a colpi di maggioranza, ovviamente sarà un’esperienza fallimentare, ma questo non è dato saperlo a priori come taluni pretendono: vediamolo all’opera e poi giudicheremo. D’altra parte non esistevano molte altre strade e proposte specie in una fase costituente e comunque transitoria in quanto questo consiglio provvisorio, senza alcun gettone previsto per i suoi componenti, scadrà con il mandato del sindaco Fassino: a quel punto si andrà ad elezioni, sarà conclusa la fase costituente ed allora in quel momento entreranno in gioco i programmi, gli schieramenti e soprattutto il voto e la scelta dei cittadini come fattori decisivi per alleanze o candidature. La struttura del nostro ordinamento democratico non prevede la possibilità di governare gli organi sovra comunali secondo maggioranze assolute e blindate ma semmai secondo uno spirito assembleare all’interno del quale per incidere, a parte un’opposizione talvolta sterile gridata e del tutto inefficace a cambiare ed orientare le grandi scelte, spesso è necessario confrontarsi cercando alleanze e convergenze, sempre guadagnando e perdendo qualcosa contemporaneamente rispetto ai propri desideri, senza ovviamente venire mai meno alla propria identità politica, convinzioni od orientamenti, in un equilibrio molto molto difficile da trovare e da mantenere; ma questo è il bello e il difficile della politica e la sua sfida più grande. Solo nei comuni si ha la maggioranza assoluta e si può andare avanti a colpi di maggioranza decidendo senza compromessi di sorta e volendo in perfetta solitudine, senza cambiare una virgola dei propri programmi e delle decisioni prese: in questo senso il comune è l’ultimo ed il solo baluardo di democrazia diretta dove il “capo”, cioè il sindaco, è eletto o mandato a casa direttamente dai cittadini che hanno il modo di giudicare per direttissima l’operato di una amministrazione confermandola o bocciandola sulla base di evidenze concrete, esercitando così in modo potente ed efficace il potere del voto e della scelta, senza intermediari di sorta o manipolazioni mediatiche dell’informazione. Infatti ciò che fanno un sindaco e la sua amministrazione sono evidenti e sotto gli occhi di tutti. In conclusione: l’idea di un’unica lista costituente per la stesura dello Statuto non è di per sé una soluzione scandalosa, certamente le modalità di formazione della lista sono state da manuale “Cencelli” a parte il nostro percorso in seno all’assemblea dei sindaci che , nonostante le critiche di qualcuno, è stato a mio avviso comunque trasparente e lineare. Recriminare poi alla fine il fatto che per la Valle fossero possibili altre vie e altre alleanze è un gioco inutile e perdente a posteriori, soprattutto a giochi fatti mentre quando era ora di presentare queste ipotetiche proposte alternative, comprese altre candidature oltre alla mia e a quelle di Carena e Preacco, tutto è rimasto silenzioso e nessuno si è fatto avanti con forza e in modo chiaro e concreto. Pertanto giudico positivo il percorso fatto ed anche un successo politico ed un segno di maturità dell’assemblea dei sindaci di bassa valle per avere espresso un candidato unitario con una larghissima maggioranza e con grande trasparenza, intorno ad un programma molto chiaro in tutti i suoi punti, compresa la netta contrarietà al Tav”.

Qualche amministratore, stando così le cose, ha deciso di non andare a votare. E’ sbagliato? Oppure davvero questa cosa strana e ancora poco definita, chiamata “città metropolitana” non darà vero spazio alle voci del territorio?

“Abbiamo scelto insieme un percorso, lo abbiamo fatto con tutte le difficoltà e i mal di pancia del caso, abbiamo individuato a larghissima maggioranza un candidato: a questo punto il non votarlo non solo non avrebbe senso ma non lo reputo neanche serio e rispettoso verso i colleghi con i quali si è condiviso e deciso di fare insieme una scelta portata poi a conclusione: non sempre le decisioni della maggioranza ci soddisfano ma, se siamo e se soprattutto ci sentiamo veramente parte di in consesso politico e territoriale di valle, se capiamo finalmente una volta per tutte che la Valle solo se unita e se si presenta tale ha possibilità di contare ed incidere, mettendo da parte personalismi e posizioni pregiudiziali a prescindere spesso solo perché la decisione presa a maggioranza non è quella da noi preferita, è un dovere verso noi stessi e verso i nostri cittadini sostenere e con forza il nostro candidato che ha scelto tra l’altro di candidarsi sottoscrivendo una piattaforma ed un programma condivisi e votati all’unanimità!! Pensiamo quale segnale devastante per tutta la valle se Carena fosse eletto con i voti di due o tre grandi elettori torinesi, che in questo caso avrebbero rispettato la promessa di votare il candidato da noi designato, senza nessun voto di Valle o con una sola manciata, quale credibilità politica potrebbe avere ancora la Valle? quale forza di rappresentanza delle Valle avrebbe Carena se non pari a zero senza i voti della valle e di chi lo ha designato? e se per caso i grandi elettori torinesi non rispettassero l’accordo di votare Carena e quindi non riuscisse ad entrare nel consiglio ma avesse in massa i voti della Valle, pur non sedendo nel consiglio della città metropolitana, la valle avrebbe ed acquisterebbe una grande forza politica comunque , presentandosi di nuovo compatta e solida e con un programma da tutti sottoscritto nel quale spicca la netta contrarietà al tav. In questo caso sarebbero gli altri a non avere rispettato gli accordi ed avremmo comunque un grande spazio politico da occupare. Per questi motivi invito tutti colleghi a votare in massa il candidato di valle scelto da noi sindaci e quindi dal territorio a differenza degli altri candidati di valle squallidamente “nominati” dai partiti perché amici degli amici ma non certo scelti con uno percorso di confronto e di dibattito come avvenuto all’interno dell’assemblea dei sindaci della costituenda unione di bassa valle”.

Tema Tav. La Provincia (defunta e oggi sostituita o sostituibile proprio con la Città metropolitana) presieduta dal PD Saitta, oggi Assessore regionale, era a favore. Così come lo è la Regione, presieduta dall’ex Sindaco PD Chiamparino. Così come lo è la città di Torino, che guiderà la nuova struttura, presieduta dal PD Fassino. Dato il quadro, l’opposizione alla nuova linea che spazio avrà in quel blindatissimo contesto? Crediamo davvero ancora alla leggenda della “opposizione dall’interno”?

“Plano è un esempio incontestabile e coerente di opposizione ‘dall’interno’, un opposizione anche politicamente molto efficace e così fastidiosa e pericolosa al punto che le hanno tentate proprio tutte per distruggerlo politicamente: hanno sciolto la comunità montana, hanno appoggiato tutti, destra e sinistra, la Gemma Amprimo come candidata a Susa, lo hanno più volte convocato al consiglio di disciplina del partito per espellerlo senza avere mai la forza di farlo, hanno tentato in Sitaf di metterlo in difficoltà anche sul lavoro dove ha pagato la sua coerenza anche rimettendoci delle indennità sul suo stipendio di ingegnere. Posso ancora citare importanti esponenti del PD nazionale quali la Puppato, Civati, Emiliano ma a livello locale anche il coordinatore di valle del PD Pacifico Banchieri: queste non sono leggende ma uomini di partito che hanno fatto atti concreti e politicamente efficaci rispetto al tema tav e non solo, in aperta contrapposizione ai compagni di partito di provincia e regione. Non sempre è proficuo stare al di fuori e certe volte può essere una soluzione di comodo o un alibi per non assumersi delle responsabilità . La vita è complessa ed articolata così come la politica e non esiste una sola via ma invece esistono tante strade, tante opportunità e vanno tutte sondate e rispettate perché ognuno ha delle carte in mano diverse da quelle del vicino e delle inclinazioni e delle qualità e capacità personali che trovano spazi in modo differenti e secondo modalità peculiari di ognuno: quello che conta sono la coerenza e l’onestà e, fatte salve queste, non esiste una sola via o una sola strategia giusta per opporsi, ma semmai un insieme di strategie e di forze che se messe insieme e con lo stesso obiettivo portano al risultato. Per cui tante sono le modalità di lotta per un ideale, per un obiettivo, nessuna va trascurata osteggiata o criticata quando è animata come dicevo da onestà di intenti e da obiettivi comuni. Qualcuno dice anche che un solo nostro rappresentante potrà fare ben poco in seno ad un consiglio di 18 dove saremmo dunque poco rappresentati: perché fino ad oggi chi ci rappresentava in provincia o in regione? quindi un po’ di ottimismo e di sano pragmatismo e soprattutto di rispetto per il lavoro di tutti, sia che uno scelga di farlo dall’interno che dall’esterno, senza necessità di stilare graduatorie di merito”.

Chi voterà il Sindaco Fracchia? E perché i valsusini dovrebbero sentirsi tutelati e rassicurati dal Candidato individuato dal centro sinistra (e, a quanto pare, dal centro destra)?

“Io voterò senza ombra di dubbio il candidato individuato all’interno dell’Assemblea dei sindaci della costituenda Unione dei Comuni della Bassa Valle, il massimo organo rappresentativo politicamente dell’intera bassa valle e cioè Mauro Carena. Non ho dubbi che rappresenterà degnamente il nostro territorio e che sarà fedele nel suo mandato al programma che abbiamo concordato all’unanimità dove sul tav ci esprimiamo con assoluta chiarezza sulla contrarietà alla sua realizzazione senza se e senza ma: naturalmente questo programma è altamente qualificante anche su tutti gli altri importantissimi punti, dalla sanità ai problemi sociali e della casa al trasporto, all’assetto idro geologico, alla attenzione per una giusta rappresentanza dei territori montani e collinari ed in genere marginali geograficamente parlando rispetto alla centralità di Torino”.


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