Girando per Terrasini e per le sue contrade, un Paradiso massacrato dalle discariche a cielo aperto

UN LUOGO DAL MARE BELLISSIMO, CHE DOVREBBE ACCOGLIERE I TURISTI DI TUTTO IL MONDO ABBANDONATO DA TUTTE LE ‘AUTORITA’ CHE FANNO FINTA DI NON VEDERE MIGLIAIA DI PERSONE COSTRETTE A VIVERE TRA I RIFIUTI. NON MANCA L’AMIANTO A CIELO APERTO

di Francesco Cicerone  

Eternit, percolato, terribili guaine, diossina, copertoni, animali morti, rifiuti di ogni tipo, discariche in ogni parte che, nell’indifferenza delle istituzioni, giacciono oramai da mesi sul territorio comunale causando un gravissimo disastro ambientale.

Ci sono discariche, a Terrasini – un centro a pochi chilometri da Palermo noto per il suo mare bellissimo – che si formano continuamente. Quella della statale, accanto ad una scuola; quella del lungomare, accanto ad un ristorante e al mare; quella accanto ad un supermercato e ad una sala trattenimenti. Discariche a cielo aperto. Sotto gli occhi ‘distratti’ delle istituzioni.

Le più famose, se ci si consente il termine, si riempiono così tanto di rifiuti di ogni genere e mai vengono svuotate del tutto, divenendo parte integrante del territorio. E tutto questo avviene da anni, facendo dimenticare il bellissimo paese di mare e di buon turismo che tanti hanno conosciuto e facendo scappare di corsa i pochi turisti veri che portano sviluppo e soldi.

Ma quello che in tanti non sanno e forse conoscono è il rischio nascosto che incombe sulla vita di ogni abitante del piccolo paese, nelle colline e nelle campagne antistanti: il paese che scende a valle, in silenzio, nell’aria e sotto terra, e che oramai mette a rischio la vita di tutti.

Abbiamo girato in lungo e in largo questi luoghi, intervistato alcuni abitanti, quelli che ancora non si sono rassegnati.

Iniziamo il nostro ‘viaggio’ tra la monnezza là dove staziona da troppi mesi, da contrada “Femmina morta”. A dispetto del nome, una zona bellissima, una natura rigogliosa, ed un panomara mozzafiato. Rovinato da centinaia di metri di rifiuti abbandonati da mesi sul terreno, al sole e alle prime piogge. Monnezza e fango, forse ormai percolato che, probabilmente, è già penetrato nel sottosuolo ed è andato oltre.

“E’ una situazione terribile che ho denunciato ogni giorno – ci dice il battagliero Bruno Vittorio Alioto, abitante della zona – a tutte le istituzioni, dall’Asp di Palermo al Comune, dai Carabinieri ai segretari di partito, dalla Regione al ministero della Salute. Ma nessuno si finora è mosso”.

Una centralina Enel bruciata, un palo Telecom pericolosamente e vistosamente traballante, i segni di tanti incendi che si sono succeduti e la probabile diossina andata nell’aria. Un mare azzurrissimo in prospettiva, vista da cartolina, ma attorno una puzza e un decadimento terrificanti!

Abbiamo proseguito il nostro tour tra i rifiuti ed il degrado attraverso la contrada Paternella, passando da Villa Fassini, un tempo gioiello del liberty, frutto del genio creativo di Ernesto Basile, appartenuta alla famiglia Florio e storica sede della prima comunità Hippy in Italia. Il nostro sguardo poi, a pochi metri, su torre Toledo (del 1405), anch’essa abbandonata e crollata lo scorso anno nell’incuria e nell’abbandono totale. Un paesaggio, anche in questo caso – circondato da rifiuti.

Decidiamo poi di salire sulla collina antistante, attraverso una strada che, ad un certo punto, costeggia l’autostrada. Una zona isolata, una strada sterrata da dove si scorge tutto il paese. E qui incontriamo tantissimo eternit, già sfibrato e a pezzetti, guaine, copertoni, diversi sottopassaggi dove troviamo l’inimmaginabile.

Qui è bene venire con le mascherine, per non mettere a repentaglio la salute, perché con l’amianto non si scherza. Ci chiediamo e chiediamo: ma le autorità non sanno nulla di tutto ciò? Pezzi di eternit sfibrato, all’aria aperta, pronto per essere respirato da chi si avvicina. Possibile che nel 2014, dopo tutto quello che si sa dell’amianto, succeda tutto questo?

Il nostro accompagnatore locale ci fa notare lateralmente le diverse ed immense vasche in cemento: queste stridono moltissimo con questa campagna quasi sospesa in aria e tanto profonda. Ci racconta che sono il “frutto di un vecchio progetto europeo, decine di milioni di euro andati in fumo”.

Arriviamo alla vecchia cava, una volta appartenuta alla famiglia mafiosa del Paese (i D’Anna) e poi sequestrata e definitivamente chiusa. Ci fermiamo un attimo e vediamo la montagna mangiata, tanta terra rossa. Un ambiente incantevole, ma allo stesso tempo desolato.

Dopo qualche minuto di silenzio decidiamo di scendere, prendendo una strada ripida, senza mai incontrare nessuno. Arriviamo allo Zucco, terra fertilissima. Qui all’incrocio ancora una mega discarica. Davanti ai nostri occhi di tutto, persino un povero cane morto e probabilmente abbandonato dal suo aguzzino.

La puzza è terrificante, immagini forti, terribili, penose. Proviamo a chiedere in giro, se qualcuno abbia mai visto quel cane o conosca il suo nome. Alcuni cittadini ci rispondono: “Sconosciuto per me. Era in qualche villa. Io conosco i disperati, i vaganti senza meta o padrone . E lui che il padrone l’aveva ha fatto questa fine”. Una donna invece ci dice: “Abbiamo segnalato la sua presenza più volte alle autorità preposte chiedendo una sepoltura dignitosa ma, dopo diversi giorni, giace ancora lì”.

Proseguiamo e raggiungiamo la strada statale. Al Km 300 un’altro immondezzaio lunghissimo, un serpentone che chiude le strade di accesso, non permettendo agli abitanti della zona, nei momenti peggiori, l’ingresso nelle proprie case. Appeso alla ringhiera sopra i rifiuti persino un cartello con scritto: “Sindaco vai a casa”.

Proseguiamo fino ad arrivare al residence abbandonato che i famosi imprenditori Cassina volevano realizzare. Ville adagiate di fronte al mare, pochissime quelle terminate ed abitate, alcuni cani randagi. Una zona deturpata, suggestiva ma con un’espansione cementizia fallimentare e senza sostenibilità del territorio, che ha preso purtroppo il sopravvento anche in questi ultimi anni.

Sconfortati decidiamo di fermarci e terminare qui il nostro primo giro dentro le periferie di Terrasini. Luoghi bellissimi ed unici che tanti turisti invidiano, ma umiliati e martoriati, negli ultimi anni avvelenati da politiche scellerate e senza senso, spesso nel silenzio assordante di coloro che dovrebbero vigilare.

Foto di prima pagina tratta da teleoccidente.it

Questo articolo è pubblicato anche su terrasinioggi

 

 


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