La gioia, la delusione e il caso politico: Giusto Catania e l’incarico da preside revocato perché «Troppo politico»

«Nel Paese di Giorgia Meloni bisogna sempre premiare il merito, soprattutto nella scuola, a meno che tu non sia di sinistra. Improvvisamente e senza alcuna motivazione, l’Ufficio scolastico regionale per la Sicilia ha revocato la mia nomina a dirigente scolastico del Liceo Umberto I». Parole che pesano come un macigno quelle affidate ai social da Giusto Catania, ex assessore alla Mobilità delle sindacature di Leoluca Orlando, politico di sinistra, ma soprattutto dirigente scolastico, che si è visto sfuggire dalle mani la nomina a preside di quello che sì è uno dei licei più prestigiosi di Palermo, ma è anche stato la sua scuola. E il motivo riguarderebbe la politica.

E dire che Catania giusto un paio di giorni prima era raggiante di gioia: «Nel giorno del quinto anniversario della morte di mio padre ho ricevuto la notizia che tornerò all’Umberto, da preside – diceva – E il mio pensiero non può che andare a lui, che non può godersi la scena, e alla mia mamma che ieri ha pianto al telefono quando le ho comunicato la notizia. Sento la responsabilità e l’onore di un ruolo prestigioso; avverto la passione e il dovere di restituire tutto quello che ho ricevuto; ho la consapevolezza profonda che solo un’ottima scuola pubblica può cambiare il destino delle persone e della società». Poi il colpo: «Non mi aspettavo, nei giorni scorsi, di essere nominato preside all’Umberto ma è stato scritto che c’erano “esigenze dell’amministrazione” legate alle “esperienze professionali e alle competenze maturate” che sarebbero state utili alla missione educativa di uno dei più prestigiosi licei di Palermo. Ma non è bastato. So che in questi giorni ci sono state tantissime pressioni, anche da parte di autorevoli parlamentari di Fratelli d’Italia, affinché venisse revocato il mio incarico: evidentemente hanno sortito il risultato voluto».

In pochi istanti il caso politico è servito: scoppia la polemica, che si diffonde a macchia d’olio e arriva fino a Roma, dove la deputata nazionale del Partito democratico e componente della commissione parlamentare Cultura, Giovanna Iacono ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione Valditara. Richiesta sottoscritta anche dagli altri parlamentari Dem siciliani. «Non possiamo non notare come nel breve lasso di tempo tra la nomina e la revoca abbiamo assistito, sui social e non solo, a un vero e proprio fuoco di fila di interventi scomposti e a gamba tesa da parte di esponenti e associazioni legate a Fratelli d’Italia, che potrebbero avere esercitato – dicono la stessa Iacona e Sergio Lima, membro della segreteria nazionale del partito – un’indebita pressione, per spingere verso la revoca dell’incarico».

Intanto Catania si è dimesso da componente dell’ufficio Legalità dell’Ufficio scolastico regionale. E al suo fianco, tra le tante manifestazioni di solidarietà, c’è forse quella più importante, che coinvolge i docenti dell’istituto Giulia Saladino del Cep, quartiere popolare di Palermo, che Catania dirige da undici anni. «Che il dirigente Catania sia una figura politicamente schierata è noto a tutti – dicono – ma il suo è da sempre stato un ruolo contraddistinto da correttezza, impegno, imparzialità nel suo agire a beneficio del lavoro di tutto il corpo docente. La libertà delle azioni didattiche, pur nella condivisione della mission dell’Istituto, è sempre stata una garanzia e la caratteristica del nostro modo di fare scuola». Catania continuerà a dirigere la scuola del Cep.


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