Il Governo Renzi spende i soldi che debbono ancora essere risparmiati…

L’ATTUALE ESECUTIVO AVREBBE GIA’ FATTO FUORI 1,6 MILIARDI DI EURO CHE DOVREBBERO ESSERE REPERITI NEL 2015 CON NUOVE TASSE

Alcuni mesi fa, appena incaricato di formare il nuovo Governo, Renzi diede un annuncio che lasciò molti a bocca aperta. Non si trattava della squadra di governo (fatta di facce nuove, ma con alle spalle vecchie volpi, eredità della Prima Repubblica), né del fatto che pure aveva promesso che mai avrebbe assunto l’incarico di gestire il Governo se non dopo regolari elezioni (mai avvenute), né della promessa di dare agli italiani 80 Euro al mese (in realtà, a beneficiare di quella somma saranno solo un ristretto numero di cittadini e per di più a scaglioni; soldi che loro, e tutti gli altri italiani, dovranno restituire allo Stato in tasse, gabelle e imposte e con gli interessi).

Ciò che sorprese più di ogni altra cosa fu la promessa che il “nuovo che avanza” HOMO POLITICUS in pochi, anzi in pochissimi mesi avrebbe risanato i conti pubblici. Poi, superata la scadenza, il capo del Governo disse che, forse, i programmi che voleva realizzare sarebbero stati completati non in cento, ma in mille giorni.

Il suo mandato, in teoria, avrebbe dovuto essere destinato, prima di tutto (se non esclusivamente) alla definizione di una nuova legge elettorale, dato che il Porcellum era stato dichiarato illegittimo e con esso il Parlamento, e tutti gli atti conseguenti (dalla nomina del Capo dello Stato al conferimento da parte di quest’ultimo dell’incarico di governare fino ai tentativi di modificare la Costituzione…). Sin da subito il nuovo sistema elettorale mostrò di non essere molto migliore del precedente e, soprattutto, di non aver risolto i problemi di incostituzionalità. Ma Renzi decise di “andare avanti” (se no che “nuovo che avanza” sarebbe…).

Nelle scorse settimane, poco dopo l’inaugurazione del semestre di presidenza italiana all’UE, Renzi disse che avrebbe chiesto all’Unione Europea maggiore flessibilità nel raggiungimento di certi obiettivi da parte dell’Italia. La risposta dimostrò il peso che l’Italia ha in Europa: “Bisogna rispettare i patti, è un detto dell’antica Roma”, ha risposto Barroso, supportato da BCE e FMI. E per rispettare i patti è necessario un ulteriore aumento delle tasse.

Forse è stato allora che il “nuovo che avanza” ha capito che risanare l’Italia non era così facile come aveva pensato. Ma a quel punto non poteva rimangiarsi molte delle promesse fatte (e ancora non mantenute). Così, mentre continuava a ripetere che era tutto a posto, che le entrate dell’Italia erano più che sufficienti a risanare l’economia del Bel Paese e che bisognava avere fiducia in lui (“fiducia” che ormai è diventato strumento indispensabile per permettere al Governo di far approvare qualsiasi cosa al Parlamento e ciò nonostante gli accordi con Berlusconi e le “larghe intese”), ha cercato di trovare altri modi per far quadrare i conti. Prima ha inserito nel Pil voci come la prostituzione e lo spaccio di droghe. Ma anche questo non è bastato. E allora ha cercato di ricorrere a soluzioni alternative: spendere senza avere i fondi per farlo.

Pochi giorni fa Carlo Cottarelli, il commissario alla spending review, ha denunciato che le misure promesse dal “nuovo che avanza” non solo sono inutili, ma addirittura sarebbero prive di copertura (molti lo avevano detto molti mesi fa, ma nessuno gli aveva dato retta). “Si sta diffondendo la pratica di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa”. E ha aggiunto:

“Il totale delle risorse “già spese “prima di essere state risparmiate ammonta ora 1,6 miliardi per il 2015”.

Il altre parole, Renzi sta spendendo più di quanto c’è in ‘cassa’ e, per far quadrare i conti, prometterebbe di pagare con i soldi delle tasse che lo Stato incasserà il prossimo anno. E per di più con stratagemmi inutili. Come quello che vorrebbe ridurre la disoccupazione aumentando i posti di lavoro nella pubblica istruzione grazie al “prepensionamento”.

Immediata è stata, ancora una volta, la risposta di Cottarelli: “Se si utilizzano risorse provenienti da risparmi sulla spesa per aumentare la spesa stessa, il risparmio non potrà essere utilizzato per ridurre la tassazione su lavoro”.

Solo riducendo le tasse sul lavoro – ha aggiunto – si può creare nuova occupazione. Senza considerare il fatto che l’INPS è in una condizione di crisi mai vista prima e non si sa con quali soldi potrebbe pagare le nuove pensioni.

La risposta del secondo partito di governo, Forza Italia, non si è fatta attendere. Il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, ha attaccato le decisioni del “nuovo che avanza” affermando: “Cottarelli svela l’imbroglio delle coperture di Renzi, vale a dire il continuo ricorso, da parte del Governo, ai risparmi derivanti dalla spending review per finanziare altre spese, magari relative a norme di chiaro stampo clientelare”.

Ma come il partito di Berlusconi che fa parte del Governo di larghe intese (dato che le vota e le sostiene) critica le scelte concordate con l’altro partito di Governo? E se il Governo non è appoggiato dai partiti che ne fanno parte, figurarsi da quelli dell’opposizione, come la Lega:

“Il governo sta spendendo soldi che non ci sono e non si sa se ci saranno”.

“I tentativi di fare apparire le parole di Cottarelli come una polemica nei confronti del Governo anzichè nei confronti di alcune prassi parlamentari sono evidentemente strumentali”, avrebbero commentato fonti del Tesoro.

La verità è che, con la denuncia di Cottarelli, è stato svelato ufficialmente (per la verità lo si conosceva già da molto tempo e alcuni lo avevano più volte messo in luce, ma senza ottenere alcun risultato) il modus operandi di molti degli ultimi governi:

“Si sta diffondendo la pratica di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari delle spese ministeriali”.

In questo modo, la speding review non è stato adoperato come strumento per ridurre gli sprechi della pubblica amministrazione (oggi principale causa del deficit pubblico, insieme con la cessione della sovranità monetaria alle banche), ma uno “strumento per il finanziamento di nuove spese”. E il Governo del “nuovo che avanza”, appoggiato da un nugolo di HOMINI POLITICI “vecchi che arretrano”, non è riuscito, nonostante le promesse fatte agli italiani, neanche a trovare le risorse per stabilizzare il bonus di 80 euro nel 2015, né quelle per fare fronte alla riduzione del deficit, indispensabile per non cedere grazie al Fiscal Compact parti dello Stato a soggetti terzi. Non è bastata neanche la svendita di buona parte delle grandi aziende dello stato, da ENI alle Poste al 35% del Cdp Reti inclusi “pezzi” rilevanti di Terna e Snam (vendute ai cinesi).

Al contrario, sono già stati impegnati, per il 2015, ben 1,6 miliardi di risparmi che ancora non si sa dove andare a prendere (dato che dalle tasche degli italiani ormai è stato raschiato anche il fondo). E, cominciando ad esaurirsi le cose da vendere (anche molte delle auto blu messe all’asta sono rimaste invendute) e non essendoci quasi più niente da vendere, si comincia parlare (e da più parti) di una nuova “patrimoniale”, copia di quella introdotta molti anni fa dal “vecchio” Amato (che casualmente, già allora, era vicino al “nuovo” ministro Padoan)…

 

 

 


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