Cellule, molecole, tumori, ossa e sinapsi. Termini medici, biologici e scientifici che si fanno poesia, anzi biopoesia. Un neologismo coniato circa 15 anni fa da Gaetano Magro. Anatomopatologo originario di Donnalucata (frazione di Scicli, in provincia di Ragusa), professore ordinario di Anatomia patologica all’Università di Catania e direttore dell’unità operativa complessa di Anatomia patologica al […]
L’anatomopatologo siciliano che ha creato la biopoesia: «Le cellule meritano versi più dell’amore»
Cellule, molecole, tumori, ossa e sinapsi. Termini medici, biologici e scientifici che si fanno poesia, anzi biopoesia. Un neologismo coniato circa 15 anni fa da Gaetano Magro. Anatomopatologo originario di Donnalucata (frazione di Scicli, in provincia di Ragusa), professore ordinario di Anatomia patologica all’Università di Catania e direttore dell’unità operativa complessa di Anatomia patologica al Policlinico Rodolico. «Il mestiere di anatomopatologo mi permette di guardare l’essere umano da un punto di vista privilegiato, dopo la vivisezione delle sue microparticelle», spiega a MeridioNews Magro che è anche l’editore di Il glomerulo di sale. La casa editrice catanese che si occupa di pubblicare non solo testi di area medica e biologica ma anche poesia, letteratura e filosofia che da quell’area prendono spunto.
«Il linguaggio poetico non è solo quello classico del sentimentalismo puro che mette al centro la parola “amore” – chiarisce l’editore anatomopatologo – La mia biopoesia parte dal presupposto che non sono i pensieri a governaci e a decidere sulla nostra vita, ma le cellule. In fondo, siamo carcasse cellulari gaudenti con capacità e categorie mentali che devono tenere conto dei limiti neurosensoriali ma sono in grado di creare attraverso astrazioni linguistiche. Credo che tutte le particelle elementari di cui siamo composti noi esseri umani – aggiunge Magro che è pure autore tanto di testi scientifici quanto di poemi – meritino la poesia che è stata loro negata finora». Così cellule, tessuti, molecole, ma anche tumori non smettono di essere scienza ma possono diventare anche poesia.
Un legame tra saperi spesso tenuti separati ma che «sono due anime che in me convivono e si contaminano – spiega – Durante le lezioni di medicina faccio sempre esempi tirando in ballo la poesia, l’arte, la letteratura e la filosofia. Ma è una contaminazione che funziona anche al contrario: nelle mie poesie ci sono scienza e biologia». Un’idea innovativa di biopoesia che ha trovato spazio nei cataloghi de Il glomerulo di sale. Un nome, quello della casa editrice di Magro, che arriva dal corpo umano: il glomerulo, infatti, è una formazione vascolare dei reni costituita da un gruppo di capillari che ha la funzione di filtrazione dell’urina dal sangue. «Una struttura cellulare – precisa l’editore anatomopatologo – che consente di filtrare il sangue in cui scorrono sostanze tossiche per l’organismo. Come succede anche per qualsiasi altro tessuto, però, il glomerulo può ammalarsi e diventare calcifico, quindi di sale».