Formazione/ La riforma del settore è legata a quella dei Servizi per il Lavoro: il Governo lo ha capito?

CONTINUA A TENERE BANCO L’EMERGENZA SOCIALE NEL SETTORE. L’ESECUTIVO DICA CON CHIAREZZA COSA INTENDE FARE

A guardare il comportamento ‘impataccato’ del Governo regionale la riforma della Formazione professionale appare come una montagna insormontabile. Ed a stare appresso alle dichiarazioni che appaiono ‘sconclusionate’ del presidente della Regione, Rosario Crocetta, la confusione trova terreno fertile.

Per diciotto mesi il governatore della Sicilia ha massacrato gli enti formativi nel chiaro intento di scoraggiarne la presenza nel settore. Poi però si dimentica di quello che dice e sconfessa se stesso.

Quando si legge che “Tutto il personale in forza agli enti, assunto regolarmente entro il 2008, rientrante nell’albo, verrà garantito” ci si sente disorientati e confusi.

Quando si legge “Sarà prevista la copertura finanziaria del 100 per cento del personale e nessun lavoratore perderà il posto di lavoro” si resta basiti perché la realtà dei fatti racconta cose diverse.

Mettiamoci d’accordo. Gli enti continueranno ad esserci oppure no? Presidente Crocetta la dica la verità per una volta. Il problema vero qual è? Gli enti dovranno scomparire oppure lasciare spazio ad altri soggetti che indossano una casacca più familiare?

Serve maggiore umiltà a senso di responsabilità nella gestione del settore della Formazione professionale incastrato in un cubo infernale senza uscita.

La riforma? Se la si vuole il percorso è già tracciato e più semplice del previsto.

La battaglia sulla presenza o meno degli enti formativi non ci appartiene e non ci affascina più di tanto. La garanzia dei posti di lavoro nel settore è invece preciso dovere di un Governo responsabile. Così come la garanzia dell’offerta formativa ai siciliani è obbligo oltre che straordinaria opportunità per il rilancio occupazionale.

Ed allora perché non partire dalla realtà tralasciando progetti trascendenti?

Cominciamo col dire che la sorte degli operatori della Formazione professionale va scissa da quella degli enti formativi. E per farlo una possibile strada è quella dell’Agenzia unica del personale della Formazione professionale. Riprendere la delibera di giunta n.350 del 4 ottobre 2010, troppo frettolosamente archiviata, potrebbe essere la chiave di volta per fissare un principio sano: la garanzia e tutela dei lavoratori del comparto.

Un atto di indirizzo, quello citato, frutto di un operoso confronto tra il precedente Governo dell’allora presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e le parti sociali che prevede, per esempio, che il personale senza lavoro può essere utilmente ricollocato presso le scuole, università, centri per l’impiego e altre amministrazioni che ne dovessero fare richiesta.

Una riforma che ambisce a chiamarsi tale non può prescindere dal sanare le retribuzioni arretrate maturate negli anni dal personale dipendente degli enti formativi. È un atto di giustizia. Chi lavora è giusto che venga retribuito, ed allora se non pagano gli enti che lo faccia l’assessorato regionale alla Formazione professionale.

Non si capisce poi perché non si debba ripristinare il fondo di garanzia previsto dalla legge n.10 del 7 giugno 2011 e disciplinato dall’articolo 132 della legge n.4 del 16 aprile 2003 per garantire al personale che dovesse temporaneamente rimanere senza impiego le garanzie previste dalla normativa regionale e dal Contratto collettivo di lavoro della categoria.

I progetti speciali ‘Spartacus’ e ‘Prometeo’ così come lo strumento del voucher costituiscono soluzioni tampone che nulla hanno a che vedere con la riforma del settore. Riforma che non può prescindere da politiche attive del Lavoro efficienti ed efficaci. Ed allora la riforma della Formazione professionale e quella dei Servizi per il Lavoro in Sicilia non possono che camminare a braccetto.

Questo il Governo Crocetta lo ha capito? La riforma non è un miraggio, basta solamente volerla. Pochi concetti e regole certe che mancano al settore e che ahinoi mancano anche a questo esecutivo inadeguato e forse anche inaffidabile.

 

 


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