Elezioni europee: il ‘Partito’ che ha vinto è quello dell’astensione

HA VOTATO SOLO IL 44 PER CENTO DEGLI ELETTORI EUROPEI. CIO’ SIGNIFICA CHE, AL NETTO DEGLI ASTENUTI, PPE E PARTITO SOCIALISTA, INSIEME, RAPPRESENTANO APPENA IL 20 PER CENTO DELL’ELETTORATO

di Economicus

In questi giorni, in Italia, siamo sommersi da un diluvio di retorica sulla vittoria del PD alle elezioni europee. In realtà, gli ‘europeisti’ farebbero bene a non cantare vittoria.

Dovrebbe fare riflettere la disaffezione degli elettori italiani verso le elezioni europee. E dovrebbe far riflettere i vertici del PD il fatto che se alle urne avessero votato soltanto i giovani compresi tra i 18 e i 29 anni il Movimento 5 Stelle avrebbe raggiunto un 45,4%, distanziando di 12 punti lo stesso Partito Democratico.

Un risultato molto diverso da quello che si avuto nella realtà. La verità è che la gente, in Italia, va a votare sempre più svogliatamente. Alle urne vanno, per lo più, gli ‘inquadrati’ del PD, che guarda caso sono persone mature e vecchie. I giovani, se vanno a votare, cercano le novità, non gli 80 euro di Renzi.

L’astensione dal voto non è un fenomeno che riguarda l’Italia, ma tutta l’Europa. In queste elezioni europee la percentuale di affluenza si è fermata al 43,9%. Il resto degli elettori è rimasto a casa.

Di fatto, più della metà dei cittadini dell’Unione europea ha rifiutato le urne. Se a questo dato aggiungiamo le schede non valide e quelle nulle, la percentuale di persone che hanno effettivamente espresso un voto si abbassa ulteriormente.

Di più. In queste elezioni europee, come abbiamo scritto ieri, i voti dei Partiti e Movimenti politici cosiddetti euroscettici sono più che raddoppiati.

Altro elemento importante: il dato europeo non può essere assimilato a quello degli Stati Uniti d’America, dove la percentuale dei votanti non è mai entusiasmante. C’è, però, una differenza: gli elettori americani non vanno a votare perché tanto se la passano bene. Lì l’elettore che si reca alle urne ha un interesse: vota per interesse.

Nella cosiddetta Unione europea la gente non è andata a votare non perché sta bene ma, al contrario, perché sta male. Perché quest’Unione europea è un disastro economico e sociale. E perché di quest’Unine europea di banchieri, di predoni della finanza, di massoni e forse di ‘altro’ ancora non gliene può fregare di meno. Altro che ideali europeisti!

I Paesi dell’Est europeo che hanno aderito all’Unione, dal canto loro, l’hanno fatto non per convinzione, ma perché non si fidano della Russia di Putin. Anche in questo caso, non c’è slancio ideale. Solo tornaconto di bassa lega.  

Alla luce di queste considerazioni, che tipo di Europa ‘unita’ è venuta fuori dalle urne?

Il Ppe – che dovrebbe essere il Partito di maggioranza relativa nel nuovo Parlamento europeo –  è al 28,5%. Al netto degli elettori astenuti, la più grande formazione politica europea raccoglie, sì e no, l’11% circa del voto europeo.

Non va meglio il Partito socialista che, sempre al netto degli elettori astenuti, non supera il 10%.

Poiché Ppe e Partito socialista – le due maggiori formazioni politiche del Parlamento europeo – sono destinati a governare insieme, va detto che, insieme, rappresentano appena il 20-21 per cento degli elettori europei.

Sarebbe questa la legittimazione democratica della futura Commissione europea?

In uno scenario del genere le forze politiche euroscettiche – che si sono riunite per dare battaglia contro l’euro – troveranno terreno fertile, soprattutto se a prevalere saranno, ancora una volta, gli interessi della Germania, che lavora per impoverire i sistemi produttivi di Grecia, Italia, Francia e Spagna.

La cosa, finora, è riuscita perfettamente con la Grecia e con l’Italia. Ma i tedeschi trovano un po’ di difficoltà in Spagna e molte difficoltà in Francia. Dove il referendum annunciato da Marine Le Pen potrebbe creare seri problemi all’Europa e alla Germania che oggi la controlla.

Nel secolo passato, a un certo punto, la Germania occupò la Francia. Oggi la cosa sembra un po’ più difficile…


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