Il governo renzi ha arraffato i nostri soldi: 1 miliardo e 250 milioni di euro dal bilancio 2014. Risultato: pochi 'spiccioli' per tutti e sostanziale chiusura delle attivita' culturali. Con enti, associazioni e fondazioni siciliane che, adesso, dovranno cercare fondi dai privati. Tagliati i fondi anche ai ciechi
Ars, ieri il “sì” alla ‘manovrina’ che rinvia i ‘bordelli’ economici e sociali di un mese
IL GOVERNO RENZI HA ARRAFFATO I NOSTRI SOLDI: 1 MILIARDO E 250 MILIONI DI EURO DAL BILANCIO 2014. RISULTATO: POCHI ‘SPICCIOLI’ PER TUTTI E SOSTANZIALE CHIUSURA DELLE ATTIVITA’ CULTURALI. CON ENTI, ASSOCIAZIONI E FONDAZIONI SICILIANE CHE, ADESSO, DOVRANNO CERCARE FONDI DAI PRIVATI. TAGLIATI I FONDI ANCHE AI CIECHI
Alla fine, com’era nelle previsioni, il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio è stato approvato. In un solo giorno Sala d’Ercole ha detto “sì” alla cosiddetta ‘manovrina’. Sono i soldi che le tante categorie della Sicilia aspettano da quattro mesi, e precisamente da gennaio di quest’anno.
Di fatto, questa legge si è sostituita alla legge Finanziaria di quest’anno correttamente impugnata dall’Ufficio del Commissario dello Stato. Quello che Governo e Ars avrebbero dovuto fare a febbraio l’hanno fatto ieri. Riducendo la spesa.
La secca riduzione dei finanziamenti in favore delle tante categorie sociali si è resa necessaria perché il Governo nazionale di Matteo Renzi ha scippato dal Bilancio della Regione siciliana prima un miliardo e 50 milioni di euro e, negli ultimi giorni della campagna elettorale, altri 200 milioni di euro per finanziare il bonus di 80 euro al mese ai titolari di redditi inferiori a mille e 500 euro al mese.
I prelievi forzosi effettuati da Roma sul Bilancio regionale di quest’anno hanno ridotto dell’80 per cento la disponibilità finanziaria della Regione. E infatti la ‘manovrina’ approvata ieri dall’Ars coprirà cinque mesi di pagamenti per decine e decine di categorie sociali: da gennaio a giugno. A luglio le stesse categorie resteranno senza soldi.
Ma vediamo, adesso, per grandi linee, la manovra.
Per l’occasione è stato ripristinata – anche se, come già accennato, alleggerita – parte della Finanziaria impugnata dal Commissario dello Stato. Si tratta dell’allegato 1. E’ una tabella nella quale rientra un centinaio di voci: in pratica, spese e stipendi vari.
Nel complesso, sono circa 97 milioni di euro. Sono tutti gli enti economici, sociali e culturali che erano rimasti a secco dopo l’impugnativa del Commissario dello Stato. Tra questi lIrsap (il ‘carrozzone mangiasoldi’ che ha raccolto i vecchi Consorzi vecchie Asi), i Consorzi di bonifica, gli Enti parco, le Riserve naturali, l’Esa, l’Istituto zootecnico, l’Istituto per l’Incremento ippico, l’Arpa e, naturalmente, i Teatri.
Anche per le istituzioni culturali siciliane, quest’anno, grande ‘dieta’, grazie al Governo nazionale. Circa un milione di euro andrà allo Stabile di Catania (per fare che cosa con una cifra così irrisoria?), quasi 7 milioni e 300 mila per il Teatro lirico Bellini, sempre di Catania; quindi 2 milioni e mezzo per il Teatro Vittorio Emanuele di Messina; 1,5 milioni per il Teatro Stabile Biondo di Palermo; quasi 4 milioni di euro per il Teatro Massimo, sempre di Palermo. Quattro milioni e mezzo, poi, sono destinati alla Fondazione Orchestra sinfonica siciliana.
Ritorna, anche se in formato molto ridotto la ‘mitica’ Tabella H. Ma, per quest’anno, le cifre sono irrisorie. Ecco la Fondazione Fulvio Frisone, con 16 mila; Orestiadi di Gibellina con 46 mila euro (somma assolutamente insufficiente); Taormina arte con 207 mila euro; l’Istituto nazionale del dramma antico (Inda) di Siracusa con 341 mila euro).
Se consideriamo queste cifre, veramente irrisorie, dobbiamo prendere atto che la Regione siciliana – grazie allo Stato nazionale che si prende i nostri soldi – non è più in grado di sostenere le attività culturali. Se proprio la dobbiamo dire tutta, i soldi scippati alla nostra Regione dal Governo Renzi servono in minima parte per pagare il Fiscal Compact e, in massima parte per pagare le ‘missioni di pace’, gli F 35 e anche l’operazione Mare nostrum, ovvero i privati che guadagnano una barca di soldi nell’assistenza agli immigrati.
Tra gli altri enti ormai in minima parte sostenuti dalla Regione, l’Istituto per i ciechi Opere riunite Florio e Salamone di Palermo con appena 898 euro (pochissimo per sostenere i non vedenti) e zero euro per l’Istituto per ciechi T.Ardizzone Gioeni di Catania. Insomma, dalle parti dell’Etna i ciechi si dovranno arrangiare. Una vergogna!
Circa un milione di euro è stato destinato ai Ciapi siciliani. Questa norma sarà oggetto di grandi proteste perché sembra sia stata fatta su misura da un lato per mettere ko gli enti formativi; dall’altro lato per rinviare un problema di qualche mese.
Il Ciapi di Priolo, dopo un ‘balletto’ che dura da mesi, assumerà i circa mille e 800 dipendenti degli ex sportelli multifunzionali con contratti di lavoro subordinati. In pratica, è inutile che ci giriamo attorno, è solo un contentino per farli tacere, in attesa di trovare altri soldi. Risultato: tra qualche mese il ‘bordello’ è assicurato.
Niente soldi per la Kore di Enna, per il Cerisdi e per molte altre associazioni. Riduzioni consistenti anche per le associazioni antiracket.
Sala d’Ercole ha approvato anche la norma salva-Pip. Sono i precari di Palermo, i cosiddetti ex Pip dell’emergenza Palermo – circa 3 mila e 200 – a quali era stato applicato il calcolo del reddito Isee in modo forse un po’ troppo severo.
Con la norma approvata ieri, frutto di una lunga mediazione, il reddito che consentirà ad ognuno di questi precari per accedere a circa 800 euro al mese, non sarà più inferiore a venti mila euro annui di reddito Isee, ma la stessa cifra calcolata su base individuale.
Nel caso in cui la soglia di 20 mila euro annui verrà superata, il limite verrà calcolato sul nucleo familiare, ma in questo caso la soglia di calcolo salirà a 40 mila euro.
L’Aula ha approvato alcuni ordini del giorno. Uno di questi è stato presentato dai parlamentari di Forza Italia Riccardo Savona e Vincenzo Figuccia. Si punta al reinserimento nel bacino dei precari di coloro i quali sono stati esclusi per reati compiuti in data precedente al 2001.
Sala d’Ercole ha approvato una norma un po’ strana che introduce il tetto alle retribuzioni dei dirigenti. A rigor di logica, l’Aula avrebbe dovuto recepire il decreto Renzi, che ha introdotto un tetto di 240 mila euro all’anno per i dirigenti dello Stato.
Siccome l’articolo 14 dello Statuto siciliano – l’abbiamo scritto ieri sera – stabilisce che i dipendenti della Regione non possono avere stipendi inferiori a quelli dello Stato, l’Aula avrebbe dovuto introdurre in Sicilia il tetto di 240 mila euro. Invece Sala d’Ercole ha introdotto un tetto di 160 mila euro.
Questa norma viola lo Statuto siciliano e, di conseguenza, è incostituzionale. Ma sicuramente la faranno passare per due ‘buoni’ motivi.
In primo luogo perché si assesterà l’ennesimo colpo allo Statuto autonomistico siciliano: oltre agli articoli on applicati, un altro articolo calpestato.
In secondo luogo perché così vuole Roma – e in particolare il Governo Renzi – che si è preso i nostri soldi e, di conseguenza, riduce gli stipendi ai dipendenti regionali.
Ripetiamo: il problema non è sull’ammontare delle retribuzioni, ma su un principio del nostro Statuto che viene calpestato.
L’Aula ha approvato, inoltre, un emendamento che introduce un ulteriore taglio su forniture e servizi. Bisognerà capire se a pagare questi 50 milioni di euro – a tanto ammontano questi risparmi – saranno i cittadini con una riduzione dei servizi, o chi fa la ‘cresta’ sulle forniture (secondo noi pagheranno i cittadini).
L’Ars ha ‘bocciato’ una norma – che era stata presentata sotto forma di emendamento dai parlamentari del Movimento 5 Stelle – che puntava a togliere il vitalizio all’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro.
Il “sì” è arrivato anche per i ‘finti’ 100 milioni che dovrebbero arrivare a fine luglio non dai ‘risparmi’ della sanità – perché la sanità siciliana è già ridotta all’osso ma grazie a ulteriori tagli.
In pratica, per erogare 80 milioni di euro ai forestali e 20 milioni di euro ai Comuni le retribuzioni dei medici ospedalieri rimarranno ancora bloccate e si ridurranno ulteriormente i servizi sanitari per i cittadini siciliani. Questi sono i fatti, il resto, sotto il profilo ‘tecnico’, sono minchiate.