Il linguaggio che il presidente della regione utilizza nel dibattito politico, in conferenza stampa e, adesso anche verso la burocrazia non e' piu' tollerabile
Oggi Sala d’Ercole approverà la manovra, ma questo non significa che Crocetta deve restare dov’è
IL LINGUAGGIO CHE IL PRESIDENTE DELLA REGIONE UTILIZZA NEL DIBATTITO POLITICO, IN CONFERENZA STAMPA E, ADESSO ANCHE VERSO LA BUROCRAZIA NON E’ PIU’ TOLLERABILE
Oggi Sala d’Ercole, a meno di nuovi colpi di scena, dovrebbe approvare il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio. E’ la manovra – l’abbiamo scritto ieri sera – che di concreto ha solo 136 milioni di euro per pagare una parte delle categorie sociali della nostra Isola che, da gennaio, sono rimaste senza soldi. Mentre i 100 milioni di euro per i forestali (80 milioni di euro) e per i Comuni (20 milioni di euro) sono solo sulla carta. Bene che andrà, se ne parlerà a fine luglio.
Ma, a parte gli aspetti contabili un po’ ballerini, restano sul tappeto un paio di questioni politiche. La prima questione riguarda l’atteggiamento, costantemente sopra il rigo, del presidente della Regione, Rosario Crocetta. Che non solo sembra incapace di dialogare con le forze politiche, ma che, nelle ultime ore, ha alzato i toni non soltanto verso la burocrazia dell’Ars, ma anche verso la stessa burocrazia regionale.
I toni che ieri Crocetta ha utilizzato sono incredibili. Per il presidente della Regione, i tagli al personale burocratico sono “igiene pubblica”. Parole che non dovrebbero mai entrare in un corretto e civile dibattito politico. E che ricordano certi toni estremi che nei primi anni del ‘900 portarono il nostro Paese verso l’avventura fascista.
La verità è che Crocetta – a parte le ‘operazioni’ che i suoi amici e alleati hanno ‘chiuso’ nei meandri reconditi di un’amministrazione regionale tutt’altro che trasparente – dopo un anno e mezzo di Governo si è accorto che ai 5 milioni di siciliani ha offerto solo una finta antimafia, tanti tagli in tutti i settori della vita pubblica (le tante categorie presenti ieri in piazza lo testimoniano) e una serie di errori politici e amministrativi grossolani.
Alla luce di questo bilancio fallimentare – ben più fallimentare, sotto il profilo politico, della Finanziaria di quest’anno impugnata dall’Ufficio del Commissario dello Stato – il presidente sta provando in modo scorretto e scomposto a scaricare sulla burocrazia regionale quello che è, invece, il proprio, personale fallimento e il fallimento della sua Giunta.
Lascia senza parole, ad esempio, quello che è avvenuto ieri in prima Commissione dell’Ars, dove il Governo, per giustificare alcune nomine illegittime nelle Aziende sanitarie e ospedaliere dell’Isola, si è fatto scudo con l’operato di una commissione – nominata dallo stesso Governo – che ha chiaramente smentito se stessa nell’attribuzione dei punti ad alcuni candidati ‘promossi’, forse frettolosamente, direttori generali…
Non sappiamo che cosa uscirà da questa legge che oggi l’Ars approverà. Non sappiamo nemmeno se, di forzatura in forzatura, il Governo imporrà all’Aula la violazione dell’articolo 14 dello Statuto.
Noi ribadiamo quello che ha scritto stamattina il nostro Carmelo Raffa: questo presidente della Regione non sembra adeguato per continuare ricoprire un ruolo istituzionale e politico che presuppone conoscenza delle cose e, soprattutto, equilibrio.
La decadenza di un Paese, ricordava Pasolini, è sempre annunciata dalla decadenza della lingua. Il linguaggio utilizzato dal presidente Crocetta – verso i parlamentari, nelle conferenze stampa e, adesso, anche verso i dipendenti della stessa Regione – è completamente fuori luogo ed è il segno di un’inarrestabile decadenza della politica siciliana.