Qualcuno, per fortuna, e' andato al di la' della retorica
Strage di Capaci, Morvillo: “Non è cambiato niente”. Maria Falcone e Don Ciotti: “Non abbiamo vinto”. Grasso: “Il contrasto alla mafia dipende dalla politica”
QUALCUNO, PER FORTUNA, E’ ANDATO AL DI LA’ DELLA RETORICA
“Non e’ cambiato niente e non intendo dire nulla. Potete prendere le dichiarazioni dell’anno scorso, tanto e’ tutto uguale, nessun passo avanti, ne’ un vero cambiamento, in politica, come altrove. Oggi per qualcuno questa e’ solo una passerella, qui come in chiesa”. Le parole del procuratore di Termini Imerese Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, la mgolie di Giovanni Falcone morta col giudice nella strage di Capaci, riassumono perfettamente il sentimento che unisce la maggior parte dei siciliani, stanchi, come ha sottolineato anche il Presidente della Commissione regionale antimafia, Nello Musumeci, di tanta retorica, di cortei e convegni, mentre ancora si attende la verità su quelle stragi. Mentre ancora si attendono misure concrete contro tutte le mafie.
Una dichiarazione, quella di Morvillo, che squarcia il velo di ipocrisia che circonda il giorno delle commemorazioni delle stragi. Ma non è stato il solo.
Anche Maria Falcone, sorella di Giovanni, lo dice chiaramente: “Non abbiamo vinto, sicuramente è stato fatto qualche passo in avanti, ma non abbiamo vinto” ha detto nell’aula bunker di Palermo dinnanzi ai ragazzi arrivati da tutta Italia con la nave della legalità. E poi ha aggiunto: “Questi giovani – continua – hanno il diritto di sperare di essere protagonisti di un futuro giusto, sicuro, libero dalla criminalita’ organizzata, nel quale vinca la legalita’, il rispetto dei diritti e l’etica della responsabilita”.
Lo stesso ha fatto Don Ciotti (nella foto a destra) in Piazza Politeama, dove è stato allestito un palco sul quale i ragazzi delle scuole si esibiscono tra musica e teatro: “Oggi le mafie sono ancora forti anche se in questi anni abbiamo costruito delle positività. Basti pensare che ancora l’Italia non riesce a dotarsi di una legge anti corruzione completa e la corruzione pubblica è sempre un viatico per le mafie”. Il fondatore di Libera ha quindi incoraggiato i ragazzi a non arrendersi e ha esortato tutti a chiamare con nome e cognome i ragazzi morti con Giovanni Falcone: “Non sono gli agenti della scorta, sono Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro”.
Una esortazione ad andare oltre la retorica è arrivata anche dall’ex Procuratore nazionale Antimafia, oggi Presidente del Senato, Pietro Grasso: “Oggi siamo qui tutti insieme per ricordare, ma non basta la memoria, non bastano le celebrazioni, le parole e i discorsi, se non diventano impegno comune, l’impegno di ogni giorno nello studio, nel lavoro, nella vita per saper dire di no alla prepotenza, ai favoritismi, al compromesso, alle scorciatoie, con la coscienza pulita, a testa alta e schiena dritta”. E ancora: “Il futuro del contrasto alle mafie dipende dall’impegno della politica. Dobbiamo pensare e agire strategicamente e chiudere per sempre la stagione dell’emergenza, della superficialita’, dell’approssimazione”.
E anche l’attuale Procuratore Antimafia, ha evitato toni trionfalistici:
“Siamo a metà del percorso. Molte cose sono state fatte in questi 20 anni ma tantene restano da fare- ha detto Franco Roberti -“bisogna intensificare l’aggressione patrimoniale alle mafie, sottrarre beni e ricchezze illecite, e poi incrementare e rafforzare la cooperazione internazionale con gli americani e con i Paesi dell’Unione Europea, che è un altro grande insegnamento di Giovanni Falcone”.
A Palermo è arrivato anche Alessandro Pansa, Capo della Polizia, secondo il quale, “la struttura criminale di Cosa Nostra e di tutte le organizzazioni criminali sono state destabilizzate dall’ azione delle forze dell’ ordine e della magistratura. Oggi nessuna di queste organizzazioni e’ articolata come un tempo ne’ riesce ad avere un comando verticistico e organico. E questa e’ sicuramente una loro debolezza e un nostro vantaggio che dobbiamo sfruttare”.
Poi ha aggiunto: “Non e’ assolutamente la solita passerella, soprattuto quando c’e’ tutta questa partecipazione di giovani, che aderiscono con tanta passione e coinvolgimento. Questa e’ la base principale per un rinnovamento, per una nuova voglia di lottare contro il crimine organizzato”.
Ovviamente la passerella di cui parlano i siciliani non è riferita ai ragazzi ma ai politici. Anche se non mancano dubbi sulla consapevolezza di questi giovani studenti fatti arrivare da ogni dove. Noi ad esempio, non siamo stati fortunati. Abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi al Politeama quale fosse il prgramma della giornata: “Non lo sappiamo, siamo in gita” hanno risposto.
Intanto, è questa indubbiamento è una cosa concreta, con la costituzione delle parti si è aperto proprio oggi in Corte d’assise, a Caltanissetta, il secondo processo per la strage di Capaci. La Corte presieduta da Antonio Balsamo e’ chiamata a giudicare i boss Salvino Madonia, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. A permettere ai magistrati nisseni di scrivere una nuova pagina sull’attentato di Capaci sono state le rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza,fedelissimo dei fratelli Graviano, “signori” del mandamento di Brancaccio, il quale, oltre ad ammettere spontaneamente il suo coinvolgimento nell’organizzazione dell’attentato, ha fornito elementi di assoluta novità riguardo il coinvolgimento di altri otto personaggi tra boss e gregari, legati al suo stesso mandamento.
La prossima udienza è prevista per il 7 Giugno.