«Gli adulti non parlano le lingue dei social». Parla l’esperta che ha studiato nella scuola del 13enne bullizzato suicida

«Gli adulti non conoscono più i giovani e loro non li riconoscono più». Marilena Salemi è la presidente dell’associazione Noi siamo dalla vostra parte nata a Palermo, nel febbraio del 2020, per contrastare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. Lei, che oggi è vicepreside in una scuola del capoluogo, ha frequentato le scuole medie nello stesso istituto – il Vittorio Emanuele Orlando di viale Strasburgo – di Gabriele. Il 13enne che sabato sera si è tolto la vita mentre era rimasto solo in casa. Da quanto emerso finora dalle chat di alunni e genitori, il ragazzino sarebbe stato vittima dei bulli: suoi coetanei che lo avrebbero preso di mira e deriso per il suo presunto orientamento sessuale. «C’è un’indagine in corso (con due fascicoli aperti per istigazione al suicidio, ndr) e non posso rilasciare dichiarazioni», si è limitata a dire la dirigente scolastica Maria Letizia Russo che, ancora sotto choc per l’accaduto, ha sospeso le lezioni per due giorni nella scuola che dirige da poco più di due mesi. Da ciò che si apprende, pare che di recente, la direzione scolastica avesse avvisato la famiglia di un disagio dell’adolescente che, dopo il primo anno frequentato in un altro plesso, si era trasferito in quell’istituto scolastico.

«Dobbiamo partire dall’assunto che gli adulti non conoscono più i giovani e i giovanissimi – analizza Salemi che da tra anni con l’associazione porta avanti progetti nelle scuole di sostegno a tutti i soggetti rischio di marginalità sociale – I cambiamenti sociali e social hanno messo distanze enormi tra le generazioni. Oggi – aggiunge – ci troviamo di fronte ad adulti che non hanno le competenze giuste per conoscere i ragazzi, che non parlano i loro stessi linguaggi e, invece, dovrebbe sforzarsi di farlo». Da vicepreside, lei è anche referente per la prevenzione di bullismo e cyberbullismo per l’istituto scolastico. «Il nostro compito – spiega in questa sua doppia veste – è prendere in considerazione tutte le componenti: la vittima ma anche il bullo che, a sua volta, è una vittima. Di se stesso e della società». Un fenomeno quello del bullismo e del cyberbullismo che anche sull’Isola, specie negli ultimi anni, ha raggiunto numeri critici. Da quanto emerge dai dati dello studio Hbsc (Health Behaviour in School-aged Children, ovvero Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare) realizzato dall’Istituto superiore della Sanità, in collaborazione con i ministeri della Salute e dell’Istruzione, in Sicilia nel 2022 c’è stato un aumento del 7,2 per cento delle vittime di cyberbullismo e dell’1,9 per cento delle vittime del bullismo tra i ragazzi in età compresa tra gli undici e i 15 anni.

«Per affrontare un fenomeno così complesso, che ormai è diventato un’emergenza sociale – commenta Salemi al nostro giornale – è indispensabile lavorare in sinergia con i ragazzi, i docenti delle scuole, i rappresentanti delle associazioni dei territori, le famiglie e le istituzioni». Serve, insomma, un lavoro di squadra tra tutte le componenti delle diverse agenzie educative. «È necessario l’impegno di tutti, altrimenti – aggiunge la rappresentante dell’associazione che mette insieme diverse professionalità in modo volontario – il fallimento è quasi sicuro. Inutile dire poi che serve il sostegno, anche economico, da parte delle istituzioni e delle forze politiche perché i percorsi non siano solo spot a tempo. I ragazzi – sottolinea Salemi – sono i destinatari più semplici dei nostri progetti. Sono gli adulti, invece, che devono essere in grado di creare un rapporto di fiducia con i giovani. Invece, troppo spesso, smettono di fare gli adulti e di dare delle regole che permettano ai ragazzi di diventare uomini e donne consapevoli».

I compagni di classe della vittima torneranno tra i banchi di scuola dopodomani. Ad attenderli ci saranno gli esperti del servizio psicopedagogico e di ascolto dell’ufficio scolastico regionale siciliano. «Avranno il delicato compito – si legge in una nota dell’Usr – di ascoltare, accompagnare e supportare alunni, docenti e famiglie in questo momento». Secondo quanto emerso, il 13enne avrebbe avuto un colloquio già fissato per mercoledì con uno psicologo. «Era integrato e aveva buoni voti», dicono dalla scuola. Adesso, saranno le indagini dei carabinieri – che hanno già sequestrato il cellulare e il computer della vittima – ad accertare se l’adolescente fosse stato vittima di bullismo per il suo presunto orientamento sessuale. Una circostanza che sarebbe venuta fuori da alcuni scambi di messaggi in una chat tra alunni e genitori della scuola.


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