Lultimo film di Meryl Streep, presentato al festival del cinema di Venezia, tra ironia e vestiti griffati
Il diavolo veste Prada
Meryl Streep nel suo ultimo film, diretto da David Frankel, ci regala 110 minuti nel mondo della moda.
Eccola nelle vesti di Miranda Priestly, personaggio ispirato ad Anna Wintour, direttrice dell’edizione americana di Vogue, e al primo libro, già best-seller, di Lauren Weisberger.
Miranda è la direttrice, o meglio dittatrice, della rivista Runaway. Impeccabilmente vestita, semina stress nellambiente di lavoro, un ambiente, quello della moda, che nasconde il cinismo e lipocrisia tra borse Prada, scarpe allultimo grido e feste esclusive.
Un mondo del tutto nuovo per Andy (Anna Hathaway), aspirante giornalista che si trova ad essere lassistente del diavolo. Un posto invidiabile, ma pieno di concorrenza, a cui è difficile sopravvivere.
Il mondo della moda è una ruota dove è difficile ottenere un sì dalla vulcanica Miranda ma è assolutamente necessario fare in modo che le sue labbra non si arriccino.
Ed ecco che tra passerelle, stilisti (in una scena appare proprio Valentino), flash di fotografi, viaggi tra New York e Parigi, Andy riesce a soddisfare le richieste più imprevedibili e bizzarre ottenendo lapprovazione di quel mostro di donna. Già Miranda Priestly: ma come fai a lavorare per quel mostro privo di sentimenti?, vuoi veramente abbandonare le tue aspirazioni, i tuoi amici i tuoi valori per quel posto di lavoro?.
Andy è in difficoltà e Miranda è veramente un diavolo vestito Prada oppure i giornali la definiscono tale solo perché è una donna? Se al suo posto ci fosse stato un uomo si sarebbe detto che era semplicemente capace e non privo di sentimenti, dice Andy, che alla fine farà la sua scelta.
Splendida Meryl Streep, nella sua interpretazione quasi caricaturale della ormai celebre Crudelia Demon della moda, ma Miranda è davvero quel mostro di donna?