Il congresso regionale dell'associazione della stampa siciliana, andato in scena ad enna, riconferma il suo segretario. Che traccia un quadro desolante del settore. A risollevare gli animi, riccardo arena, presidente dell'odg sicilia: "questo mestiere non morira' mai"
Cicero (Assostampa): “Per il giornalismo siciliano il momento peggiore dal dopoguerra”
IL CONGRESSO REGIONALE DELL’ASSOCIAZIONE DELLA STAMPA SICILIANA, ANDATO IN SCENA AD ENNA, RICONFERMA IL SUO SEGRETARIO. CHE TRACCIA UN QUADRO DESOLANTE DEL SETTORE. A RISOLLEVARE GLI ANIMI, RICCARDO ARENA, PRESIDENTE DELL’ODG SICILIA: “QUESTO MESTIERE NON MORIRA’ MAI”
Per il giornalismo siciliano “è un momento terribile. Senza ombra di dubbio il peggiore dal dopoguerra ad oggi”. A lanciare l’allarme è Alberto Cicero, segretario regionale dell’Assostampa, che proprio ieri, è stato riconfermato nel suo ruolo, per acclamazione, a conclusione del 32esimo congresso dellAssociazione siciliana andato in scena ad Enna.
La sua relazione, letta dinnanzi ai 106 delegati provenienti dalle nove province siciliane (89 professionali e 17 collaboratori), un vero e proprio bollettino di guerra. Senza esitazioni, Cicero ha parlato di un giornalismo di “affamati” e di aziende editoriali “malate, che hanno munto in passato tutto quello che si poteva e che adesso si guardano smarrite, incapaci di gestire la crisi e i cambiamenti”.
Il segretario dell’Assostampa ha denunciato l’arroganza degli editori che dettano condizioni inaccettabili e che rendono ineludibile il ricorso alle vie giudiziarie: “Se al dialogo si oppone la chiusura, l’intransigenza, l’arroganza, per chiunque il ricorso alla legge è l’unica legittima strada di difesa”.
Poi, una panoramica desolante. Che non esclude nessuno. Dagli uffici stampa, alla carta stampata, fino alle televisioni e ai new media. Tutti settori in cui, i tagli, o la mancata applicazione dei contratti nazionali, sono considerati, a torto, gli unici rimedi alla crisi.
Per cominciare, nella sua relazione, Cicero punta il dito contro la mancata applicazione della legge 150 sugli uffici stampa nelle pubbliche amministrazioni che “si scontra con un muro di gomma”. Nessuno la applica, insomma. “Purtroppo in Sicilia, la legge non si applica, la si interpreta. Come conviene al politico di turno”. Politici, che, in buona sostanza, pensano di potere usufruire di un addetto stampa solo quando hanno bisogno di propaganda, contraddicendo lo spirito di una legge che vuole garantire trasparenza ai cittadini. La Sicilia, di casi anomali in questo settore, è piena.
Stesso quadro a tinte fosche nell’ambito del settore radiotelevisivo e della carta stampata:
“I tagli all’occupazione sono stati violentissimi”. Da Antenna Sicilia a Telecolor e Videomediterraneo, per citare i casi più noti. “Una giungla. Così quattro anni fa avevamo definito questo settore” ha detto Cicero. E con il passaggio al digitale le cose non vanno meglio: “La nostra è l’unica regione che, colpevolmente, non ha accompagnato questa rivoluzione tecnologica con un apposita legge per sostenere le aziende in un momento così delicato. Anche qui la classe politica ha dimostrato tutta la propria spaventosa inettitudine. Ci ha pensato male e in ritardo. Con una legge per l’editoria che ha incontrato pure il giudizio negativo del commissario dello Stato e che è messa da parte priva della copertura finanziaria”.
La crisi ha piegato pure i tre maggiori quotidiani siciliani che brancolano nel buio “incapaci, al di là di facili tagli, di trovare soluzioni o percorsi alternativi”.
Nel dettaglio:
“Il Giornale di Sicilia ha aperto la strada dei ‘dimagrimenti’ con l’ennesimo stato di crisi conclusosi nel 2012 con l’esodo di ben 14 redattori su 49. Una vera e propria decimazione. E già si para di un nuovo stato di crisi. Come se il corpo redazionale fosse soltanto un organismo su cui fare esperimenti. Sino, magari, a vederlo comusmare, implodere. Fiaccandone ogni energia professionale, umana , morale”.
Ma è in buona compagnia:
“La Sicilia- ha aggiunto Cicero- ha dovuto affrontare, per la prima volta nella sua storia, una crisi molto profonda. Dal novembre dello scorso anno vengono applicati alla redazione i contratti di solidarietà al 25%. Ciò significa che ogni giorno il corpo redazione è provo di un quarto di forza lavoro e parallelamente ogni mese i redattori percepiscono un quarto di stipendio in meno”.
Anche alla Gazzetta del Sud, la tempesta è arrivata: “Proprio il mese scorso “è stato siglato un accordo per applicare anche qui i contratti di solidarietà (al 13,5%) e sollecitare i colleghi con i requisiti anagrafici a lasciare”.
Non sta meglio la redazione palermitana di Repubblica: “L’azienda- ha ricordato Cicero- risente della crisi e ha avviato un piano di ristrutturazione su tutto i territorio nazionale”.
Una nota di merito per il Quotidiano di Sicilia che “pur essendo una realtà dalle dimensioni minori ha avuto il coraggio di applicare senza indugi il contratto Fnsi-Fieg”.
Insomma, tutto sommato, una vera e propria ecatombe. Come uscirne? “Non si può farlo solo affondando il bisturi. Bisogna fare lavorare il cervello”. Per il segretario siciliano di Assostampa, bisgna puntare sull’innovazione, “creare giornali che abbiano un appeal profondamente diverso nei confronti dei lettori. Forse anche stanchi di acquistare prodotti che sembrano ancorati a vecchi schemi e fatti per una società che non c’è più”. E puntare sull’informazione online che dovrebbe crescere “accanto ai fratelli maggiori per accompagnarli nella loro terza età”.
Proprio sui new media non è mancata qualche critica. Pur riconoscendo le potenzialità dell’informazione online che sta proliferando in Sicilia, il segretario siciliano del sindacato della stampa, ne denuncia i rischi, sia dal punto di vista contrattuale (la crescita esponenziale di questo settore non sta avvenendo nell’alveo del contratto Fnsi-Fieg) che dal punto di vista della qualità dell’informazione:
“In verità ci sarebbe un modo per evitare tanta a volte voluta confusione- ha dichiarato Cicero- Affidarsi a giornalisti e ad un modello di professionalità certo che qualifichi così la stessa testata e la ponga al di sopra di quella informazione magma che a volte si riversa su di noi”.
Il settore, insomma, andrebbe regolamentato. E proprio per accendere i riflettori sui new media, Assostampa, Corecom e Odg stanno organizzando un convegno che si svolgerà ad Aprile a Palermo, il primo del genere in Italia.
A risollevare un po’ gli animi di una platea avvilita dai dati snoccialati da Cicero, è stato Riccardo Arena (foto a destra), Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, che con un intervento appassionato, si è soffermato sugli attacchi subiti dalla categoria da parte dei politici e della stessa magistratura: “Diamo fastidio e per questo ci attaccano. Ma, state tranquilli: questo mestiere non sta morendo e non morirà mai”.
La lotta, però, è dura. Come ha detto, qualche tempo fa, Vladimiro Zagrebelsky, “la stampa deve svolgere il ruolo di cane da guardia della democrazia, ma ci sono poteri che hanno forte la preoccupazione di assicurarsi che il cane non morda e sia prudente nell’abbaiare. Insomma, che non disturbi”.
LA RELAZIONE DEL TESORIERE DELL’ASSOSTASTAMPA SICILIA