Ars/ Legge sulle Province: se verrà impugnata il presidente Ardizzone e i burocrati di Sala d’Ercole perderanno la faccia

IL RICORSO DISCUTIBILE ALL’ARTICOLO 117 DEL REGOLAMENTO, CHE HA STRAVOLTO IL TESTO VOTATO DALL’AULA, E’ STATO MOTIVATO CON LA “SICURA SCONFITTA” DEL COMMISSARIO DELLO STATO”. SE NON SARA’ COSI’ CI SARA’ DA RIDERE. DOMANI, INTANTO TORNA IN SCENA IL MUTUO ‘ASCARO’ DA QUASI UN MILIARDO DI EURO

La settimana politica e parlamentare si dovrebbe aprire con la notizia della non-impugnativa, da parte dell’Ufficio del Commissario dello Stato, della legge sulla ‘presunta’ riforma delle Province. Questo, almeno, è quello che si attendono il Governo regionale e i ‘quartieri alti’ della burocrazia dell’Ars , che, di fatto, grazie al ricorso, molto discutibile, all’articolo 117 del regolamento di Sala d’Ercole, hanno riscritto la legge da cima a fondo.

Quello che è avvenuto la scorsa settimana all’Ars l’abbiamo raccontato. Lo riassumiamo alla luce di quello che potrebbe accadere tra oggi e domani. L’Aula ha discusso, per oltre un mese, una legge complicata. Ha approvato articoli un po’ contraddittori. I temi sono un po’ spinosi: c’è l’abolizione delle Province, la loro trasformazione in liberi (per modo di dire!) Consorzi di Comuni e l’istituzione delle aree-città metropolitane di Palermo, Catania e Messina (tre è un numero folle, considerato che in grandi Paesi europei se ne conta una sola: ma in Sicilia è tutto ‘speciale’).

A un certo punto, al di fuori dall’Aula, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha comunicato di aver disposto il ricorso all’articolo 117 del regolamento. A quest’articolo si ricorre quando, nulla confusione del dibattito parlamentare, si approvano testi di legge contradditori. In questo caso intervengono gli uffici per sistemarli. L’intervento non deve comunque fare venire meno quella che è la volontà dei parlamentari che hanno approvato la legge, impedendogli di impugnare la legge.

In questo caso gli uffici dell’Ars hanno stravolto completamente il senso della legge, riscrivendo interi articoli. Una cosa che non si dovrebbe fare. Uno stravolgimento della volontà parlamentare – e indirettamente della volontà popolare (come ai tempi del fascismo, quando Mussolini giustificava tutte le schifezze nel nome della ‘tecnocrazia’) – motivata dal fatto che, questa volta, bisognava assolutamente ‘sconfiggere’ l’Ufficio del Commissario dello Stato.

Alla luce di questa incredibile – e secondo noi illegittima – forzatura parlamentare, noi non possiamo che dare per scontata la non-impugnativa si questa legge. Anche perché, se gli uffici del Commissario dello Stato dovessero impugnare questa legge, la presidenza dell’Ars tutta (non ci sono state manifestazioni di dissidenza da parte dei due vice presidenti dell’Ars in ordine a quanto avvenuto) e gli alti burocrati dovrebbero andare a nascondersi per il resto dello loro vita, Perché la brutta figura sarebbe enorme.

Quanto al merito della legge, le opposizioni hanno detto che si tratta di un provvedimento-spot del Governo di Rosario Crocetta. Motivo: perché servirà un altro passaggio legislativo per assegnare le funzioni ai soggetti istituiti.

Ci permettiamo di dissentire. Perché, a nostro avviso, non si tratta di una legge-spot, ma di un’iniziativa legislativa che, al contrario, produrrà effetti politici e amministrativi.

In primo luogo, questa legge ha tradito l’articolo 15 dello Statuto: e questo è già un fatto politico rilevante. Lo Statuto parla di sostituzione delle Province con “liberi Consorzi di Comuni”: liberi significa che debbono essere gli stessi Comuni ad autodeterminarsi, mentre l’Ars, con questa legge, limita la libertà dei Comuni, tradendo lo spirito dello Statuto.

Il secondo aspetto importante è che, grazie a questa legge, il Governo di Rosario Crocetta ha evitato il ritorno al voto per rieleggere i presidenti e i consigli provinciali e ha sancito, almeno per un altro anno, il commissariamento delle stesse Province. Perché, bene che vada, per attribuire le fumzioni a queste creature amministrative un po’ ‘teratoligiche’ passerà almeno un altro anno. E Crocetta e il senatore Giuseppe Lumia avranno guadagnato un altro anno di gestione commissariale. Chiamali fessi!

Questo dovrebbe consentire alla politica siciliana tutta di depotenziare il personale delle Province, che per un altro anno verrà tenuto a bagno-Maria, magari con la speranza di ridurre i costi. Contemporaneamente, i dipendenti delle società collegate alle stesse Province, zitto tu e zitto io, dovrebbero essere ‘macinati’ (leggere licenziati).

I soldi ‘risparmiati’ a spese del personale delle Province (che secondo noi non farà una bella fine) e a spese delle società collegate alle stesse Province che verranno definitivamente sbaraccate serviranno per fare ‘cassa’, consentendo al Governo di organizzare clientele alternative, al momento più che mai ‘necessarie’, visto che tra due mesi si voterà per le elezioni europee.

Come si può notare, quella che verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione non è una legge-spot, ma un provvedimento che consente ampi margini di manovra clientelare. Da qui i nostri dubbi sul’ampia maggioranza che ha voluto questo provvedimento. E’ evidente che la ‘spartizione’ delle spoglie delle Province deve accontentare tante ‘bocche’.

Con molta probabilità, i deputati del gruppo parlamentare all’Ars dei grillini, che hanno votato questa legge, non parteciperanno a questa nuova ‘mangiuglia’ politica, amministrativa e clientelare. E questo rende inspiegabile il voto favorevole di questo schieramento politico a tale provvedimento.

La settimana politica e parlamentare che si apre oggi registra anche un’improbabile approvazione in Giunta del disegno di legge del Governo sulle variazioni di Bilancio. Se la cosa è vera questa manovra si dovrebbe materializzare tra oggi e domani all’Ars.

Il condizionale è d’obbligo, perché ormai assistiamo a una presidenza dell’Ars che, lungi dall’assicurare una gestione imparziale dei lavori d’Aula, organizza e partecipa attivamente alle ‘pastette’ preparate dal Governo in combutta con i vertici burocratici di Sala d’Ercole. Da una gestione del genere c’è da aspettarsi di tutto e di più.

In attesa di conoscere il testo del disegno di legge sulle variazioni di Bilancio (anche per capire da dove dovrebbero essere presi questi 300 milioni di euro annunciati in pompa magna dal Governo), c’è da vedere come finisce la sceneggiata sul mutuo da quasi un miliardo di euro.

Il presidente Crocetta e l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, hanno detto a chiare lettere che il disegno di legge sul mutuo è propedeutico all’approvazione della legge sulle variazioni di Bilancio. Ed hanno ragione: perché dei 950 milioni di euro del mutuo da far contrarre agli ignari siciliani, 650-700 milioni serviranno per pagare le imprese del Nord Italia (che poi dovrebbero essere molto ‘grate’ ai pagatori) e 250.300 milioni di euro, in barba alla legge, finiranno in spesa corrente per la Regione (cioè per la già citata legge sulle variazioni di Bilancio).

In pratica, la Regione per i due terzi circa si dovrebbe indebitare per risolvere i problemi di imprese non siciliane e per il terzo che residuerebbe per fare fronte alle spese correnti.

Bisognerà capire cosa succederà in Aula. Domani scade il termine per la presentazione degli emendamenti a questo folle disegno di legge. Le opposizioni hanno annunciato battaglia. Ma le ‘battaglie’ delle opposizioni dell’Ars le conosciamo già: di fatto – come scriviamo spesso – le uniche due forze politiche che si oppongono al Governo Crocetta sono Forza Italia e Lista Musumeci che, insieme, non hanno i voti per bloccare le iniziative del Governo.

Di fatto, spiace scriverlo, quella fatta fino ad oggi dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle non è un’azione politica e parlamentare di opposizione, ma di fiancheggiamento del Governo. Lo si è visto la scorsa settimana, quando hanno votato la legge sulle Province, accettando senza proferire parola il ricorso all’articolo 117 da parte della presidenza dell’Ars e del Governo.

Di fatto – gita, vota e firria – come diciamo noi in Sicilia, alla fine, i grillini, per motivi che ci sfuggono, finiscono sempre per sostenere il Governo Crocetta.

Sul mutuo hanno detto di essere contrari. E hanno annunciato le barricate. Noi, ormai, ci crediamo fino a un certo punto…


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