Erasmus generation

Flashback di Noemi Coppola

C’è una foto di Valencia della quale sono particolarmente orgogliosa. Siamo alla fermata dell’autobus, Rita, Luisa, Spela, Sanda e io. Tutte stanche e stravolte per colpa di quei delfini là, e delle foche, e della voliera a forma di pallina di gelato gigantesca di quelle che si prendono con quel cucchiaio d’acciaio speciale che forse ormai nessuno usa più, e dagli squali e dai torrioni e dagli alberi che crescono nel letto del fiume ormai asciutto e dai ponti sul fiume che non c’è più e dagli autobus che ci passano accanto e tu guardi dentro come se lui, il fiume, ci fosse ancora. E invece non c’è. Non c’è da tanto di quel tempo. E però c’è la gente che ci cammina in mezzo. Tra gli alberi e il terriccio e i sassi, e allora immagini che cosa potrebbe succedere se un giorno, di punto in bianco, l’acqua decidesse di ritornare e ritornasse e li sommergesse mentre loro non se l’aspettano. Tipo gli egiziani in mezzo al mar Rosso e cose così. I valenciani in mezzo al fiume. Il fiume che s’incazza per essere stato deviato e allora si vendica. E i traditori muoiono. E magari muoiono anche un paio di turisti innocenti che erano lì dentro solo perchè un valenciano gliel’aveva consigliato, fate pure una passeggiata dentro al fiume che non c’è più, e invece lui poi torna, ma i fiumi non distinguono i colpevoli dagli innocenti. Loro rivogliono il loro letto e chi c’è c’è, in mezzo. Chi c’è c’è e amen. Sai che divertimento. Beh, insomma. Non eravamo in mezzo al fiume, noi. Bensì alla fermata dell’autobus ad aspettare. Troppo imbruttite dalla stanchezza per lasciarci sfiorare dall’eventualità di immortalare il momento. All’idea Spela rabbrividisce a tal punto che tre due uno fa dietrofront, mi dà le spalle e mi dice secca e concisa che lei non vuole essere fotografata. E però io sono sempre stata dell’idea che molti momenti, anche se lì per lì non sembra, vale la pena immortalarli comunque. Perchè sono là, e tu sei in mezzo a loro e non ci sarai un’altra volta. E qualsiasi cosa stessi facendo, un secondo o un minuto o un’ora o un giorno dopo non tornerai a farla. Non nello stesso modo. Non alla fermata dell’autobus. Non a Valencia. Perciò ho scattato. E non si vede il mio giubbotto di jeans e non si vedono i sandali di Sanda né la felpa rossa di Spela né lo zaino marrone di Luisa. C’è il marciapiede deserto davanti a noi e infinito. Deserto eccetto per una persona che si vede in lontananza, sfocata. Ai bordi degli alberi alti e sottili tipo cipressi o tipo delle siepi allungate senza tronco, e adesso non mi ricordo di preciso, ma sembrano proprio degli alberi. Una fila di alberi. A sinistra il semaforo che è appena diventato verde. A destra la serie interminabile di scalinate delimitate da piccoli portici alla Gaudì, rivestiti di ceramica bianca e blu. Più in là, in lontananza, un semaforo che è ancora rosso. E una macchina che ha appena superato quello verde ma che sa già che dovrà fermarsi. Oppure rallentare e far scattare il prossimo via libera. Uno stralcio di strisce pedonali. Oltre la strada palazzi alti e moderni ma belli. Due nuvole quasi completamente dissolte nel cielo che è giallo in fondo, poi azzurro, poi blu, poi blu scuro più su. La luna è venuta che sembra un’impronta digitale lasciata col gesso su una lavagna. E noi non si vede ma siamo lì dietro. E non lo sappiamo ancora, ma l’autobus arriverà di lì a qualche secondo. E io e Sanda e Spela saliremo. Luisa e Rita invece no. Decideranno che non resistono, che devono proprio andare in bagno e che torneranno a piedi.
Il mio giubbotto di Jeans, la felpa rossa di Spela, i sandali di Sanda sul bus. Sul bus pieno zeppo. Nella foto non si vede. Ma io lo so.
 

Erasmus generation di Manuela Frudà

Ma allora è vero che dall’Erasmus non si ritorna mai veramente???
Cioè si ritorna fisicamente,in carne e ossa,ma con testa e cuore si rimane ancora lì…
Si riprende la vita di sempre in patria,ma la testa continua a ragionare come se non si fosse mai tornati,si continua a pensare:”l’anno scorso di questi tempi stavo per partire” oppure “a quest’ora ero in questo locale”o ancora “come oggi c’era quella festa troppo guay”…e tutto questo ancora dopo ben 4 (dico 4) mesi???!!!
Ovvero,è tipo una malattia,latente ed invisibile.Ti sembra di esserne guarita ed invece in maniera subdola,da un giorno all’altro,all’improvviso,quando meno te l’aspetti, rincontri qualcuno,scambi quattro chiacchiere,magari passano alla radio quella canzone che ti fa tanto pensare all’O’Connell periodo Ottobre(do you know what I mean Stefy? Love generation…)o al Cafè de la Sal (tutta la gamma di brani hip hop di quest’ultimo anno)…ed eccoti ripiombata nella nostalgia più avvolgente e devastante.Ed ecco sfilare sotto i tuoi occhi(in realtà nella tua mente,ovviamente)tutta la carrellata dei personaggi improbabili e assurdi e adorabili che hai conosciuto durante quella splendida “parentesi” che si chiama Erasmus:il papa,il puto francès,il minchione,il varesotto,il logorroico(pepsipepsipepsi…entiendes?entiendes?entiendes?),il lupo solitario,mr.bean,le splendide amiche………………..
Ed ecco apparire i luoghi più frequentati con tanto di serate esemplari relative sotto forma di rapide diapositive:O’Connell(memorabile Halloween),il Cafè de la Sal(la sera di Granada),il J Hendrix(milioni di volte:la mia despedida,le partite di biliardo,Raul che mi regala le chapas),Il Clan Cabaret(notte afosa di giugno con austriaco che mi corteggiava),il Pixies(la mia ultima noche ad Alicante e birra offerta da Toby),il Mono(Carnevale,l’incontro con il MacroPorro),la Noche(i balli sfrenati con le spagnole),il Cascorron(il mojito nella teiera) e ancora il Directo,il Confetti,il Box,il Puerto….Ay!!!!E vogliamo mettere la Mercadona?Il luogo deputato per eccellenza alle pubblic relations…Insomma,è tutto molto vivido e presente.Anche troppo.Non è un buon segno!Ma capperi,sono sopravvissuta alla pesantissima rottura con il mio ex dopo mezza vita insieme e vuoi che non sopravviverò alla nostalgia canaglia di sette mesi passati in Spagna???
La sindrome del rientro-non rientro incombe e avanza…ed è per qusto che mi sto organizzando per ripartire.As soon as posible.
Intanto bentornata in Sicilia Giulia,pensavamo sinceramente che non ti avremmo mai più riavuta fra di noi!!!

 

Me ne sono uscita di Valentina Miraglia

Qualcuno avrà pensato tipo che ero morta o cose così.
no.
sono qui.
tele2 ha deciso di ridarmi internet che mi spetta per contratto.
e quindi ora ho tempo di riflettere.
ma nulla da scrivere in fondo.
ho preparato la tesi, la consegno settimana prossima.
avrei voluto più tempo per falra bene come si deve.
ma non l’ho avuto. colpa mia, in parte si.
quindi sembra che a novembre finirà la mia splendida carriera universitaria.
e poi…..
e poi non lo so.
e tutto nebbia.
ho alcune certezze, ma ho grandi satli da fare, tanto da rischiare e poco di certo nelle mani.
però ho me.
(qualcuno penserà CHE CUL*..)
e quindi avanti foh yeah.

ci sono rimasta sotto comunque.
non sono sicura di questo blog, il titolo non rispecchia esattamente la condizione in cui mi trovo.
erano altri tempi, quelli.
era malaga, erasmus.
vi rimando al blog di manu, lei ha scritto tutto quello che un ex-erasmus prova.
e che nessuno dica che non c’è passato. perchè non ci credo.
allora buona serata.
e fortuna ragazzi.
che aiuta gli audaci.
ed è vero.
(o almeno spero, se no non mi resta neanche questo).


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