Istat: in Italia diminuiscono i fan dei libri. Il sonno dell’intelletto?

di Viviana Di Lorenzo

Una recente indagine Istat  ha rivelato che, nel 2013, i lettori italiani sono diminuiti del 3% rispetto al 2012. Sembra, infatti che sei italiani su dieci non leggano nemmeno un libro all’anno. Questa può sembrare una notizia poco grave rispetto a quelle che ogni giorno arrivano nelle nostre case, ed in effetti è così.

Ma se ci riflettiamo un attimo, possiamo fare un semplice ragionamento, cioè: leggere è una delle prime cose che ci insegnano a scuola e che ci consente di andare avanti con gli studi. È da sempre noto che attraverso la lettura, impariamo a conoscere il mondo, ad aprire la nostra mente e a guardare oltre le apparenze. Sembra impossibile, che tutto ciò avvenga solo grazie ad un oggetto così comune come un libro. Ma, in realtà, dietro le parole di un testo, si nascondono degli stimoli che aiutano il lettore a maturare.

Se, fin da piccoli, ci ripetono che è importante ed arricchente leggere, perché quando cresciamo ce ne dimentichiamo? Forse perché in fondo non siamo stati educati alla lettura. I bambini, leggono con piacere o pensano alla lettura solo come ad un compito assegnatogli dagli insegnanti?

Probabilmente è necessario che l’importanza dei libri, venga manifestata e trasmessa in modo più convincente durante gli anni scolastici, non solo dai professori, ma anche e soprattutto dai genitori.

Mi viene in mente un elenco di “consigli” scritti da Gianni Rodari, che lessi a scuola e che ricordo tutt’ora, cioè “Nove modi per insegnare ai ragazzi a odiare la lettura”. Con semplici frasi, l’autore fa un’analisi esatta dei possibili motivi per i quali i ragazzi non amano leggere e ci aiuta a riflettere sugli eventuali errori che fanno gli adulti, quando cercano di convincerli a farlo. Probabilmente il bambino è più legato alla tv, ai videogames, non sopporta che gli venga obbligato di leggere e non si sente spinto a farlo perché del resto, i suoi genitori non hanno mai letto con lui o per lui, dunque preferiscono far altro.

Questi sono alcuni dei nove motivi, descritti da Rodari, che secondo me rispecchiano la verità. È importante che i genitori per primi, leggano ai bambini fin da quando sono piccoli e che continuino a farlo insieme a loro, quando imparano a leggere. Gli insegnanti, che hanno il compito di istruire, dovrebbero presentare la lettura come una possibilità di accendere la fantasia, l’immaginazione e la distrazione dal mondo reale, e non solo come un compito per casa; scoprire gli interessi dei ragazzi e proporre nuovi libri da leggere, oltre ai classici che sono comunque fondamentali per la nostra cultura.

Forse troppa tecnologia sta allontanando sempre di più i ragazzi e gli adulti dai libri. Questi ultimi, stanno pian piano lasciando lo spazio a quelli in formato digitale, e probabilmente i giovani, preferiscono guardare film tratti da libri, piuttosto che leggerli, perché ciò richiede meno tempo e meno “fatica”.

Credo che il dato fornitoci dalla ricerca ISTAT sia significativo, perché dovrebbe farci riflettere su un cambiamento importante che riguarda uno stile di vita diverso. Prima i libri erano considerati uno dei modi migliori per evadere dalla quotidianità, oggi forse si preferisce farlo con facebook o twitter. Si preferisce vivere una vita virtuale, attraverso i giochi che simulano attività o mestieri, piuttosto che dedicarsi ed impegnarsi davvero nelle attività reali.

Dovremmo capire che, leggere non serve solo ad accrescere il bagaglio culturale di ognuno, ma ci aiuta a nutrire il nostro intelletto ed è uno dei motori principali che permette al pensiero di nascere e muoversi durante tutto l’arco della vita.

Insomma, credo che sia necessario, riflettere sul dato fornitoci dalla ricerca e partire proprio da questo, per contribuire ad un cambiamento dell’educazione dei più piccoli, ma anche dei più grandi perché in fondo non si finisce mai di imparare.


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