Ars/ Si blocca la manovra finanziaria: serve un ‘taglio’ secco di 700-800 milioni di euro

ROMA AVREBBE GARANTITO CHE IL BILANCIO 2014 PASSERA’ PERCHE’ IL DEFAULT DELLA SICILIA PROVOCHEREBBE PROBLEMI DI RATING ALL’ITALIA. MA IL ‘BUCO’ DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO DEVE ESSERE QUANTO MENO DIMEZZATO. SENNO’ A TAGLIARE CI PENSERA’ IL COMMISSARIO DELLO STATO A COLPI DI IMPUGNATIVE

Ad inizio della settimana che si è appena conclusa avevano detto: “Andremo avanti a oltranza fino all’approvazione della manovra economica e finanziaria”. Ma stanotte, dopo sei lunghi giorni di dibattito – in parte vero, in parte finto – i lavori di Sala d’Ercole sono stati interrotti. Si riprenderà domani. Oggi, domenica 12 gennaio, riposo.
O forse una pausa di riflessione. Perché, al di là dei comunicati, delle votazioni d’Aula, degli argomenti affrontati – precari, coppie di fatto, Ircac, agricoltura e via continuando – lo scenario è critico. Il rischio, più che mai concreto, è che l’impianto sbilenco di una manovra nata male e gestita peggio, si sbricioli come un castello di sabbia.
Proviamo a raccontare non quello che si dice in Aula, ma quello che va in scena a qualche chilometro di distanza da Sala d’Ercole, negli ovattati uffici del commissario dello Stato per la Regione siciliana, e lungo l’asse Palermo-Roma. Che succede?
Succede, cari lettori di LinkSicilia, che la manovra messa in campo dal Governo regionale di Rosario Crocetta, dall’assessore all’Economia, Luca Bianchi, da qualche alto dirigente dell’Ars non tiene. Non può tenere. Se è passata, a vuoto, un’intera settimana, ebbene, questo è accaduto non perché a Sala d’Ercole i lavori sono andati a rilento, ma perché le ‘trattative’ – quelle vere – tra Governo, Ars, uffici del commissario dello Stato e Governo nazionale si sono bloccate. E si sono bloccate perché il Governo Crocetta e l’Ars non sanno cosa fare.
Crocetta e Bianchi pensavano – o meglio si illudevano – di avere l’asso nella manica. Sanno benissimo che nei conti della Regione c’è un ‘buco’ da un miliardo e mezzo. Ma hanno avuto da Roma la garanzia che la Regione non andrà in default. Non perché Roma ci fa sconti – figuriamoci! – ma perché il dissesto finanziario della Sicilia scatenerebbe contro l’Italia le agenzie di rating.
Dunque, Roma si prenderà comunque 800 milioni-un miliardo di euro dai conti della Regione. E ci lascerà un ‘buco’ da un miliardo di euro. Ma non ci faranno fallire. Forti di questa ‘garanzia’ – chiamiamola così – Crocetta e Bianchi pensavano, si illudevano di portare a casa Bilancio e Finanziaria giovedì o, al massimo, venerdì scorso. Ma, invece, è successo qualcosa. Cosa?
E’ successo che, sommessamente, l’ufficio del commissario dello Stato ha fatto sapere di non sentirsi vincolato a soluzioni pasticciate. Ovvero: nel complesso, Bilancio e Finanziaria 2014 passeranno, ma non è detto che non ci siano impugnative…

Proviamo a essere più precisi. L’Ars, se lo vuole, può anche varare la manovra così com’è. Ma, se ciò accadrà, non ci saranno sconti. La ‘scure’ del commissario dello Stato potrebbe abbattersi su quelle parti della manovra ‘deboli’, intervenendo là dove la politica, fino ad ora, non è intervenuta. 
Insomma, per dirla in breve, l’impugnativa potrebbe colpire tutta la parte delle spese, là dove la copertura finanziaria è fragile. O inventata. Lasciando passare il resto della manovra.
La prospettiva, per il Governo e per tutta la politica siciliana, è tremenda: perché l’impugnativa potrebbe bloccare oltre un miliardo di euro di spesa.
E’ su questo punto che, grosso modo, tra mercoledì e giovedì, si è praticamente bloccato tutto.
Il segnale è chiaro: le regolazioni contabili debbono essere pari a 700 milioni di euro? E tali debbono essere. Non un euro in meno. Idem per i fondi di riserva. Idem per il fondo rischi da appostare per fronteggiare la montagna di residui attivi.
Fuori dai tecnicismi: c’è un miliardo e mezzo di ‘buco’? Bene. Governo e Ars dimostrino buona volontà. Taglino, loro, da 700 a 800 milioni di euro di spese. Altrimenti a ‘tagliarli’ ci penserà l’ufficio del commissario dello Stato.
Questa prospettiva, lo ripetiamo, ha determinato la ‘rottura’ dei telefoni. Con Governo e Ars che non sanno da dove iniziare a tagliare. Ma non hanno molto tempo. Anche perché, ormai, non ci sono più le condizioni per l’esercizio provvisorio. O meglio, non ci sono più le condizioni per l’esercizio provvisorio con la proroga dei precari. Perché, a questo punto, l’impugnativa sarebbe quasi automatica.
Governo e Ars si sono presi un giorno di pausa perché, in queste 24 ore, debbono decidere di effettuare tagli per 700-800 milioni di euro. Cosa tagliare?
Qualcuno, ieri, ipotizzava di effettuare un’ulteriore ‘sforbiciata’ ai forestali. In pratica, una riduzione del monte ore. Un’altra ipotesi che circola in queste ore è la riduzione del monte ore per i precari: 24 ore settimanali invece che 36.
L’unica cosa che Governo e Ars non dovrebbero fare è l’ulteriore stretta sulla sanità pubblica. Perché già sulla sanità pubblica siciliana si sta misurando il vero fallimento – un fallimento quasi integrale – del Governo Crocetta e dei suoi alleati.
In un anno di Governo, infatti, Crocetta e l’assessore Lucia Borsellino, con l’avallo della presidenza della Commissione Sanità dell’Ars, non hanno fatto altro che ridurre pericolosamente la qualità del servizio sanitario pubblico. Taglio di servizi, stretta sui medici, stretta sugli infermieri, Pronto soccorsi ridotti al lumicino. Posti letto che mancano. Punti nascita chiusi. Una vergogna.
Il tutto per mantenere in piedi la spesa pubblica improduttiva e per provare, persino, a speculare sullo stesso settore sanitario, favorendo i privati: vedi lo scandalo del ‘caso’ Humanitas. Una doppia vergogna.
Tra l’altro, appena qualche giorno fa, con un anno di ritardo – e perché costretto dagli eventi – il Governo ha già annunciato il ‘prelievo’ di 100 milioni di euro dalla spesa farmaceutica. Soldi che, con molta probabilità, serviranno a fronteggiare la voragine della spesa pubblica improduttiva e non certo a sostenere, com’è è stato detto, la spesa socio-sanitaria.
Morale: nel giro di qualche giorno Governo e Ars dovranno annunciare e mettere in atto una ‘contromanovra’ di 700-800 milioni di euro. Non andando a incidere sulla sanità pubblica – come pensa qualche deficiente – ma andando a tagliare la spesa improduttiva.


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