Foto di Dario De Luca

Elezioni a Catania, Giuffrida presenta la lista insieme a Ingroia. «Nessun accordo con i partiti»

«Conosco Giuseppe Giuffrida da qualche settimana ma è stata sufficiente per essere conquistato dal suo programma perché parte da una priorità che è quella della lotta alla mafia». Con queste parole l’ex magistrato Antonio Ingroia, fondatore di Azione Civile, ha ufficializzato il proprio supporto al progetto Catania Risorge del candidato a sindaco Giuseppe Giuffrida. Ieri pomeriggio, all’interno del teatro Fellini di via Enna, la presentazione della candidatura civica e quella della lista. Ventisei nomi da affiancare alla squadra di assessori designati. Per svelare quest’ultimi bisognerà attendere ancora un po’ «perché aspetto la conferma di due nomi che ho in mente», spiega Giuffrida prima dell’inizio. All’orizzonte non dovrebbero esserci accordi o passi indietro con altri candidati civici nonostante qualche interlocuzione. «Ho fatto la scelta di mantenere le distanze dai partiti – spiega Giuffrida – Avvicinarsi a loro significherebbe tradire coloro che hanno scelto di sostenere la mia idea. Ho incontrato il professore Maurizio Caserta, ma prima della sua candidatura, oltre a Lanfranco Zappalà. Con quest’ultimo ho avuto un ottimo colloquio ma non abbiamo approfondito discorsi di altro tipo».

«Purtroppo la cattiva politica in Sicilia ha vinto, basta guardare come a Palermo il candidato sindaco sia stato scelto da Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri – spiega Ingroia – Le stesse cose stanno succedendo a Catania. Però c’è tutta una parte di persone disilluse, rasseggnate e che non vanno più a votare. Noi guardiamo a loro per dire che c’è una speranza di cambiamento». Tra i candidati della lista di Giuffrida c’è anche Luana Ilardo, figlia dell’ex boss di Cosa nostra Luigi – ucciso il 10 maggio 1996 a Catania – che, da infiltrato con il nome in codice Oriente, aveva condotto il Ros dei carabinieri fino al covo di Bernardo Provenzano. Era il 1995 ma quel giorno i carabinieri decisero di non intervenire riuscendo ad acciuffare il padrino corleonese soltanto nel 2006. Una storia avvolta nel mistero con la figura di Luigi Ilardo che è stata anche al centro dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia dei pubblici ministeri di Palermo.


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