Teatro Massimo, sindacati all’attacco: “Gestione padronale e di piccolo cabotaggio”

E’ DURATA POCO LA TREGUA SIGLATA QUALCHE SETTIMANA FA. IN UNA LETTERA DAI TONI ROVENTI CGIL, CISL E UIL DICHIARANO LO STATO DI AGITAZIONE DEI DIPENDENTI. POMO DELLA DISCORDIA: MANOVRA SUL PERSONALE (SUPPONIAMO PER ‘RISPARMIARE’ SECONDO I PRECETTI DEL GOVERNI MONTI E LETTA-ALFANO-BILDERBERG)

E’ polemica sulla gestione del Teatro Massimo di Palermo. Dopo la recente visita nel capoluogo siciliano del Ministro dei Beni e delle Attività culturali, Massimo Bray, e dopo quello che sembrava un accordo tra organizzazioni sindacali a Comune di Palermo (per statuto il presidente del Teatro lirico della città è il Sindaco), tornano i veleni.
A denunciarli sono i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil che parlano senza mezzi termini di “gestione padronale” e di “piccolo cabotaggio”. In una lettera indirizzata ai tutte le autorità che si occupano della Fondazione Teatro Massimo di Palermo (Commissario Straordinario Dott. Carapezza Guttuso; Capo del Personale Dott. F. Ferrante; e, per conoscenza, al Ministro dei Beni Culturali, al Commissario Straordinario MIBAC per le Fondazioni Lirico-Sinfoniche, al Presidente della Regione siciliana, all’Assessore al Turismo della Regione siciliana, al Sindaco di Palermo e Presidente Fondazione Teatro Massimo, all’Assessore alla Cultura del Comune di Palermo) i sindacalisti ne raccontano di cotte e di crude.

“Solo poche settimane fa, il 16 ottobre scorso – scrivono i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil – unitariamente abbiamo rigettato l’ipotesi di discutere a qualsiasi titolo gli esuberi del personale all’interno del Teatro Massimo di Palermo, in assenza di un Piano Industriale triennale che ci consentisse di prevedere forti azioni di rilancio delle attività e del futuro del Teatro; avevamo chiesto di verificare il livello di applicazione e solvibilità dell’Accordo Sindacale del 29/5/2013, dove i lavoratori e il sindacato si erano assunti l’onere di scaricare ben 1 milione di euro sul costo del lavoro, determinando fino al 31 dicembre una sostanziale riduzione del salario”.
“Appena pochi giorni fa – prosegue la nota sindacale – abbiamo accolto con moderato ottimismo le dichiarazioni del Ministro Bray e del Commissario Straordinario per gli Enti Lirici, che hanno rassicurato le O.O.S.S che il “ decreto salva teatro” non va visto come un mero ammortizzatore sociale o una zattera di salvataggio, ma va vissuto ed applicato come un opportunità per piani di sviluppo in grado di supportare la crescita dell’intero settore, i Piani Industriali dei Teatri non debbono essere ridotti ad una mera riduzione dei costi, ma essere trasformati in veri e propri piani di produzione”.
“Con queste sostanziali premesse – dicono i sindacalisti – la Direzione del Teatro Massimo di Palermo, in controtendenza con tutto il percorso di risanamento condiviso con le Organizzazioni Sindacali ed in totale distonia con le sopra citate valutazioni, ha attivato alcune mobilità interne di personale in assenza di alcun confronto con le O.O.S.S, producendo una oggettiva discriminazione tra tutti i lavoratori, preso atto che manca qualsiasi elemento di contrattazione collettiva relativamente ai requisiti e ai criteri che hanno determinato tali scelte, oltre ad aver negato una legittima trasparenza nel condividere dei bandi interni che potessero coinvolgere tutto il personale, non si è tenuto conto di nessun organigramma funzionale della Fondazione, dell’anzianità di servizio, dei titoli di studio, producendo un atto di arroganza gestionale”.

“Questa è un’Azienda pubblica che gode di importanti risorse pubbliche – osservano i sindacalisti – che assolve ad una funzione pubblica di Teatro lirico della città di Palermo e non può essere gestita come un Azienda padronale di piccolo cabotaggio, non si può parlare di esuberi e spostare la gente da un reparto all’altro producendo inopportuni incrementi salariali e promozioni a discapito del futuro dei lavoratori, predeterminando al buio condizioni di discriminazione occupazionale”.
“La Direzione aziendale – concludono i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil – si è assunta una grande responsabilità nel rompere il rapporto relazionale con le organizzazioni sindacali e introducendo palesemente elementi di divisione tra i lavoratori”.

Le Segreterie provinciali delle tre organizzazioni sindacali

“Diffidano
l’Azienda a proseguire in tale direzione, chiedono l’annullamento formale e sostanziale di tutte le decisioni unilaterali assunte.

Invitano
le Istituzioni in indirizzo a supportare un’azione di trasparenza e pubblica gestione della vita di questa importante istituzione culturale siciliana.

Proclamano
lo stato di agitazione riservandosi di individuare le iniziative di lotta a sostegno degli interessi dei lavoratori”.

 

 

 

 

 

 

 


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