Come al solito, l'italia si conferma il paese dei paradossi
Doppio stipendio pubblico: il Giudice che condanna il dirigente ora fa lo stesso…
COME AL SOLITO, L’ITALIA SI CONFERMA IL PAESE DEI PARADOSSI
Sembra una barzelletta, invece è un fatto vero. E somiglia ad una di quelle farse tragi-comiche che rappresentano bene il nostro Paese. La storia è questa: un giudice della Corte dei Conti, che ha condannato un dirigente pubblico perché percepiva il doppio emolumento si ritrova nell’occhio del ciclone per lo stesso motivo.
Parliamo di Daniela Morgante, assessore al Bilancio al Comune di Roma e magistrato contabile in Puglia. I giornali nazionali, per settimane, hanno posto il tema dell’opportunità che un giudice contabile, impegnato in Puglia nelle funzioni di controllo della spesa pubblica, al tempo stesso metta mano al bilancio di una città come Roma percependo due stipendi.
Ma la vicenda si colora ulteriormente se si scopre che, proprio Daniela Morgante, è il giudice estensore dell’ormai famosa sentenza 1355/2011 con cui la Corte dei Conti pugliese ha condannato un dirigente della Regione Puglia al risarcimento danni proprio perché aveva percepito un doppio stipendio pubblico.
Il caso è quello di Luca Celi, dirigente del Dipartimento Programmazione e, contemporaneamente, amministratore della società Finpuglia (lIrfis pugliese) che ha dovuto risarcire 60 mila alle ‘casse’ pubbliche.
Oggi sul giudice estensore di quella sentenza veleggia il dubbio che faccia la stessa cosa del condannato. “L’Italia è un Paese straordinario – diceva Forattini in una delle sue vignette. Aggiungendo: “Vorrei tanto fosse normale”. E, in effetti…
Abbiamo ricordato questa sentenza ieri, a proposito dell’intervento dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione, sulla mancata applicazione in Sicilia del Decreto 39 (norme su inconferibilità e incompatibilità di incarichi). Nell’articolo abbiamo fatto riferimento al caso di Patrizia Monterosso, segretario generale della Presidenza della Regione e componente del cda dell’Irfis, società finanziaria regionale.
Una sanatoria l’ha salvata dalla inconferibilità, ma per lei, come per molti altri, Morgante inclusa, resta aperta la questione della doppia retribuzione.