Durante la seconda giornata del Taormina FilmFest Carlo Verdone, dopo la visione del suo ultimo film "Il mio miglior nemico", si è dimostrato pronto al confronto con il pubblico e a simpatiche gag
Carlo Verdone: parte II
Un mix intenso e coinvolgente di emozioni, la ricerca di sè stessi e la presa di coscenza del bisogno dell’altro per sopravvivere. Questi i contenuti de “Il mio miglior nemico” presentato in apertura della seconda giornata del Taormina Filmfest, diretto e interpretato da Carlo Verdone accanto ad un eccellente Silvio Muccino.
Il film, caldamente accolto da una magra platea, porta in scena un tema molto attuale e spesso presente nei film del regista romano: lo scontro generazionale. Tre i personaggi principali, ognuno caratterizzato da una personalità ben delineata. Orfeo, un ventenne deluso dalla madre che si accorge di vivere una vita mediocre e di meritare una famiglia e l’affetto di un padre che non ha mai avuto.
Achille, ricco borghese, padre totalmente assente che si è fatto alle spalle della moglie che tradisce con la cognata. Infine Cecilia, figlia delusa da un padre apparente e spiraglio di una vita migliore per Orfeo. Parlando del suo ultimo lavoro, Carlo Verdone lo definisce uno dei suoi film più riusciti, in quanto attraveso un riso amaro causato da episodi divertenti ma in realtà tragici, riesce a trasmettere al pubblico il malessere del personaggio.
A movimentare la lezione ci ha pensato un’aspra critica mossa allo stesso Verdone da un giornalista locale, che lo accusava di superficialità e addirittura di “cialtroneria”, facendo riferimento soprattutto a “Gallo Cedrone”. Nella totale disapprovazione del pubblico, l’attore si è difeso sostenendo che ciò che egli mette in scena può essere facilmente frainteso, ma in realtà ha sempre cercato di conciliare comico e tragico creando una comicità costruttiva che diventa “critica di costume”. Durante la lezione il regista si è soffermato sui propri esordi cinematografici, parlando della sua esperienza al centro sperimentale di cinematografia di Roma e della propria carriera di attore, cominciata in un teatro sperimentale nel quale recitava un monologo che gli permetteva di interpretare otto personaggi differenti che diventeranno poi otto dei suoi “tipi”. E chi è che di noi non ha riso con loro!
Le lezioni di cinema del maestro Verdone terminano qui. Ma per i palati buoni domani ci attende la visione de “Il Postino” dell’indimenticabile Massimo Troisi.