Sicilia ‘Capitale’ della cultura? Ma quando mai. Dal Rapporto Federculture 2013, siamo agli ultimi posti…

UN DATO DEFINISCE IL FALLIMENTO INTEGRALE DELLE POLITICHE CULTURALI DELLA SICILIA, CHE REGISTRA 3,7 MILIONI DI INGRESSI E 13,5 MILIONI DI INCASSI. POCHISSIMO RISPETTO D ALTRE REGIONI ITALIANE: LA SOLA POMPEI REGISTRA 2,5 MILIONI DI VISITE 17 MILIONI DI EURO DI INCASSI

Se, come ha detto, a Palermo, il presidente di Federculture, Roberto Grossi, presentando il Rapporto Annuale 2013 “Una strategia per la Cultura. Una strategia per il Paese”, “anche, e forse soprattutto, in Sicilia il rilancio economico e sociale non può che passare attraverso il comparto culturale”, allora la ripresa è più lontana di quello che si pensa. (a sinistra, foto tratta da siracusaonline.it)

La nostra regione, ancora meno delle altre d’Italia, dimostra di non saper cogliere le opportunità che risorse come la cultura e il turismo le offrirebbero per tornare a imboccare la via dello sviluppo. Il nemico – anzi, i nemici – sono i soliti: la cattiva gestione delle risorse, che chiama in causa la politica che deve fare le scelte e chi, poi, deve attuarle, e la burocrazia.

“La Sicilia – secondo Grossi – detiene il 26,4% del patrimonio culturale nazionale, ma attrae solo il 9,2% dei visitatori. La produzione culturale così come i consumi delle famiglie sono crollati ben al di sotto della media nazionale”.

Non male, per una regione dove tre città, Palermo, Catania e Siracusa, si candidano a ‘Capitale europea della Cultura’ per il 2019.

Veniamo ai dati inseriti nel Focus Sicilia: nel 2012, dopo dieci anni di crescita, la spesa per cultura e ricreazione delle famiglie italiane è calata del 4,4%. Il valore complessivo nel 2012 è di circa 69 miliardi di euro pari al 7,1% della spesa totale delle famiglie. In Sicilia, dove gli ultimi dati disponibili si fermano al 2010, siamo ben al di sotto della media nazionale, con una spesa familiare per cultura e ricreazione del 5,8% sulla spesa totale e molto distante dalla regione italiana i cui abitanti spendono di più, il Piemonte, con l’8,8%.

Crolla anche la fruizione culturale Sicilia: su questo fronte i valori sono in linea con quelli nazionali. Nella regione il calo della fruizione culturale riguarda praticamente tutti gli ambiti, fanno eccezione solo il teatro (+4,8%), musei e mostre (+1%) e il cinema (+2%). La generale contrazione dei consumi culturali è confermata anche dai dati sulla spesa del pubblico per le attività di spettacolo che, in Sicilia come nell’intero Paese, registra diminuzioni anche a due cifre, in particolare per il cinema, -20,9%, per il teatro, -8,7%, e addirittura un crollo del 44% della spesa per mostre ed esposizioni e del 34% per lo sport.

In linea con quanto succede nei siti del resto della Penisola, in Sicilia, nell’ultimo anno, sono diminuiti sensibilmente i visitatori di musei e aree archeologiche, -3,2%, e sono diminuiti gli introiti: – 6,3%. In particolare, la diminuzione è stata netta per i visitatori paganti che crollano del 9,2%, a differenza degli ingressi gratuiti che invece aumentano del 4%.

Nell’analisi dei dati regionali la Sicilia risulta quarta tra le regioni i cui siti culturali sono più visitati, dopo Lazio, Campania e Toscana. Ma i suoi 3,7 milioni di ingressi e 13,5 milioni di euro di incassi sono in proporzione lontani da performance di altre regioni, se si pensa che la sola Pompei, in un anno, registra 2,5 milioni di visite e circa 17 milioni di introiti. Inoltre con 111 siti culturali, tra monumenti, musei e aree archeologiche, la Sicilia detiene il 26,4% del patrimonio culturale nazionale (con riferimento ai siti statali), ma attrae solo il 9,2% dei visitatori di questi beni, e incassa il 10,6% degli introiti totali.

Inoltre, nella nostra Isola non mancano casi di musei e siti visitati da una manciata di persone e con incassi di poche centinaia di euro. E’ il caso, per citare un esempio, del Museo Civico di Polizzi Generosa, in provincia di Palermo, che con i suoi 1.023 visitatori annui, di cui appena 159 paganti, ha visto entrare nelle sue casse solo 280 euro.

In relazione a questi, Cobas/Codir e Sadirs, i sindacati maggiormente rappresentativi della Regione siciliana – propongono la moratoria di un anno sulle gratuità per l’accesso ai musei e alle aree archeologiche con la sola eccezione della categoria delle scolaresche.

“In un momento di così grave carenze di risorse – dicono i responsabili per il settore beni culturali dei sindacati autonomi Cobas/Codir e Sadirs, rispettivamente, Michele D’Amico e Giuseppe Salerno – riteniamo che si debba provare (con l’eccezione degli studenti) a chiedere a tutti coloro che amano e frequentano i beni culturali di rinunciare per il periodo di un anno alle gratuità, per fare un gesto di solidarietà verso un settore che paga gravemente la carenza di risorse e che è messa in pericolo proprio da questa carenza di risorse. A tal fine chiediamo al Governo regionale di normare tale moratoria, finalizzando le risorse rinvenienti da questa misura straordinaria al potenziamento dei servizi erogati nei siti con l’estensione degli orari di apertura e il rafforzamento delle dotazioni dei siti archeologici e museali”.

Un certo ritardo della Regione si evidenzia, poi, anche dai dati sulle industrie culturali. Il settore della produzione culturale e creativa, come descritto da dati recenti, nel Paese produce circa 75,5 miliardi di valore aggiunto ed impiega 1,4 milioni di occupati.

Questo ampio settore in Sicilia ha sicuramente ancora ampi margini di crescita visto che ad oggi il valore aggiunto prodotto è di 2,4 miliardi di euro (il 3,3% del totale) e gli occupati sono 60.000 (il 4,4%). La Regione in testa alla classifica nazionale, la Lombardia, nel settore culturale creativo produce un valore di quasi 19 miliardi e impiega 290 mila lavoratori.

Il calo è ancora più evidente se si analizzano i dati relativi alla spesa. Quella effettuata dal pubblico delle attività di spettacolo in Sicilia, nel 2012, pur a fronte di un incremento complessivo dell’8,7%, diminuisce del 10% per i concerti, del 20% per il cinema, del 34% per lo sport e addirittura del 44% per le mostre.

Proprio sul fronte della spesa culturale, in Sicilia i dati dimostrano un certo ritardo rispetto al resto del Paese. La nostra Isola, in base agli ultimi dati regionali disponibili (2010), si colloca ben al di sotto della media nazionale (7,3%) con una spesa familiare per cultura e ricreazione del 5,8% su quella totale e molto distante dalla regione italiana i cui abitanti spendono di più, il Piemonte con l’8,8%.

In questo contesto il Comune di Palermo, sempre con riferimento al 2011, si colloca decisamente al di sotto della media nazionale con una spesa nel settore culturale pari all’1,65% del bilancio totale. Lo stanziamento del Comune è pari a 20,6 euro per abitante, anche in questo caso valore più basso tra quelli delle maggiori città d’arte del Paese. Numeri, però, che per il Sindaco Orlando e l’assessore Francesco Giambrone appartengono al passato. Secondo loro, questa amministrazione ha imposto una “netta inversione di tendenza: nel 2011 la spesa per la cultura era stata pari ad appena lo 0,6% del bilancio comunale e già ora è raddoppiata arrivando al 1,2 con l’obiettivo di raggiungere entro il 2019 la media nazionale, che è il 3%.

“Questa Amministrazione – dice Giambrone – ha fatto la chiara scelta politica di investire sulla cultura e sulle politiche culturali come strategia di governo della città, che è sì confermata dalla candidatura a Capitale Europea, ma è testimoniata da tanti atti concreti, piccoli e grandi volti a rimettere in moto un percorso di sviluppo che valorizzi il nostro patrimonio e la nostra tradizione mettendone a frutto le enormi potenzialità”.

Altra voce interessante del rapporto Federculture è il turismo. In un quadro generale positivo per il settore – crescono nel 2012 del 2,3% i visitatori stranieri e del 3,8% la loro spesa nel nostro Paese – il turismo culturale rappresenta sempre una fetta significativa dell’industria turistica nazionale, ossia il 35%.

La Sicilia nel 2012 ha seguito il trend nazionale, in crescita sia per il numero di visitatori stranieri che per il volume della loro spesa nel nostro Paese; anzi, la Sicilia è tra le regioni in cui il turismo cresce di più: gli arrivi stranieri, 1,7 milioni nel 2012, aumentano del 7,4% e la loro spesa turistica del 21,1%.

Il peso del turismo culturale nella nostra regione è rilevante, 25,2%, anche se inferiore al valore nazionale.

Nonostante i numeri, apparentemente positivi, Federculture dice che “il ricco tessuto culturale presente nel nostro Sud, e in particolare in Sicilia, è una risorsa non adeguatamente valorizzata, sulla cui gestione grava un pesante apparato burocratico che non ne permette il pieno sviluppo. Il nodo centrale è evidentemente la gestione, vale a dire come questa risorsa viene amministrata, resa fruibile e realmente vivibile per cittadini e turisti”.

 


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