La ‘grande politica’ di Nino Bartolotta, Nelli Scilabra e Mariella Lo Bello? Questione di piccioli!

CON 20 MILA EURO AL MESE PER ALTRI QUATTRO ANNI I TRE HANNO DATO UNA BELLA ‘STERZATA’ ALLA LORO VITA. CHI GLIELO DOVEVA DIRE: NON HANNO FATTO CAMPAGNA ELETTORALE, NON HANNO PRESO UN VOTO E SONO PURE STATI ‘PREMIATI’. DIVERSO IL DISCORSO DI LUCA BIANCHI. CHE VUOLE UMILIARE IL PD SICILIANO

Forse è arrivato il momento di chiamare le cose per nome e cognome. Da una parte c’è la politica che non c’è: ovvero la coerenza politica, il senso dell’appartenenza a un Partito. Dall’altra parte ci sono 20 mila euro al mese. Rinunciare all’indennità di assessore regionale per una questione di principio? La politica, in Italia, è diventata così seria?

E’ questo, alla fine, il ‘ragionamento’ politico di Nelli Scilabra, Mariella Lo Bello e Nino Bartolotta, i tre assessori regionali dell’Ave Maria. I piccioli ogni mese: belli, sonanti, mansi e dentro i conti correnti. Il resto – le ‘offese’, le ‘strategie’, gli ‘abbiamo lavorato bene’ – fanno solo ridere. I piccioli per altri quattro anni: eccola la ‘grande politica di Nelli, Mariella e Nino: piccioli, piccioli, piccioli…Chi glielo doveva dire a questi tre sconosciuti che avrebbe guadagnato tanto?

Perché gli assessori guadagnano quanto i deputati regionali. Grazie alla legge finanziaria regionale del 2012. Fino ad allora gli assessori regionali ‘esterni’ se beccavano l’indennità parlamentare senza una legge, ma con una semplice delibera di Giunta. Tutto illegittimo. Avrebbero dovuto restituire i soldi e passare a 4 mila euro al mese.

Ma l’allora Governo di Raffaele Lombardo preparò un bell’emendamento: sanatoria per il passato e adeguamento delle retribuzioni degli assessori a quelle dei deputati dell’Ars. Legge approvata da Sala d’Ercole. E non impugnata dagli uffici del Commissario dello Stato. Tutto per bene. 

Così ora abbiamo gli assessori ‘esterni’ pagati come i deputati a norma di legge. Un ‘arricchimento’ della politica. Con loro, con gli assessori ‘esterni’ la politica siciliana è ‘cambiata’. Ammiriamo la politica siciliana di oggi: che grandi ‘contenuti’, ragazzi! Che grande politica. Che scelte ‘strategiche di ampio respiro’! E’ un piacere sapere di essere amministrati da gente di cotanta potenza morale, etica e politica. E, soprattutto, con tanta professionalità…

Si potrebbe obiettare che quello di Nino Bartolotta è un assessorato a perdere: gestisce i lavori pubblici, in Sicilia completamente bloccati: che cosa fanno, ogni giorno, lui e i circa 500 dipendenti di questo assessorato se quasi tutti i lavori pubblici – come denunciano i vertici dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) e i sindacati – sono, per l’appunto, bloccati?

Ammuttanu fumu ca’ stanga? Cogghinu acqua cu ‘u panaru? Nulla contro i dipendenti, ovviamente. Se i lavori pubblici in Sicilia sono bloccati, questo va da sé, le responsabilità sono politiche.

Sulla formazione professionale scriviamo quasi ogni giorno. L’unica cosa fatta dall’assessore Scilabra, a parte le chiacchiere, sono le assunzioni, supponiamo per chiamata diretta da parte degli ‘uffici’, dei tanti giovani intruppati nei servizi di assistenza tecnica che non servono assolutamente a nulla (a parte, ovviamente, ai ‘fortunati’ che vi lavorano…). Ci saranno mai indagini su questa storia? O sui ‘Professionisti dell’Antimafia’ non si indaga per definizione?

Ogni tanto il presidente Rosario Crocetta e l’assessore Scilabra vanno a fare visita ai magistrati della Procura della Repubblica di Palermo per denunciare questo e quello. Chissà se qualcuno indagherà mai sui tempi morti, sugli uffici lasciati senza telefono e senza collegamento internet per oltre un mese in occasione del cambio di sede dell’assessorato alla Formazione professionale. Cosa hanno fatto, infatti, per oltre un mese i dipendenti di questo assessorato senza telefono e senza internet?

La Lo Bello, infine. Di questa signora agrigentina ricordiamo la sceneggiata sulla revoca e poi sulla revoca della revoca delle autorizzazioni per la realizzazione del Muos. Per non parlare del mega impianto fotovoltaico di Gela, autorizzato in meno di due mesi – tra marzo a maggio, record assoluto nella storia delle autorizzazioni della Regione siciliana – mentre altre pratiche attendono il chiarimento del ‘caso’ Via-Vas, ovvero i dipendenti che non ci sono più, perché precari licenziati. E ci fermiamo qui per carità di patria!

Guardateli, questi tre assessori. Forse, di questi, l’unico che ha qualche dimestichezza con il consenso popolare è Bartolotta. Forse sarà stato candidato in qualche paese del Messinese di 400 abitanti o giù di lì. chissà, magari 40 voti li ha presi…

Mariella Lo Bello, invece, è stata candidata a Sindaco di Agrigento. Per fare perdere voti a Giuseppe Arnone, che sta antipatico, da sempre, ai vertici agrigentini della Sinistra.

Dell’assessore Scilabra sappiamo poco o nulla.

Sappiamo che, grazie a una legge elettorale demenziale, nessuno dei tre ha alle spalle il consenso popolare. Ormai gli assessori sono tutti ‘esterni’ all’Ars. Così sono più controllabili dal presidente della Regione e dai suoi alleati.

In pratica, invece di pagare 90 deputati, ne paghiamo 102. I dodici in più sono un ‘regalo’ del presidente della Regione: un ‘regalo’ di 20 mila euro al mese ad ognuno dei 12 assessori prescelti dal governatore per farsi dire sempre “sì”.

Diverso, invece, il discorso dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi, il ‘tecnico’ inviato da Roma per scippare soldi alla Sicilia. Operazione che Bianchi sta portando a termine in modo ‘magistrale’, se è vero che ha lasciato senza soldi Comuni, Province, forestali, precari delle scuole provinciali, precari della sanità e via continuando.

Si scippano i soldi alla Sicilia per ‘risanare’ il bilancio dello Stato. E per mettersi sotto i piedi lo Statuto. Proprio quello che ha fatto Bianchi con gli articoli 37 e 38 dello stesso Statuto. Geniale. A differenza di Bartolotta, Scilabra e Bartolotta, che, restando assessori, non faranno certo carriera nel PD, ma la faranno di certo nel Megafono, Bianchi non ha bisogno di fare carriera in Sicilia. Lui la carriera la fa a Roma se massacra la Sicilia.

Bianchi, in queste ore, è a Roma non per cercare protezioni, ma per chiedere l’umiliazione pubblica del PD siciliano e dei dirigenti di questo Partito che si sono ‘permessi’ di chiedere le sue dimissioni. Ma come si permettono? Chiedere le dimissioni al proconsole romano che sta svuotando le ‘casse’ della Regione siciliana per conto delle burocrazia ministeriali? I sudditi che si ribellano ai padroni? Ma dove diamo arrivati? Ma come si permettono questi dirigenti del PD siciliano di mettere in discussione un burocrate ministeriale mandato in Sicilia per distruggere l’Autonomia?

Visto dal suo punto di vista, Bianchi ha ragione. La sua, lo ripetiamo, è una ‘missione’ voluta dalle burocrazie ministeriali. E il PD, a Roma, deve adeguarsi. Anche perché, a Roma, per tradizione, non è che il il PD siciliano sia tenuto in grande considerazione: anzi.

Bianchi non vuole solo restare assessore: vuole fare mangiare la polvere ai dirigenti del PD siciliano: li vuole umiliare: vuole dimostrare che il ‘padrone’ è lui e che tutti i dirigenti del PD siciliano, al suo cospetto, non contano nulla.

L’avrà vinta? La partita aperta.

 

 


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