Quando la storia si ripete su merito e metodo
Nomine/ Crocetta come Lombardo nella stagione degli eterni Gattopardi: Se vogliamo che tutto resti come prima, bisogna che tutti cambi
QUANDO LA STORIA SI RIPETE SU MERITO E METODO
Credo che nessuno abbia dimenticato tutto ciò che venne detto e scritto sulle centinaia di nomine operate dallex Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, durante il suo mandato e sino all’ultimo giorno di esercizio delle sue funzioni. Oggi la storia si ripetere nonostante tutto (o quasi) sia cambiato rispetto ad un anno fa.
Per sgombrare il campo da ogni equivoco si rileva subito che, ora come allora, il PD mantiene suoi esponenti al Governo e lo supporta, ma credo che nessuno, anche i più accesi avversari, possa attribuire al PD qualità e quantità delle nomine.
A diversa conclusione deve invece giungersi per altri due protagonisti presenti ora e allora: i vertici di Confindustria Sicilia e il senatore Giuseppe Lumia. A loro, senza timore di smentita, può e deve attribuirsi la responsabilità diretta di ogni nomina, pensata e voluta per raggiungere interessi “di parte”, senza preoccupazione alcuna se quegli interessi avevano anche rilevanza generale.
Ora, che Confindustria persegua interessi “di parte” potrebbe anche non stupire, ma resta il fatto che non vengono perseguiti interessi propri dell’intero mondo imprenditoriale, ma solo di un ristrettissimo gruppo di potere: che supporto infatti possono fornire al tessuto imprenditoriale siciliano, specie in questo momento di grave crisi, i neo componenti del consiglio di amministrazione dell’Irsap che o nulla sanno di impresa (Cicero, Andreanò e Montalto), o che sono direttamente interessati alla gestione e cessione delle aree Asi (Ribisi e Russello)?
Stupisce, poi, che un senatore della Repubblica persegua solo interessi personalistici e di corrente, che vanno oltre il suo ruolo e le sue facoltà istituzionali.
Ma stupisce ancora di più la condotta del presidente della Regione, Rosario Crocetta, e del suo Governo, pienamente conformizzata e incapace di effettuare anche la benché minima valutazione sia di metodo che di merito su ogni nomina: troppo spesso si tratta, infatti, di procedure amministrativamente borderline e di soggetti totalmente privi di titoli e carenti anche dei requisiti minimi legislativamente prescritti.
Sul piano del metodo, oltre al dato politico del mancato raccordo con la maggioranza di Governo, al pari di quanto accadeva durante il “regno Lombardo”, va posta l’attenzione sulla totale carenza di istruttoria preliminare e di attento esame delle normative di settore.
Infatti senza colpo ferire si è disposta la nomina di commissari (Parchi regionali Madonie e Alcantara) non prevista dall’ordinamento, in presenza degli organi collegiali costituti e di un vicepresidente, e si è omessa invece l’unica nomina dovuta di competenza regionale, e cioè quella del presidente, o anche è stato confermato e per un periodo doppio rispetto a quello ordinario, un commissario di Camera di Commercio che aveva indetto le elezioni degli organi camerali solo l’ultimo giorno del suo mandato, in chiara violazione della norma che invece pone l’indizione delle elezioni come primo atto commissariale.
Sul piano del merito il Governo tutto (assessore proponente, Giunta e Presidente) non ha posto alcuna attenzione sui requisiti minimi generali e specifici richiesti per ciascuna nomina.
Totalmente disatteso, e purtroppo non solo dal Governo in carica, il disposto dell’art.3 della l.r. n.19 del 1997 che prevede che le persone da nominare o designare devono possedere, oltre ai requisiti specifici previsti per il singolo settore di interesse, anche un titolo di studio adeguato all’attività dell’organismo interessato e un’esperienza scientifica o professionale o dirigenziale o di presidente o di amministratore delegato di almeno 5 anni maturata presso enti o aziende pubbliche o private di dimensioni e economiche e strutturali assimilabili a quell’ente interessato allo svolgimento dell’incarico.
Quattro su cinque dei componenti del consiglio di amministrazione dell’Irsap non sono laureati (Cicero e Andreanò sono geometri, mentre di Ribisi non risulta alcun titolo di studio), nessuno di loro, ivi compreso Cicero che può vantare solo nomine commissariali e quindi limitate o solo alla ordinaria amministrazione, o solo alla liquidazione, con esclusione della vera e propria integrale attività di gestione, vanta una esperienza di almeno 5 anni come responsabile di società o ente assimilabile all’Irsap, visto che anche le imprese dei due soli imprenditori (Ribisi e Russello) sono di dimensioni economiche e strutturali di gran lunga inferiori.
Disattese anche le singole discipline di settore:
nonostante la legge regionale 4 del 2010 preveda che i commissari delle Camere di Commercio debbano essere dirigenti pubblici o esperti di comprovata esperienza professionale vengono nominati ex parlamentari oggi candidati nelle liste del Megafono;
nonostante la legge regionale 98 del 1981 preveda che per essere nominati presidenti degli enti Parco occorre essersi particolarmente distinti nella salvaguardia dell’ambiente e in possesso di titoli culturali o professionali adeguati, vengono nominati bancari della cui sensibilità ambientale nulla si sa, ma candidati del Megafono;
nonostante le previsioni sia regionali che nazionali vietino la nomina di soggetti che intrattengano rapporti commerciali con l’ente nominante, all’Irfis e all’Irsap vengono nominati presidenti o componenti del consiglio di amministrazione che hanno come clienti la Regione stessa.
Tomasi di Lampedusa ha descritto al meglio il dna del potere politico siciliano: tutto deve cambiare perché tutto debba restare uguale.