Berlusconi, l’Imu, i ritardi del Pd e la Germania che, con l’euro, si sta prendendo il Nord, vendicando la sconfitta di Federico Barbarossa a Legnano…

di Economicus

L’euro? E’ la moneta degli eredi di quell’Imperatore che avrebbe voluto sottomettere i lombardi…

Il direttore di questo giornale sostiene che io, in quanto pensionato, sono sempre in ferie. E quindi m’invita a scrivere un articolo. Tema: cosa penso dell’Imu. O meglio, cosa penso del fatto che Berlusconi la vuole eliminare, magari iniziando da quella sulla prima casa, mentre il Pd, di fatto, la vuole lasciare così com’è.

Il tema non m’affascina. Perché questa non è economia, ma politica travestita da economia. Da qui i miei dubbi. Da tempo esiste una diatriba tra economisti e politici. Gli economisti dicono che la politica – soprattutto quella economica – è una cosa troppo serie per essere affidata ai politici. I politici, a propria volta, rispondono che l’economia è una cosa troppo seria per essere affidata agli economisti.

Non volendo entrare in questa diatriba, preferisco non occuparmi di politica. Ma siccome il direttore tormenta da due giorni le mie meravigliose vacanze, sono costretto a scrivere. Cosa?

Quello che penso, ovviamente. E se debbo dire quello che penso, ebbene, debbo dire che il Pd fa malissimo a difendere l’Imu e, in generale, l’euro e l’Unione Europea.

L’euro, ormai, è alla frutta. Tiene a prezzi di enormi sacrifici. Imposti per lo più al alcuni Paesi. E, tra questi c’è l’Italia. L’euro è una follia monetaria prima che economica. Per tenere ancora l’Italia nell’euro non serve solo l’Imu: servono altre tasse e altre imposte. Servono altri sacrifici – per esempio la folle applicazione del Fiscal Compact voluto dai tedeschi – da imporre a un’Italia che non ne può più di pagare balzelli.

Il Cavaliere, che è un furbacchione, ha capito l’antifona ed è già in campagna elettorale. Non ho ancora capito se fa campagna elettorale per lui o per la figlia Marina. Ma non ha importanza, perché – checché ne pensi il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, degnissima persona – il Governo Letta non farà molta strada.

I tedeschi, che ormai dettano l’agenda economica e politica, all’Italia, per ora si accontentano dell’immobilismo – cioè del Governo Letta – in cambio di un Governo autoritario, che verrà chiamato presidenziale, senza l’articolo 138 della Costituzione. Per ora gli va bene questo. Appena riusciranno a piazzare un capo del Governo autoritario, senza l’articolo 38 della Costituzione che deve essere sbaraccato, imporranno altre tasse e altre imposte.

Berlusconi, dicevo, l’ha capito. Però, da furbacchione qual è, il fuoco con le mani lo vuole fare prendere agli altri. Cioè al Pd. Sa che appena il Governo – non so se il Governo Letta o quello che lo sostituirà, suppongo dove aver cambiato in peggio la Costituzione – appiopperà nuove tasse scoppierà un putiferio. E sarà il Pd a pagare il conto.

Sarebbe molto più serio dire agl’italiani come stanno le cose. Spiegando che, per restare nell’euro, l’Italia dovrà perdere buona parte della propria sovranità (che in parte ha già perso), buona parte della propria economia (che è già andata a farsi benedire), mentre le famiglie dovranno tirare ancora la cinghia e abituarsi a pagare quasi per intero le medicine, a vendere in parte le proprie abitazioni per pagare le tasse e via continuando. In una parola, ad essere un Paese molto più povero rispetto non a dieci anni fa, ma rispetto ad oggi.

Sono matto? “Se sono matto per me va benissimo”, dice un celebre personaggio di Saul Bellow, Herzog. E, in effetti, dalle prime pagine di questo straordinario romanzo il protagonista – Herzog, per l’appunto – sembra matto. Poi però, pagina dopo pagina, ci si accorge che la vera follia è quella della cosiddetta società organizzata…

Da noi è la stessa cosa. Ci hanno sempre fatto credere che l’Italia era il Paese della grande industria. Una balla. La Fiat andava avanti con i soldi dello Stato. Finiti i soldi dello Stato, finita la Fiat.

La vera economia italiana – la spina dorsale del nostro sistema economico – era ed è ancora, nonostante la crisi, la piccola e media impresa. Gli artigiani trasformatisi in piccoli industriali. Gli arredi per le abitazioni, i tendaggi tutta la fantasia italiana. E poi la moda. Insomma, tutto il cosiddetto made in Italy. Entrato in crisi, guarda caso, con l’avvento dell’euro.

Oggi non c’è bisogno di essere economisti per capire che è il sistema euro che ha messo in ginocchio il made in Italy. Come si fa a non vederlo? Forse i nostri artigiani del Triveneto, della Lombardia, dell’Emilia Romagna, delle Marche e via continuando sono diventati improvvisamente cattivi imprenditori?

Assolutamente no. E’ il sistema euro che li fa apparire tali. Sono le banche che non funzionano. E il guaio è che anche loro, i piccoli imprenditori, a furia di andare dietro a una politica di ‘nominati’, si stanno convincendo di non valere nulla.

Invece non è così: sono sempre bravissimi. Ma sono dentro un sistema monetario ed economico che li penalizza e li sta rendendo schiavi. Il Nord Italia, che dovrebbe ribellarsi a questo sistema folle, sembra imbambolato. Ormai nel Centro Nord d’Italia si vanno abituando all’idea di diventare il Sud della Germania. Un Sud all’italiana: quattro soldi contati per acquistare i beni tedeschi o cinesi, e poi tutti a nanna.

I tedeschi di oggi, sembra incredibile, stanno realizzando il sogno di Federico Barbarossa: la sottomissione del Nord Italia, mettendoci dentro anche il Centro Italia. E il dramma è che tutte le realtà lombarde di oggi – mi riferisco alle realtà industriali, Milano in testa – pur rendendosi conto di quello che sta succedendo non fanno nulla per evitarlo. Anche Milano – e parlo da siciliano che ha vissuto tanti anni a Milano – sembra rassegnata al dominio, ormai quasi assoluto, degli eredi di Federico Barbarossa (nella foto a destra, tratta da cultura.notizie.it).

Ci vorrebbe un’altra vittoria di Legnano. Ma chi sarebbero i nuovi Alberto di Giussano? I leghisti? Per carità! Visto che il direttore mi costringe a parlare di politica, diciamolo: la Lega è stata un fenomeno folkloristico. Scena, recite, costume. Una fiction. Un cane che non ha mai morsicato nessuno. Altro che federalismo fiscale!

La verità – e lo dico da meridionale, anche se so che molti meridionali si risentiranno per queste mie parole – è che se crolla il Centro Nord Italia, se anche questa parte del Paese non si ribella a un euro che, in controluce, porta tutti i segni del Barbarossa, crolla tutta l’Italia. Ed è, purtroppo, quello che sta succedendo.

Nel 1176 i Comuni di questa parte del Paese si ribellarono all’Imperatore perché li riempiva di balzelli. Oggi gli eredi di quell’Imperatore tedesco non si limitano a mettere balzelli, dall’Imu al Fiscal Compact, ma hanno ridotto l’inventiva della piccola e media impresa italiana a pezza da piedi con il trucco dello spread e del debito pubblico calcolato come dicono loro.

Già: vi siete mai chiesti come viene calcolato il debito pubblico? Secondo voi esiste un metodo oggettivo o c’è qualcuno che impone il metodo di calcolo?

Bisogna ribellarsi. Nell’ultimo articolo che ho scritto per il vostro giornale ho detto che, nel Sud, l’unica Regione che potrà ribellarsi è la Sardegna. La mia Sicilia non si ribellerà perché è una terra di politici di mezze tacche, quasi tutti venduti.

Il Centro Nord – soprattutto il Nord – è un po’ diverso. Al Nord anche la politica è un po’ più seria. Se i piccoli imprenditori del Nord capiranno quello che sta succedendo potrebbe iniziare il divorzio dell’Italia dall’euro e dagli eredi di Federico Barbarossa…

Chi guiderà questa riscossa? Io un nome ce l’ho già. Basta con questa storia dell’euro e dell’Europa unita. Il Pd si svegli prima che sia troppo tardi.

 


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