Tabella H: soldi solo a ciechi, sordi e Associazioni, Enti e Fondazioni istituiti con legge

Sulla donna morta, Crocetta assolve la Regione (e il suo Governo): “Femminicidio di Stato”

Con i ciechi e i sordi che minacciano di incatenarsi davanti Palazzo Reale, la damascata sede dell’Assemblea regionale siciliana, si consumano le ultime battute di una sessione legislativa estiva deprimente e vuota, con il contorno di forzature amministrative e polemiche politiche.

In questa commedia delle vanità spicca come espressione quasi unica del vuoto politico-pneomatico della Sicilia la figura del presidente della Regione, Rosario Crocetta, alle prese con le proprie contraddizioni. Travolto dai problemi che ha creato con chiacchiere e promesse, il Governatore e la sua Giunta si avvitano su se stessi sotto l’egida della solita antimafia ‘patinata’.

Semplicemente incredibile quello che sta succedendo con la Tabella H. Impugnata dall’ufficio del Commissario dello Stato, il presidente – senza la firma dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi, che almeno in quest’occasione sta dimostrano serietà e coerenza – prima lascia intendere un intervento per ciechi (4,5 milioni di euro) e sordi (800 mila euro). Poi, sollecitato dai parlamentari, allarga l’intervento a tutti i soggetti che operano nella cultura.

Con quali soldi? Tra le pieghe del bilancio sono stati trovati 9 milioni. Ma il presidente Crocetta si ‘allarga’. Illudendosi di poter arraffare altri sette-otto milioni di euro da un capitolo di bilancio i cui fondi vengono utilizzati per il pagamento dei mutui contratti dall’amministrazione regionale.

Chi ha consigliato il governatore Crocetta indicandogli questa fonte finanziaria piuttosto fantasiosa gli ha, in realtà, rifilato una bella polpetta avvelenata. Insomma il modo per farsi impugnare la legge al cento per cento.

Del resto, invece di fidarsi di certi ‘consiglieri’, il presidente avrebbe potuto consultare il documento n. 19 di quest’anno redatto dagli uffici dell’Ars. Avrebbe evitato l’ennesimo scivolone. Che succederà, alla fine?

Il presidente dovrebbe presentare un nuovo testo. Niente soldi in più: solo i 9 milioni di euro. Oltre ai ciechi e ai sordi. Verranno sostenute solo le Associazioni, gli Enti e le Fondazioni culturali istituite con legge. Gli altri salteranno il turno.

Dovrebbe andare a farsi benedire la legge sulla cosiddetta ‘Parentopoli’. Ieri abbiamo scritto che si attende il pronunciamento della Corte Costituzionale su una legge simile approvata dalla Sardegna, altra Regione Autonoma. La verità è che questi argomenti, in genere, sono disciplinati da leggi nazionali. Di conseguenza, su argomenti così delicati bisogna essere molto attenti nel legiferare, perché non si possono creare profili di incompatibilità diversi tra le Regioni.

Ma allora perché tutta questa ‘gazzarra’, soprattutto da parte del Governo? Semplice: per gettare fumo negli occhi. Così i giornali hanno di che scrivere. E magari non si occupano di altre cose.

E’ molto singolare, infatti, che mentre Governo e Ars discutono, alla fine, di un’improbabile legge regionale sulle incompatibilità, lo stesso Governo crocetta si guarda bene dall’applicare il decreto legislativo n. 39 di quest’anno, entrato in vigore lo scorso maggio.

Questo decreto stabilisce che i dirigenti regionali – compresi i dirigenti esterni all’amministrazione – non possono andare ad occupare posti di commissari e incarichi vari (presidenti e consiglieri di amministrazione) presso enti e società regionali.

La norma è chiarissima. Ma, alla faccia della legalità amministrativa, si contano decine e decine di dirigenti regionali (compresi quelli esterni) nominati in enti e società riconducibili alla Regione. Invece di applicare la legge, Governo e dirigenti si baloccano con interpretazioni arbitrarie. Della serie: se io sono dirigente al Bilancio mi posso occupare di musica; oppure: se sono dirigente all’agricoltura mi posso occupare di urbanistica. Fingendo di ignorare che il decreto fa preciso riferimento all’unicità di un’amministrazione pubblica, in questo caso della Regione.

Sono fatti gravi, perché queste nomine sono rigorosamente illegittime. Ma da giorni, Governo e Ars, invece di parlare di questo, discutono su una legge che, alla fine l’Ars non approverà. Mentre le nomine illegittime restano. Con i dirigenti nominati che producono atti che comportano questioni legate al personale, alle forniture, ai bilanci e anche alla spesa di fondi. Una totale follia.

Dal Governo della ‘legalità’ di Crocetta si registra anche l’ennesima puntata della cosiddetta ‘Sceneggiata nissena’. E’ la pantomima sull’Irsap. Con il Partito di Confindustria Sicilia che impone Alfonso Cicero alla presidenza di questo ente regionale con un’indicazione di stampo doroteo. Della serie: abbiamo deciso così e basta e della prima Commissione legislativa dell’Ars non ce ne importa nulla. Insomma Cicero pro domo loro…

L’ultima farsa è sui Punti nascita. Il governatore Crocetta, che un mese e mezzo fa ha chiuso una ‘vagonata’ di Punti nascita non a Oslo ma in Sicilia, adesso dice che la morte di Antonella Seminara – la donna deceduta nella notte tra domenica e lunedì – sarebbe un “femminicidio di Stato”. Perché i tagli alla sanità sarebbero responsabilità di Roma.

Probabilmente il presidente dimentica che l’organizzazione della sanità in Sicilia è di competenza della Regione. Non a caso il suo Governo ha chiuso i Punti nascita. Ed è sempre responsabilità della Regione il fatto che all’ospedale di Nicosia operi un reparto di Chirurgia (dove è stato effettuato il parto cesareo d’urgenza alla povera Antonella Seminara) privo di Rianimazione. Così come è sempre la Regione che dovrà spiegare come fa a pagare 123 milioni di euro all’anno per il Servizio 118 senza nemmeno verificare che gli elicotteri dell’Elisoccorso siano a posto. Ammesso che se ne sia guastato uno, gli altri dov’erano? Non è ammissibile che con quattro basi di elisoccorso l’elicottero sia arrivato dopo tre ore.

Presidente, davanti a questi fatti oggettivi – e soprattutto davanti a una persona che ci ha rimesso la vita – bisogna parlare il linguaggio della verità.

 


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