Gela, l’affaire della mega-serra: espropriazione ‘allegra’ dei terreni?

E’ un vero e proprio vaso di Pandora l’affaire della grande serra fotovoltaica che dovrebbe sorgere tra Gela e Butera, in provincia di Caltanissetta. Via abbiamo parlato qui degli interrogativi sui personaggi coinvolti (tra cui un indagato per riciclaggio), e in quest’altro articolo, di quelli relativi alle aziende coinvolte tra cui spiccano la Radiomarelli (che ritroviamo interessata anche al post Fiat a Termini Imerese)  e la decotta Pramac, che a sua riporta ad una multinazionale russa, passando per una inchiesta della Procura di Firenze che sospetta un giro di tangenti proprio su questo affare.

L’operazione, come noto, è stata benedetta dal Governo Crocetta (e del Senatore Beppe Lumia) e forse non è un caso che,  tra le migliaia di pratiche bloccate nei cassetti dell’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente, a questa abbia riservato un trattamento speciale ed un iter alquanto spedito.

Oggi ci soffermiamo su un altro interrogativo: i terreni su cui dovrebbe sorgere il mega-impianto e che si estendono su ben 230 ettari. Terreni, in teoria,  espropriati dal Comune di Gela “per pubblica utilità” con il decreto dirigenziale n1 del primo Ottobre 2012 (che potete leggere qui). 

Tutto a posto? Non proprio. Vediamo perché.

L’elemento fondante sul quale poggia l’intera operazione è la proprietà pubblica delle aree sulle quali deve sorgere il Parco serricolo fotovoltaico.

Per inquadrare meglio il tema, bisogna ricordare che  l’art.1, comma 425 della legge di stabilità 2013 dispone la proroga dei termini di entrata in esercizio solo per gli impianti da realizzare su aree di pubbliche amministrazioni, termine fissato al 30 ottobre 2012 se l’autorizzazione VIA, come nel caso di Gela, è stata rilasciata dopo il 31 narzo 2013: per Gela l’Assesserato Energia ha rilasciato il via libera finale il 29 maggio 2013.

Senza la proprietà comunale delle aree il progetto quindi non godrebbe più di alcun beneficio ed in particolare non godrebbe più degli incentivi del IV conto energia fotovoltaico.

Emerge quindi spontanea la domanda: come e perchè il Comune di Gela risulta proprietario di ben 230 ettari di terreno agricolo?

La risposta la forniscono gli stessi atti emessi dal Comune.

Con il decreto del 1 ottobre 2012 il dirigente del settore Territorio, ufficio espropriazioni del Comune, dopo aver dato atto che la espropriazione viene effettuata ai sensi di quanto disposto dall’art.12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003 n.387, e che con delibera del consiglio comunale di Gela n.111 del 25 ottobre 2011 è stata pronunciata la pubblica utilità del progetto di realizzazione di un polo agro-energetico terricolo fotovoltaico proposto dalla Coop.Agro Vede a r.l. ed imposto il vincolo preordinato alle espropriazioni, dispone in favore della detta Coop. Agro Verde la occupazione anticipata di tutti i beni oggetto di successiva espropriazione, per la quale fissa il termine dei successivi 5 anni per l’emissione dei relativi decreti.

Pertanto, ad occhio e croce, ad ottobre 2012 il Comune di Gela, non è ancora proprietario delle aree, e non si sa se ad oggi lo sia, e cioè se ha emesso tutti i decreti di esprorpriazione e versato in favore dei proprietari espropriati le dovute somme a titolo di indennità di occupazione e di espropriazione.

E quindi ritorna la domanda: il Comune di Gela è proprietario delle aree e come tale beneficiario della proroga?

Ma emerge ancora altro.

Lo stesso Comune indica la fonte normativa sulla scorta della quale ha proceduto alla dichiazione di pubblica utilità del progetto e alla imposizione del vincolo preordinato alle espropriazioni sui detti terreni agricoli, identificata nell’art.12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003 n.387.

Dalla lettura del comma 4 bis di tale articolo, introdotto dall’art.27, comma 42, della legge n.99 del 2009, e quindi prima della adozione della delibera del consiglio comunale del 2011 di dichiarazione di pubblica utilità del progetto e di imposizione del vincolo espropriativo, emerge che per la realizzazione di impianti realizzati a biomassa e per impianti fotovoltaici (come nel caso di Gela), la pubblica utilità e le procedure espropriative sono possibili solo per le opere connesse e le infrastrutture, con esclusione delle opere per la realizzazione degli impianti, tanto che lo stesso comma 4 bis prevede che il proponente il progetto deve dimostrare la disponibilità del suolo su cui realizzare l’impianto.

Sembrerebbe  quindi che il Comune poteva procedere alla dichiarazione di pubblica utlità e imposizione del vincolo espropriativo solo sulle aree interessate dalle opere e infrastrutture indispensabili connesse al progetto e non su tutte le aree interessate dal progetto ivi comprese quelle per la realizzazione delle serre su cui collocare gli impianti fotovoltaici.

Ma se non poteva espropriare le aree, non poteva neanche occuparle temporeamente, immettendone nel possesso la Coop. Agro Verde, che a sua volta quindi non avrebbe potuto dimostrare di averne la disponibilità.

Ma ancor di più: se il Comune non poteva espropriare le aree, tutto il progetto non può godere della proroga del termine di entrata in esercizio e quindi gli investitori non possono godere degli incentivi del IV conto energia fotovoltaico.

E allora siamo propri tutti sicuri, ed in particolare i sorridenti “posatori” della prima pietra (tra i quali Crocetta, Lumia e l’assessore regionale al Territerio, Maria Lobello) , che tutto sia legittimo e regolare, o probabilmente qualcosa per la fretta di realizzare quest’opera faraonica, è sfuggito?

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