Beni culturali siciliani a perdere. Questione vecchia, quella della incapacità, non soltanto di valorizzare e far rendere in termini economici il patrimonio storico-architettonico della nostra regione, ma anche di salvaguardare queste testimoniane della nostra identità di popolo, quanto meno per tramandarlo alle future generazioni come esempio in negativo: guardate quelli, gli antichi, cosa seppero fare e cosa, invece, noi, i moderni, abbiamo combinato.
La Villa del Tellaro a Noto cade a pezzi
Beni culturali siciliani a perdere. Questione vecchia, quella della incapacità, non soltanto di valorizzare e far rendere in termini economici il patrimonio storico-architettonico della nostra regione, ma anche di salvaguardare queste testimoniane della nostra identità di popolo, quanto meno per tramandarlo alle future generazioni come esempio in negativo: guardate quelli, gli antichi, cosa seppero fare e cosa, invece, noi, i moderni, abbiamo combinato.
Lultimo allarme riguarda il cattivo stato di conservazione dei famosi mosaici della Villa romana del Tellaro a Noto ed è venuto fuori nel corso di alcuni convegni tenutisi a Noto. Come racconta il deputato regionale del Pdl Vincenzo Vinciullo che, sulla vicenda, ha presentato uninterrogazione allArs.
La villa romana del Tellaro è una sorta di sorella minore della più famosa villa del casale di Piazza Armerina. Ritrovata, per caso, nel corso di scavi, nel 1971, è un edificio di grandi dimensioni risalente al IV secolo dopo Cristo. Sul pavimento erano stato realizzati dei mosaici, danneggiati prima dai raid barbarici del V e VI secolo e, più recentemente, dalla costruzione di una masseria rurale su quelle che erano le rovine rimaste dellantico edificio.
Dopo i necessari lavori di restauro, i mosaici di 4 ambienti, ognuno con un tema diverso, sono stati ricollocati sul sito della villa, nella quale è stato aperto un museo del quale ben pochi hanno mai sentito parlare.
A quanto emerge dice ora Vinciullo si evidenzia, non soltanto la mancata copertura dei mosaici ma, soprattutto, il venir meno degli effetti cromatici degli stessi, cioè la loro irrimediabile scomparsa.
Il parlamentare ha chiesto con la sua interrogazione, di approntare provvedimenti urgenti, e non più rinviabili, per salvaguardare le preziose testimonianze dellepoca romana.
Non occorre sottolineare continua Vinciullo che, insieme a quelli di Piazza Armerina, sono gli unici resti, in Sicilia, di mosaici di età romana e che, di conseguenza, così come tutte le altre opere darte, il loro valore è incalcolabile; la eventuale perdita, rischierebbe di scrivere una delle pagine più vergognose nella storia della conservazione dei beni archeologici e monumentali in Sicilia.
I soldi, per un intervento di salvaguardia ci sarebbero se, come spiega Vinciullo, che è vicepresidente della commissione Bilancio dellArs, si potrebbe approfittare anche delle ingenti disponibilità economiche, circa 130 milioni di euro, che lassessorato ai Beni culturali ha a disposizione. Vorremmo capire se la valorizzazione e la conservazione dei mosaici entrerà a far parte di questa programmazione, oppure si continuerà a sbandierare ai quattro venti lingente disponibilità economica senza stabilire quali opere recuperare”.
In Commissione Bilancio ha concluso lOn. Vinciullo siamo, ancora, in attesa di questo elenco ma, come sempre, alle parole non seguono i fatti. Sarebbe augurabile che vi fossero meno parolai e più soggetti che diano risposte certe!
A destra, foto di Vincenzo Vinciullo tratta da siracusanews.it