Tra Bellolampo e Siculiana la Sicilia affonda tra i rifiuti

La politica siciliana scopre che una montagna potrebbe travolgerla: una montagna di rifiuti. A furia di non scegliere, l’immondizia ha preso il sopravvento sui politici. Ormai la ‘munnizza’  li sovrasta, tra ‘buchi’ finanziari, privati che si sono già arricchiti e continuano ad arricchirsi, Comuni con bilancio in ‘rosso fisso’ (a causa della dissennata gestione dei rifiuti) e pericoli per la salute pubblica. Una sinistra condizione isomerica lega ormai in modo quasi indissolubile politica siciliana e rifiuti.

A Siciliana, in provincia di Agrigento, si scopre che una delle più grandi discariche dell’Isola nelle salde mani dei privati – la potente famiglia Catanzaro di Agrigento, targata Confindustria Sicilia: quelli dell’antimafia – emette radiazioni. Hanno aperto una centrale atomica? Non ancora. Per ora gli agrigentini si debbono accontentare dei rifiuti ospedalieri che, a ‘umma ‘umma, in barba alla legge, vengono sepolti in una discarica ordinaria.

Il tutto a due passi da Torre Salsa, una delle più estese (e più belle) Riserve naturali costiere istituite dalla Regione siciliana. Da tempo la discarica realizzata a pochi chilometri da un’area protetta suscita aspre polemiche. Da tempo i volatili che arrivano a Torre Salsa fanno una ‘capatina’ nella discarica per mangiare, si avvelenano e vanno a morire sulla spiaggia della Riserva. Ci saranno anche uccelli ‘radioattivi’? Ormai, in Sicilia, tutto è possibile nel nome dei rifiuti.

A Palermo, dopo le ‘avventure’ di Diego Cammarata, l’ex Sindaco che, in forza di una folle legge regionale, ha riempito l’Amia di personale facendo sballare i conti della società che si occupa e si preoccupa della raccolta dei rifiuti, il caos regna sovrano. L’Amia, con i conti ovviamente in ‘rosso’, è stata affidata a tre commissari inviati dal Governo nazionale. Con risultati di certo non esaltanti.

Si sa da tempo che questi commissari – che sono tre – costano circa 2,1 milioni di euro all’anno. Quasi 700 mila euro a testa.

Alla buon’ora se se sono accorti anche il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il presidente della commissione Bilancio di Palazzo delle Aquile, Francesco Bertolino.

Dice il Sindaco Orlando: “Ho lasciato un’azienda ricca (6 milioni di utili nel 2000 e un tesoretto investito in Titoli di Stato) e ho trovato un’azienda saccheggiata da amministratori barbari che dovrebbero solo vergognarsi”.

Bertolino mette da parte la capacità di sintesi e ci regala un po’ di ‘filosofia’: “Avendo ricevuto alcune segnalazioni anonime- dice – e avendo appreso, in questo periodo di presidenza della Commissione Bilancio, diverse informazioni sulla gestione dell’Amia, ho ritenuto doveroso preparare un’interrogazione che presenterò al Sindaco, in cui chiedo in modo definitivo l’esatto compenso che i Commissari Amia hanno percepito in questi anni dall’azienda”. “Nell’interrogazione – prosegue Bertolino – pongo anche alcune richieste, che se reali, rappresenterebbero una grave testimonianza di una gestione che invece di risanare l’azienda, motivo per cui i Commissari sono stati nominati, hanno portato l’azienda stessa quasi definitivamente al fallimento”.

“Il voler chiedere con esattezza l’importo dei compensi – conclude i presidente della Commissione Bilancio di Palazzo delle Aquile – credo rappresenti non solo un diritto di trasparenza e lealtà, ma soprattutto un atto di rispetto verso tutti i lavoratori Amia che giornalmente prendono servizio nella nostra città e che oggi vedono incerto il loro futuro. Inoltre se davvero questo compenso fosse stato negli anni aumentato, rappresenterebbe un fatto grave: un segnale irrispettoso verso i lavoratori Amia, un triste messaggio per questa città tante, troppe volte sfregiata dalla malapolitica.


A Palermo, intanto, l’immondizia giace non raccolta per le strade. Segno che quello che scrive Bertolino, quando parla di lavoratori “che giornalmente prendono servizio nella nostra città” va preso al netto degli scioperi che, in un servizio pubblico così delicato, non dovrebbero esistere, almeno in una città civile.

Sempre a Palermo e sempre alla buon’ora la discarica di Bellolampo – che ha già inquinato falda e mare con il percolato – è già satura e si attende l’apertura di una nuova vasca, dando per assiomaticamente scontato che in Sicilia i rifiuti debbono andare tutti in discarica. Le alternative alle discariche non vanno prese nemmeno in considerazione.

Il Governo regionale – in questo come in altri settori – va avanti a tentoni, senza un programma preciso, senza idee alternative, lasciandosi cullare dalle emergenze, finanziarie e sanitarie.

In tutti i Paesi civili non ci sono più le discariche. Da decenni. In tutti i Paesi civili c’è la raccolta differenziata. Il business è rappresentato dai materiali che vengono riciclati.

In Sicilia non c’è raccolta differenziata e tutti i rifiuti vanno nelle discariche, in larga parte gestite dai privati. In Sicilia il business dei rifiuti si fa inquinando l’ambiente e avvelenando i cittadini.

Adesso si scopre che anche i rifiuti ospedalieri radioattivi, supponiamo per risparmiare, finiscono in discarica. Così abbiamo anche le discariche radioattive. In questo settore, insomma, non ci facciamo mancare niente. 

Interverranno le autorità? Ne dubitiamo. Basti ricordare quello che è avvenuto l’estate scorsa a Palermo con l’incendio di Bellolampo. La diossina, per tre o quattro settimane, si è riversata sulla città, nei centri vicini, comprese campagne e aziende agricole. Per tre mesi nessuno si è preso la briga di informare i cittadini di Palermo e dei centri vicini che, forse, bere latte e mangiare formaggi, carne e verdure dei luoghi contaminati dalla diossina e da altri veleni non sarebbe stato un toccasana.

Dopo tre mesi, alla buon’ora – in stile Orlando-Bertolino che solo oggi si accorgono dei commissari Amia – è arrivato un sonnacchioso decreto dell’assessorato regionale alla Salute in stile Santa Chiara dove, come si usa dire a Palermo, “doppu ‘c’arrubaru ‘a Santa Chiara ci misiru i catini…”.

E allora? Tra radioattività e diossina in questa nostra disgraziata Sicilia non ci resta che augurare a noi sessi buona fortuna. Visto che la politica siciliana non ci protegge, visto che le autorità ‘dormono’, speriamo che almeno ci protegga Nostro Signore Iddio!

 


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