L’Ars non ha abolito le Province, ma solo presidenti, assessori e consiglieri provinciali

Contrariamente a quello che si cerca di far credere, l’Ars, nella seduta di stasera, non ha abilito le Province. Ha solo abolito la rappresentanza politica elettiva: il Presidente della Provincia, gli assessori e il Consiglio regionale.

Più che una riforma, è una manovra per risparmiare gli oltre 8 mila euro che si mette in tasca un presidente di Provincia e i 5 mila euro al mese circa cadauno che si mettono in tasca assessori e consiglieri provinciali. Di fatto, è una finta riforma in salsa ‘cipriota’ spacciata per una cosa seria. 

Le Province – cioè gli uffici delle amministrazioni provinciali – restano in piedi. Di fatto, non c’è alcuna riforma. Domani pomeriggio l’Ars tornerà a riunirsi per il voto finale a una manovra di risparmio.

Per quello che abbiano capito, alle tre amministrazioni provinciali commissariate si aggiungeranno, alla naturale scadenza, altri sei commissariamenti. In pratica, tutt’e nove le Province non solo non sono state abolite, ma concentreranno tutti i poteri nelle mani di nove commissari. Tre al Pd, tre all’Udc e tre al Megafono, il Movimento del presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta.

In un secondo momento dovrebbe arrivare una riforma che si annuncia tragicomica. A parole, dicono di volere applicare l’articolo 15 dello Statuto siciliano, che prevede la sostituzione delle Province con liberi Consorzi di Comuni. Ma questi Consorzi non si annunciano molto liberi, visto che la politica vorrebbe istituirli prima che gli stessi Comuni decidano come consorziarsi. Una farsa centralista.

L’articolo 15 prevede soprattutto l’abolizione delle Prefetture di giolittiana memoria. Anzi, per essere precisi, l’articolo 15 dello Statuto è stato pensato per liberare la Sicilia dai Prefetti e per dare i poteri di controllo del territorio (leggere i poteri di polizia) al presidente della Regione, secondo quanto previsto dall’articolo 31 dello Statuto.

Nessuno, fino ad oggi, ha parlato di abolizione delle Prefetture. E non se ne parlerà, a meno che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, non decida effettivamente di applicare l’articolo 15 dello Statuto. Andando allo scontro con Roma.

Uno scenario inverosimile, stando all’atteggiamento ‘codino’ che il Governo regionale sta mostrando con la Capitale a proposito dello scippo di 900 milioni di euro che il Governo nazionale si accinge ad effettuare ai danni dei siciliani.  

Di fatto, quella che verrà approvata domani – lo ripetiamo – non è una riforma, ma una manovra di contenimento delle spese. L’unico dato positivo è che non si pagheranno più indennità a presidenti, assessori e consiglieri provinciali. Il resto è un’operetta oscena.

La Sicilia si piega all’ennesima rapina statale

 


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