Sarà la Sicilia a cambiare l’Italia?

I due sindaci selezionati nelle liste del PD alle primarie, Franco Ribaudo e Magda Culotta, iniziano la propria campagna elettorale partendo da un piccolo centro madonita con uno slogan che viene dal basso: “La Sicilia che cambia l’Italia”. Il sindaco di Pollina ha invitato ieri sera quello di Marineo per cominciare la campagna elettorale con i propri concittadini, un po’ come ha fatto Bersani nel suo piccolo centro di nascita, Bettola in provincia di Piacenza. La Culotta (nella foto tratta dal sito del Comune di Pollina) ricambierà domani sera a Marineo partecipando al lancio della campagna elettorale del sindaco Ribaudo.

Ieri sera nella sua Pollina, la numero due del PD in Sicilia occidentale ha lanciato il primo appello al voto per un partito che, pur in tutte le sue contraddizioni, è riuscito a portare per lo meno una brezza di rinnovamento politico al suo interno candidando qualcuno che si è battuto per il territorio siciliano ed ha acquisito forza politica e propositiva tra la propria gente.

Questi candidati saranno troppo pochi? Saranno troppo isolati perché il PD sia finalmente percepito come un partito realmente impegnato nel valorizzare le risorse umane e materiali della Sicilia? Sarà troppo tardiva e incompleta la “svolta autonomista” del PD siciliano, avvenuta solo al momento della scelta dei candidati? La Sicilia cambierà veramente l’Italia? E’ tutto da vedere, anche nell’ambito di un partito, il PD siciliano, che è da tempo troppo litigioso al proprio interno e non ha più la forza organizzativa dei partiti dai quali discende (parte del Pci e parte della Dc).

Intanto il sindaco di Pollina, ha parlato ai propri elettori di Finale e di Pollina (nelle foto durante la manifestazione di ieri), cioè agli elettori che hanno creduto in lei anche se “carusa”, ragazzina, già due anni fa: quando fu eletta Sindaco a soli 25 anni. E lo ha fatto negli stessi luoghi: la piazza della Chiesa Madre di Pollina e la piazza del Popolo di Finale (frazione di Pollina al mare). La Culotta ha ricordato come in questi due anni ha governato con l’ausilio di assemblee cittadine aperte a tutti, proponendo un modo di fare politica partecipato e dal basso di dolciana memoria e che non veniva attuato da molto tempo. La democrazia e la politica partecipata in Sicilia, fu infatti un modo proposto da Danilo Dolci già negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso anche come metodo efficace di lotta alla mafia. Da decenni era un metodo dimenticato perché evidentemente dava buoni frutti per il cittadino e meno per i potenti.

Ieri sera Magda Culotta ha ricordato invece come questo metodo è ancora valido, anzi. Oggi lo è più che mai. Ha ribadito ai potenziali elettori della Sicilia occidentale come le “piccole cose fatte a Pollina rappresentino risultati che sono rimasti irraggiungibili in molti centri siciliani, quali la raccolta differenziata, il rilancio del turismo e dello spettacolo in un centro che ha questa vocazione, nonostante la grande crisi, l’attenzione per le emergenze sociali, il recupero di una vivibilità per i residenti e i turisti, i progetti d’investimento per infrastrutture indispensabili e con vero valore sociale ed economico, il rilancio del Parco delle Madonie che ha conservato, anzi, aumentato la biodiversità nelle aree protette”.

In effetti, quando si lascia Palermo per arrivare a Pollina e Finale ci si accorge di grandi differenze. Laddove a Palermo viviamo una situazione d’abbandono, di immondizia sparsa qua e la, di ulteriori minacce di crolli, di criminalità crescente, d’assenza dell’amministrazione, di sfiducia, a Pollina sembra d’entrare in un altro Paese, un’altra nazione. No, non sembra “d’essere in Svizzera”. Siamo sempre in una Sicilia difficile, con poco lavoro, con tanti problemi. Ma sicuramente si percepisce in pochi minuti il risvolto della medaglia rispetto alla realtà palermitana, e non solo per l’ovvia pulizia, ma anche e soprattutto nel “mood”, nell’umore generale, nei rapporti tra le persone, nella sensazione di fiducia reciproca, nella consapevolezza che qui l’amministrazione è semplicemente vicina al cittadino, dialoga, apre le porte, entra in sinergia, condivide i progetti, piccoli o grandi che siano.

E’ stato dunque facile, ovvio, corretto e doveroso, per Magda Culotta partire dalla sua Pollina e parlare a un pubblico numeroso, d’altri tempi rispetto ai comizi di oggi. Ieri, come in altre occasioni, c’era quasi tutto il paese che sembrava guardare a questa donna minuta, testarda, capace di parlare alla gente, come un riflesso di se stessi.

L’ospite “politico” della serata è stato un altro Sindaco che ha governato bene il proprio territorio e che è percepito anche nel suo centro originario, Marineo, come un simbolo d una svolta, e cioè Franco Ribaudo. (nella foto)

Quando Ribaudo ha preso la parola per presentarsi, subito si è respirata l’aria d’un momento storico. Quella sensazione che possa essere vero: che da qui nasca qualcosa. Un momento dove la semplicità d’essere Sindaco può essere anche la semplicità d’essere Onorevole, e di fare il proprio lavoro nel quadro in una svolta democratica nazionale, e quale rappresentante di chi vota in Sicilia, con un rapporto diretto di fiducia che va aldilà delle appartenenze: in un centro così piccolo ci si riconosce personalmente e si vede che il consenso va anche aldilà degli steccati politici.

Non sarà facile, una volta eletti al Parlamento, dare una svolta all’Italia e alle “consuetudini” della politica-politicante e del proprio partito. C’è molto da fare per i sindaci che andranno a governare, se ci riusciranno. Ma Ribaudo e Culotta sembrano partire con il piede giusto. Speriamo che non siano i soli, e che ce ne siano tanti di sindaci siciliani che lavorano con una politica partecipata lungo un asse decisionale che va dalla Sicilia a Roma e non da Roma alla Sicilia. E speriamo che ce ne siano di tutti i partiti e non solo del PD.


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