Questo fine settimana la LAV è scesa in piazza per promuovere la petizione contro i canili-lager, strutture in cui gli animali muoiono nellindifferenza. Un volontario racconta la triste realtà degli abbandoni nella città di Catania In piazza contro i canili lager
Animalisti in piazza contro le Amministrazioni
Lo scorso sabato 2 e domenica 3 aprile lassociazione italiana LAV (Lega Antivivisezione) è scesa in piazza per sensibilizzare lopinione pubblica sui canili-lager, strutture fatiscenti in cui gli animali randagi vengono rinchiusi senza alcun rispetto delle norme igienico sanitarie e della sopravvivenza. I volontari LAV si trovavano in centinaia città italiane per raccogliere fondi da utilizzare nelle diverse campagne contro i maltrattamenti, grazie alla vendita del tradizionale uovo di cioccolato, ma soprattutto per portare avanti la petizione, rivolta alle istituzioni regionali e nazionali, che ha lo scopo di ottenere la chiusura dei canili-lager, il perseguimento dei responsabili e il blocco del mercato finanziario che si è creato intorno al fenomeno del randagismo. Per far più chiarezza sul perché di tali richieste, Step1 si è recato nella postazione catanese ed ha intervistato il giovane Alessio Riggi, volontario dellassociazione. In merito alle ragioni che hanno portato alla nascita di questa petizione, Riggi ha precisato: Il nostro è un appello rivolto principalmente alle amministrazioni cittadine. Basti pensare che il Comune di Catania, attualmente, ha accumulato un debito di circa 900.00 euro verso le strutture convenzionate. Una situazione alquanto grave, con conseguenze che Alessio ha spiegato così: Dal 14 ottobre la città di Catania non ha più la convenzione per occuparsi dei casi dabbandono e quindi, chiunque trovi un animale per strada è costretto ad occuparsene personalmente e soprattutto economicamente.
Ma quella del randagismo non è lunica campagna in cui la LAV è impegnata, è stata, infatti, anche protagonista, in questi giorni, dello scenario politico italiano in quanto promotrice del decreto ministeriale, entrato da poco in vigore, che vieta limportazione di pelli di foca, anche adulta, nel nostro paese. A questo proposito abbiamo, infine, chiesto ad Alessio se lassociazione fosse a conoscenza di eventuali controlli effettuati affinché le direttive del decreto vengano rispettate: Non sappiamo con esattezza che genere di controlli stiano effettuando, ma quel che è certo è che da oggi ogni capo che entra in Italia dovrà necessariamente possedere unetichetta che indichi il tipo di pelliccia. Quelle di foche, cani e gatti sono vietate sin da adesso e quindi non entrano nel nostro paese.
Ma gli sforzi della LAV non si fermano qui. I volontari saranno nuovamente in piazza il prossimo 8 e il 9 Aprile per raccogliere nuove firme e far sentire ancora la loro voce.