I precari siciliani? Salario minimo garantito per tutti

Da Facebook ci piace prendere e pubblicare questa lettera che Giacomo Greco, apprezzato protagonista della Libera Università della politica, ha scritto al presidente della Regione, Rosario Crocetta, e all’assessore regionale alla Famiglia. Eccola:

Nessun plauso a chi ha generato il ‘Mostro’ del precariato in Sicilia, la più grande operazione
clientelare di tutti i tempi nella nostra Isola. Ma dopo trent’anni di illusioni, di imbrogli, di prese in giro da parte di ‘tutti’ (e cioè dall’estrema sinistra, all’estrema destra, passando dal centro) non si può nemmeno ipotizzare che adesso qualcuno voglia buttare a mare tutti i precari siciliani (che sono circa 120.000 e non 23.000 quanto quelli che si vogliono stabilizzare) pensando a qualcosa che si chiami ‘licenziamento’, perché ormai non ci sono più i fondi.
(a destra, foto precari tratta damadonielive.com)

Tutti sappiamo che i precari siciliani vengono pagati in gran parte con i fondi strutturali del POR 2007-2013. Alla fine del 2013 abbiamo motivo di ritenere che l’UE non assegnerà più, o ridurrà drasticamente, tali fondi per la Sicilia, perché nel contempo hanno fatto il loro ingresso in Europa nazioni quali la Polonia, la Romania, la Repubblica Ceka etc. che hanno un Pol di gran lunga inferiore a quello dell’Italia e quindi della Sicilia. Quindi queste Nazioni, riteniamo, diventeranno il Nuovo Obiettivo 1 dell’Europa. Ciò significa che se nulla si farà fino al 2013, tutti i precari siciliani a quella data dovranno andare a casa. E se questo succederà, per le strade della Sicilia scorrerà il sangue, e i primi a doversi preoccupare saranno quelli che hanno creato il ‘Mostro’. Perché 120.000 famiglie, cioè circa il 10% della popolazione siciliana non avrebbe più, improvvisamente, di che sfamarsi.

Ecco perché, sin da oggi, senza aspettare domani, ‘tutti’ i politici siciliani, e cioè ‘tutti’ i Deputati Regionali, ‘tutti’ i Deputati Nazionali eletti in Sicilia, ‘tutti’ i Senatori Siciliani, ‘tutti’ i Sindaci Siciliani e ‘tutti’ gli Assessori Regionali e Comunali dovranno occuparsi di come si dovrà risolvere il problema dei precari senza aspettare il 2013. Se si inizia subito si è in tempo a trovare una soluzione. E quando diciamo ‘tutti’, lo diciamo perché siamo consapevoli che i precari sono stati inseriti in tutti i Comuni e in tutti gli enti pubblici siciliani su segnalazione degli uomini politici di tutti i partiti dell’arco costituzionale, assegnati numericamente secondo il manuale ‘Cencelli’, per cui nessuno oggi può fare finta di niente.

Pertanto, l’Amministrazione Regionale, con in testa il nuovo Presidente della Regione e il nuovo assessore al Lavoro, insieme a tutte le amministrazioni sopra citate, si devono muovere subito per organizzare un tavolo Stato-Regione per risolvere entro il 2013 il problema del precariato in Sicilia. Subito e non all’ultimo momento, cioè alla fine del 2013, come di consueto capita in Sicilia, perché se no non ci sarà più il tempo per provvedervi e la Regione Siciliana non ha le risorse finanziarie necessarie per pagare, da sola, il precariato.

INOLTRE TUTTI I POLITICI SICILIANI DEBBONO PROMETTERE DI NON CREARE PIU’ UN SOLO PRECARIO IN SICILIA.

 

La lettera di Greco pone un problema serio che LinkSicilia ha cercato di portare al centro del dibattito politico siciliano: quello del precariato.

Giustamente, Greco ricorda che tutta la politica siciliana, di ogni colore, di ogni ordine e di ogni grado ha contribuito a creare il grande esercito dei precari. Di conseguenza, oggi la politica siciliana non può comportarsi come Ponzio Pilato. Anche se ci sono politici – come, ad esempio, i protagonisti del Movimento 5 Stelle – che nulla hanno a che spartire con la spartizione dei precari avvenuta negli anni passati.

Bisogna anche intendersi sul numero dei precari: Greco dice che sono 120 mila e non 23 mila. A noi, in verità, 120 mila sembrano un po’ troppi. Forse, in questi 120 mila, ci sono anche precari che sono già stati ‘stabilizzati’, cioè assunti a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione siciliana (Regione, Province regionali, Comuni e società riconducibili a Regione, Province e Comuni). Detto questo, anche a nostro avviso non ci sono solo i 22 mila precari degli Enti locali: ce ne sono tanti altri, otto decine di sigle, nascosti tra le pieghe dei bilanci, ormai quasi tutti in ‘rosso’, delle pubbliche amministrazioni siciliane.

Anche noi pensiamo che i precari siciliani non possono e non debbono essere abbandonati. Ed è per questo che, qualche settimana fa, abbiamo lanciato la proposta dell’istituzione di un salamino minimo garantito per tutti i precari siciliani.

Diciamo questo perché, a nostro modesto avviso, la soluzione trovata a Roma, qualche giorno fa, dal Governo nazionale e dal Governo regionale sulla Cassa integrazione non risolve il problema alla radice. Nel caso della Gesip di Palermo – per citare una vicenda emblematica – può risolvere il problema per sei mesi, forse per un anno, forse per due anni: poi, però, per gli oltre mille e 800 dipendenti di questa società creata dal Comune di Palermo saremo punto e daccapo. E allora?

E allora meglio prendere il tiro per le corna subito. Si faccia iil conto esatto di tutti i precari che operano in Sicilia e si istituisca il salario minimo garantito. Dentro questo grande ‘calderone’ del salario minimo garantito dovrebbero finire anche i precari ‘stabilizzati’ che le amministrazioni pubbliche non possono più pagare. Questo consentirebbe a tante amministrazioni pubbliche dell’Isola di sgravarsi di costi che, è inutile prenderci in giro, non possono sostenere (tantissimi Comuni dell’Isola non hanno nemmeno i soldi per pagare il servizio raccolta rifiuti pregresso: figuriamoci se possono pagare gli stipendi ai precari: stipendi che, fino ad oggi, sono stati pagati, in larghissima parte, con i fondi regionali).

Si tratta, a conti fatti, di un’operazione-verità che dovrà coinvolgere lo Stato. Per un semplice motivo: perché tutte le leggi approvate da quindici anni a questa parte dall’Ars in materia di precariato sono passate sotto gli occhi dell’ufficio del commissario dello Stato. Alcune – le ultime – sono state impugnate. Altre, quelle che vanno dal 2000 fino a qualche anno fa, sono passate indenni dal vaglio dell’ufficio del commissario dello Stato. E poiché l’ufficio del commissario dello Stato, fino a prova contraria, rappresenta in Sicilia il Governo nazionale, ebbene, sono state approvate con l’avallo di Roma!

Il fatto che oggi a Roma ci sia il Governo Monti non significa assolutamente nulla. Il Governo nazionale, adesso, si deve caricare l’onere non della semplice Cassa integrazione – che come tutti sanno ha una durata breve – ma del salario minimo garantito.

Con regole precise, però. Prevedendo sanzioni per chi, percependo il salario minimo garantito, viene pescato a lavorare. Questa è la nostra proposta che abbiamo lanciato qualche settimana fa e che oggi ribadiamo.

Qualche altra considerazione, infine, sulle parole del buon Greco. Che sostiene che i precari siciliani, oggi, vengono retribuiti con i fondi europei. A noi non risulta. Con i Fondi europei – soprattutto con il Fondo sociale europeo (Fse) – in questi anni, abbiamo visto di tutto: fondi per il Consiglio nazionale per le ricerche (Cnr), fondi dirottati, di fatto, nei ministeri romani e, persino, delibere di giunta che stornavano questi fondi ad alcuni Teatri siciliani. Tutte cose per le quali, un giorno non lontano, non l’attuale Governo della Regione – che con questa storia non c’entra nulla – ma i Governi regionali del passato, anche recente, dovranno rispondere (e per Governi non intendiamo solo la parte politica, ma anche la parte alto-burocratica: vedere, in ordine alla responsabilità su questi e altri aspetti relativi alla spesa delle risorse pubbliche, la legge regionale numero 10 del 2000 che, al pari della legge regionale numero 24 del 1976, non è “incostituzionale”, per utilizzare un termine che qualcuno, in questi anni, ha usato spesso a sproposito).

Quanto ai fondi europei, avvertiamo il buon Greco che l’Unione Europea ha già provveduto ad assegnare alle Regioni ad Obiettivo convergenza (dizione che ha preso il posto delle Regioni ad Obiettivo 1) la dotazone per la Programmazione 2014-2020. La Sicilia è ancora titolare di risorse pari, se non addirittura maggiori, di quelle che ha avuto a disposizione dal 2007 al 2013.

L’assegnazione di tali fondi alla Sicilia è stata decisa da Bruxelles per un motivo semplice: perché il reddito medio dei siciliani è ancora ben al di sotto della media europea, nonostante la piena utilizzazione dei fondi di Agenda 2000 (spesi, forse, per obiettivi non proprio infrastrutturali) e la minima utilizzazione dei fondi a valere sulla Programmazione 2007-2013.

Di quest’ultima Programmazione – quella che ha visto impegnato il passato Governo regionale – forse, nel dicembre del prossimo anno, la Sicilia arriverà a rendicontare, sì e no, il 25 per cento dei fondi che ci sono stati assegnati. Nel 2014 assisteremo al paradosso di una nuova Programmazione che inizia e di una vecchia Programmazione che dovrebbe ancora spendere e rendicontare il 75 per cento circa dei fondi della vecchia Programmazione 2007-2013. Sempre che i fondi non spesi della vecchia Programmazione non vengano revocati.

 

 

 

 

 

 


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