Il 25 novembre è la data stabilita dallonu per ricordare la violenza sulle donne e il giorno in cui, nel 1981, alcune femministe organizzarono un incontro a bogotà, in colombia, per riflettere sulla condizione delle donne. Ieri abbiamo ricordato lomicidio di tre sorelle, donne rivoluzionarie, che lottavano contro il regime di rafael leónidas trujillo , avvenuto proprio il 25 novembre del 1960.
Per dire no al femminicidio
Il 25 novembre è la data stabilita dallOnu per ricordare la violenza sulle donne e il giorno in cui, nel 1981, alcune femministe organizzarono un incontro a Bogotà, in Colombia, per riflettere sulla condizione delle donne. Ieri abbiamo ricordato lomicidio di tre sorelle, donne rivoluzionarie, che lottavano contro il regime di Rafael Leónidas Trujillo , avvenuto proprio il 25 novembre del 1960.
Oggi il 25 novembre è una giornata mondiale che raduna migliaia e migliaia di persone nei Paesi di tutto il mondo. NellAmerica Latina, con Ciudad Juarez in testa, tra le cittadine messicane dove si registrano il maggior numero di casi di femminicidio denunciato e rimasto impunito in tutti questi anni. Non a caso è divenuta la città simbolo della violenza, dove dal 1993 si contano uccisioni e sparizioni di centinaia e centinaia di ragazze, ingiustificate o spiegate come semplice conseguenza di situazioni familiari difficili, o scelte sbagliate da parte delle stesse vittime.
Un vero genocidio nascosto che conta in Ecuador (Paese tra i più violenti verso le donne), l85% delle donne che hanno subito qualsiasi tipo di violenza almeno una volta nella loro vita.
In Guatemala, al quarto posto delle statistiche, lOnu registra 92,94 denunce di violenza ogni milione di abitanti e ha un tasso di impunità del 97%. Durante il primo semestre del 2012, sui 14.119 casi denunciati, solo 449, cioè il 3,1%, si è concluso con una sentenza di condanna.
Non serve allontanarsi così tanto, perché lItalia non fa eccezione in questa mattanza: le agenzie internazionali parlano di 127 donne uccise nel 2011, una ogni 60 ore: numeri che fanno rabbrividire, se si pensa che, dallinizio di questanno ad oggi, sono già 119 le donne vittime di casi di violenza domestica e intrafamiliare, specificando che si tratta di abusi da parte di fidanzati e mariti, divenuti dei veri e propri carnefici.
Oggi molestare una donna è diventato un reato e viene chiamato stalking. Anche per questo crimine si sono verificati episodi in costante aumento, in cui le vittime si sono ritrovate braccate da uomini spietati. Molte le donne che hanno avuto distrutta la normalità della vita quotidiana.
Sono dati incredibili, quelli che registra lOsservatorio nazionale sullo stalking: il 10% degli omicidi in Italia, dal 2002 al 2008, sono stati preceduti da reati di stalking, come se questa ´formula? preventiva non bastasse per fermare gli aguzzini.
E proprio per questo che ieri, 25 novembre, le donne sono scese in piazza nelle principali città dItalia: Milano, Bari, Bologna, Genova, Napoli, Roma, Palermo, Venezia e via continuando. ( a destra, foto tratta da ilquotidiano.it)
Sono state diverse le manifestazioni che hanno coinvolto la Sicilia: a Palermo, in particolare, è stato organizzato un calendario fitto di appuntamenti iniziati il 19 novembre e conclusosi ieri con la pedalata Non una di più, partita da Piazza Croci, seguita poi, in serata, dallo spettacolo teatrale di Rosalia Billeci Di donne di idee.
Serena Dandini ha debuttato al teatro Stabile di Palermo, col suo attesissimo spettacolo teatrale Ferite a morte, unantologia di racconti di donne uccise dalla ferocia degli uomini, in cui si mette in evidenza la diffusione di questo fenomeno di massa chiamato femminicidio.
Un messaggio che smuove le coscienze, che si serve della drammaturgia per mettere a freno queste atrocità. Una rappresentazione che vuole sensibilizzare lopinione pubblica alla sottoscrizione della Convenzione No More!Contro il femminicidio.
Un monito per sollecitare tutte le istituzioni a mettere in pratica decisivi cambiamenti, come la ratifica immediata della Convenzione di Istanbul e lattuazione di programmi di prevenzione e antiviolenza: un primo passo concreto per dar voce a chi la voce lha persa per paura di denunciare