I numeri dimostrano che il Governo Monti sta affondando l’Italia

di C. Alessandro Mauceri

Cosa hanno in comune Berlusconi e Ronald Reagan? Cosa hanno in comune l’ex premier del nostro Paese e l’ex presidente degli Usa? Poco, in realtà. Anche se almeno una cosa ce l’hanno: l’abitudine di scrivere sui tovaglioli di carta…

Nel 1980, l’allora presidente Reagan comprese l’importanza della teoria di un suo consulente, Arthur Laffer, il quale ipotizzava che esiste un livello del prelievo fiscale oltre il quale l’attività economica non è più conveniente e il gettito si azzera. In quella occasione gli oppositori di tale teoria dissero che Reagan aveva scritto appunto “uno scarabocchio su un tovagliolo di carta”. (a destra, l’Italia che affonda: foto tratta da selacapo.net) 

In realtà, tale teoria, già avanzata in epoca medievale dal filosofo arabo Ibn Khaldun, è stata confermata più volte nella storia: quando si supera un certo punto della percentuale del prelievo fiscale le entrate per lo Stato, invece che aumentare, diminuiscono, in quanto viene meno l’aumento dell’attività economica (e quindi delle entrate fiscali) che la riduzione delle aliquote avrebbe prodotto.

In Italia, giorno dopo giorno, abbiamo conferma di ciò. Sulla base delle previsioni del Def (Documento economico e finanziario) relative al periodo lo Stato ha incassato meno rispetto alle aspettative. Mancano ben 3,5 miliardi.

Ciò è dovuto certamente anche al fatto che i tecnici del Governo hanno aumentato la pressione fiscale ai massimi storici. A complicare la situazione, i tecnici che gestiscono la cosa comune, nel vano tentativo di porre un freno a questo “inspiegabile” fenomeno economico, non trovano altro strumento se non quello di aumentare le tasse.

Così facendo otterranno il risultato opposto. La pressione fiscale (ottenuta dividendo l’ammontare di imposte e contributi “pagati” allo Stato in un anno per il Pil ossia per il Prodotto interno lordo dello stesso anno) secondo l’Istat già nel 2011 era pari al 42,5% (tra le più alte in Europa).

Grazie alle manovre adottate dal Governo (ma anche da altri “gestori” della cosa pubblica come Regione e Comuni) tale dato è in netta crescita.

La situazione peggiora ulteriormente se si calcola la pressione fiscale effettiva. Infatti, la pressione fiscale ufficiale non tiene conto della pressione fiscale sull’economia sommersa, che per ovvie ragioni è pari a zero. Dalla stima ufficiale sul sommerso emerge che la pressione fiscale effettiva ha portato il nostro Paese, grazie alle scelte “tecniche” fatte da chi ci governa, a stabilire un nuovo record (55%) che porta l’Italia a vantare un triste primato: quello della pressione fiscale effettiva più alta al mondo oltre che la maggiore della propria storia economica.

Non solo. Il sommerso vale il 17,5% del Pil (dati Confcommercio). E tutto ciò in meno di due anni. Anche questo un record. (a sinistra, la pressione fiscale in Italia: foto tratta da vistidalontano.blogosfere.it) 

Cosa avverrà tra pochi giorni con le varie scadenze per il pagamento di nuove tasse e imposte (anche qui ci sarebbe da dire molto a proposito, ad esempio, della neocreata Imu che molti, tra cui la stessa Agenzia delle Entrate, ritengono violi la stessa Costituzione)?

Con tutta probabilità aumenterà la percentuale di quanti, per scelta o per impossibilità di farlo, non pagheranno le tasse. Molti evasori fiscali “parziali” decideranno (lo dimostra uno studio condotto da Zanette sulla Teoria d’Imposta) di diventare evasori fiscali totali, aumentando la percentuale dell’evasione, già molto maggiore rispetto alla media europea, oltre il 17% del Pil.

Tutto ciò è evidenziato anche da un altro dato. Per effetto della crisi economica e della perdita di lavoro, in Italia sta crescendo esponenzialmente il numero degli italiani senza risorse sufficienti a sfamarsi, passati dai 2,7 milioni del 2010 ai 3,3 milioni del 2011 e dunque ai 3,7 milioni del 2012 (3.686.942).

Secondo l’indagine “Acri-Ipsos 2012 sugli italiani e il risparmio”, quasi due italiani su tre negli ultimi quattro anni hanno visto diminuire le proprie riserve di denaro. E allora, visto che sino ad oggi il pagamento di tasse e gabelle è stato richiesto e in maniera sempre più gravosa a chi ha sempre pagato e non agli evasori, cosa fare se non cominciare a evadere, si chiederanno sempre più italiani?

Secondo le stime del Tax Justice Network, l’organizzazione indipendente dedicata alla promozione del ruolo della tassazione e allo studio dell’evasione ed elusione fiscale, l’Italia è terza nella Top 10 dei Paesi con più  elevata evasione fiscale con una stima di circa 240 miliardi di dollari di gettito evaso. (a destra, foto tratta da taxjustice.blogspot.com)

Perché non sono state intraprese azioni che andassero oltre il mandato conferito all’Agenzia delle Entrate ad applicare le norme già esistenti in modo più severo e ci si è sostanzialmente limitati ad aumentare l’imposizione fiscale sui soggetti che già pagavano le tasse e a tagliare i servizi resi ai cittadini a volte in modo considerevole? Perché, come preannunciato, non sono stati tassati invece i beni della Chiesa cattolica (5246 ospedali, 17224 dispensari, 648 lebbrosari, 14927 case per anziani o handicappati, 10613 orfanotrofi, 10932 giardini d’infanzia, 63073 scuole materne, 91090 scuole elementari o medie, 38277 scuole superiori ed un numero non precisato di università: dati dell’Agenzia Fides)?

È di questi giorni, ad esempio, la notizia che, negli ospedali italiani, ci saranno 30 mila posti letto in meno che, sommati ai 45 mila posti letto tagliati dal 2000 al 2009, porteranno a 3,7 i posti letto ogni mille abitanti, a fronte di una media europea di 5,5 con limiti di 8,22 posti letto per acuti ogni 1000 abitanti in Germania (dati Eurostat).

Non abbiamo la benzina per le auto della polizia, il riscaldamento per le scuole, i fondi per gli stipendi agli impiegati statali, per l’acquisto di attrezzature per ospedali, scuole, caserme di polizia e carabinieri, Il Governo Monti ha drasticamente ridotto i fondi per l’assistenza ai disabili gravi e non autosufficienti. Perché questi sono i famosi “sprechi” che la famosa “spending review” mira a combattere.

La contrazione cominciata nel 2008 e che, stando alle stime, si protrarrà almeno fino al 2014, genererà (da una ricerca condotta dal Centro Europa Ricerche) una perdita di quasi 90 miliardi di euro. Il rischio è che si passi da una recessione causata dalla situazione congiunturale ad una fase di depressione economica. E ciò perché la perdita di reddito non è più imputabile all’inflazione o a situazioni congiunturali temporanee, ma a cause come la stabilizzazione della pressione fiscale (che anzi aumenta mese dopo mese).

Ma il trend non cambierà. E allora ci sarà qualcuno che dirà, dopo aver promesso mari e Monti per farsi eleggere, “è per il bene del Paese…”.

 


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