Botta e risposta con Alexander Stille, dopo la sua presentazione del libro. Toccati alcuni punti caldi della politica attuale. Tanti i perchè sul fenomeno del berlusconismo
Il dibattito con gli studenti
Sicuramente il dibattito avvenuto dopo la presentazione del libro “Citizen Berlusconi – vita e imprese” del docente americano Alexander Stille non ha esaurito i tanti interrogativi che si potrebbero porre sul fenomeno della politica italiana attuale.
Ad aprire le danze è stato Luciano Granozzi, docente di Storia Sociale dei Media della facoltà di Lingue di Catania, che ha posto l’interrogativo sulle motivazioni di una così lunga durata della figura di Berlusconi sul palcoscenico politico italiano. A questa domanda è seguita quella di Graziella Priulla, docente di Sociologia della Facoltà di Scienze politiche, che ha sottolineato le anomalie del mondo giornalistico italiano e del suo rapporto con il potere. In particolare ha voluto indicare come esempi lampanti il contesto giornalistico siciliano ed il confronto tra Berlusconi e Prodi che ha visto un giornalista come Clemente J. Mimun messo a fare il moderatore – cronometro. Infine si è soffermata sul fatto che in questi ultimi anni ci sia stato un cambiamento di tipo populista di fare politica per i partiti di centro-destra.
A questi primi due interventi, il docente americano ha cercato di dare delle risposte concrete usando degli esempi chiari come quello che ha visto Silvio Berlusconi schiaffeggiare Marco Follini, leader dell’UDC, per le sue dichiarazioni in merito alla sconfitta del centro-destra per le elezioni europee del 2003.
Da ciò ha ricavato la risposta relativa al rapporto tra i media e Berlusconi. Oggi, secondo Stille, è importante dominare il discorso e lo scenario mediatico. Chi non ha voce in televisione, perde ossigeno e quindi ogni minaccia in tal senso per Berlusconi deve essere eliminata.
Inoltre, nel rapporto tra stampa e potere si è rifatto a quanto ha dichiarato Enzo Forcella sul suo articolo “Millecinquecento lettori” dove ammetteva che il giornalismo italiano è di tipo autoreferenziale.
Poi si è allargato trattando il problema della corruzione data dal rapporto che i politici ed i vari imprenditori hanno con lo Stato, le vicende in merito al cambio dei direttori del Corriere della Sera e de “La Stampa”.
Il dibattito è continuato sul rischio che l’esempio italiano di politica possa contagiare gli altri stati europei, cosa che Stille ha condannato in quanto ha più la forma di un laboratorio di cattive idee prendendo come esempio la Mafia, il fascismo, il terrorismo di sinistra. Forse, secondo le parole del docente americano, il fatto che Berlusconi sia oggi al centro della scena politica sia dovuto anche alla mancanza di leggi anti-trust e della mancanza di un’adeguata legge sul conflitto di interessi.
Tra le ultime domande del dibattito si possono segnalare quelle riguardanti il rapporto tra Berlusconi e la P2, il caso Annunziata, la visione della stampa internazionale sulle debolezze dei partiti di sinistra in Italia e la portata del lascito politico dell’attuale Presidente del Consiglio. A tal proposito, il giornalista americano ha evidenziato la necessità per la sinistra di crearsi una visione pubblica positiva, soprattutto attraverso i media. Sulla vicenda Berlusconi-Annunziata non si è sbilanciato tanto affermando che Berlusconi non è abituato a rispondere su domande serie e probabilmente questo lo ha infastidito. Sul futuro politico ha fatto capire che già qualcuno ha imparato la lezione e che saprà riprendere la grave situazione economica in cui si trova attualmente il paese italiano.
Che nessuno è profeta in patria già si sa, ma un incontro del genere difficilmente sarebbe stato così interessante se fosse stato tenuto da qualche giornalista italiano all’estero.